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In bilico tra schizofrenia e velleitarismo l’Italia riscrive il Codice della strada

Il partito delle due ruote gode di influenti sponsorizzazioni ansa

Hypercorsivo di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 06 agosto 2014 - 09:03

Nulla, come la strada, esalta la schizofrenia e il velleitarismo degli italiani. E la bulimia legislativa di chi li governa. Volete qualche esempio?

Ecco il primo.

Tutti a sputare sulla nuova FiatLink esterno di Sergio MarchionneLink esterno perché se ne va. A strapparsi le vesti perché gli stabilimenti chiudono. A piangere sui posti di lavoro che svanisconoLink esterno. Chi sputa, si dispera e piange dimentica che in Italia si è fatto e si fa di ogni per scoraggiareLink esterno l'acquisto dell'auto: ZTL (Zone a traffico limitato), pochi parcheggi e con tariffe stellariLink esterno, congestion chargeLink esterno, aumento del bolloLink esterno, benzina più caraLink esterno (per ragioni fiscali) del vino, pedaggi autostradaliLink esterno che aumentano in continuazione, car sharingLink esterno, multeLink esterno da salasso… Con gli stipendi bloccati da anni e le tasseLink esterno che erodono sempre più il potere d'acquisto, solo un patito dei motori o un masochista può pensare di acquistare una macchina nuova. Senza contare il rovesciamento culturale: ieri l'auto era simbolo di successo e libertà; oggi è simbolo di arroganza e scarsa attenzione alla collettività. Se poi ti compri il SUV (Sport Utility Vehicle), beh, allora sei proprio un bastardo…

Ecco il secondo esempio.

Le biciclette. In Italia sono diventate come le vacche in India: sacre. E in odore di santità aleggiano moto e motorini. Anche qui, rovesciamento culturale: ieri le due ruote erano simbolo di miseria e arretratezza socioculturale; oggi sono simbolo di successo, sensibilità sociale, intelligente condotta di vita. Poiché in Italia quasi nessuno rispetta il codice della stradaLink esterno, centauri e ciclisti (non di rado più indisciplinati degli automobilisti) sono ad alto, altissimo rischio. Ma guai a dire che, ripudiata la macchina, sarebbe più prudente andare a piedi o con i mezzi pubblici. No! Giammai! Bisogna, piuttosto, ridisegnare le città a misura di bici e moto per tutelare i meritevoli cittadini in sella. Ora, avete presente quanto sono grandi i centri storici italiani? E vi ricordate le dimensioni ridotte di strade principali e laterali che risalgono, perlopiù, al Medio Evo? Ecco, si avrebbe la pretesa di sparpagliare piste ciclabili per ogni dove. Ma come è possibile? La domanda ci porta diritti diritti al…

…terzo esempio.

La Commissione Trasporti della Camera ha appena votato un disegno di legge di riforma del Codice della stradaLink esterno che, se tutto filerà liscio, entrerà in vigore nel 2015 e che, come ha scrittoLink esterno Il Sole 24 OreLink esterno, contiene "tante idee ispirate da alcune esperienze virtuose di alcuni Paesi del Nord: isole pedonali in cui possono circolare a passo d'uomo anche i veicoli, riduzione della segnaletica, apertura delle corsie preferenziali dei mezzi pubblici a bici, motorini e moto. Ma siamo sicuri di poterci permettere tutto ciò? La strade italiane, in particolare quelle urbane, sono ben più caotiche. Per la loro conformazione e per l'indisciplina atavica di chi le usa".

Un grande vecchio del giornalismo italiano, Piero OttoneLink esterno, con la consueta classe, si è spinto, su la RepubblicaLink esterno, ancora più in là parlando della proposta di istituire piste ciclabili a Genova nella centralissima via XX Settembre e sul lungomare di Corso Italia: "Le norme sul traffico hanno in via primaria lo scopo di snellirlo e semplificarlo, e solo in via secondaria di promuovere questo o quel mezzo di trasporto. Le biciclette hanno tante virtù, sono sportive e permettono di godere il paesaggio, ma in quei due punti nevralgici della città, lungi dallo snellire il traffico, lo rallenterebbero".

Stesso ragionamento vale per l'ipotizzata (dal disegno di legge) apertura a bici e moto delle corsie preferenziali, ora giustamente riservate ai mezzi pubblici (autobus e taxi) per rendere il servizio più rapido ed efficiente. L'autobus dovrebbe procedere come una lumaca dietro un vecchietto in bici nell'impossibilità di sorpassarlo? E il rispetto degli orari dove andrebbe a finire? E di quei poveracci in attesa alle fermate interessa a qualcuno? Per non tacere, poi, delle isole pedonali che diventerebbero un po' meno pedonali, ma pensa te…

Morale.

Schizofrenici e velleitari, gli italiani producono sempre meno in tanti settori, tranne uno: quello delle leggi. Lì si viaggia a tutto vapore, una grida manzoniana via l'altra. Tanto, poi, non le rispetta nessuno.

Chi si ricorda, per esempio, del cappellino obbligatorioLink esterno nei negozi di alimentari e nei bar?

Appunto…

massimo.donelli@usi.chLink esterno

follow @massimodonelli

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