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A.A.A. Giovane medico offresi per curare svizzeri, francesi, tedeschi, inglesi. Astenersi italiani

tvsvizzera

di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 aprile 2014 - 18:51

Questa è una storia strepitosamente italiana. Ha tutti gli ingredienti per esserlo. E', infatti, una storia di numeri che fanno a pugni. Di bugie e contraddizioni governative. E, tra breve, sarà anche una storia di emigrazioneLink esterno.

Verso dove?

In primis, Svizzera.

Seguiteci…

Per iscriversi al corso di laurea in Medicina occorre superare un test. Il numero degli studenti ammissibili, infatti, è, come si dice, chiuso: c'è un tetto insuperabile di posti fissato dal governoLink esterno. Chi si classifica tra i primi, passa. Gli altri debbono cambiare facoltà o attendere il test dell'anno successivo.

Nel 2007 sono entrati in università 7.300 aspiranti medici. Da allora, anno dopo anno, il tetto si è alzato fino ai 10.700 studenti ammessi nel 2013.

Tutto programmatissimo, tutto rispettato.

Ma…

In Italia c'è sempre un "ma" che sbatte contro la logica dei numeri.

E stavolta è un "ma" bello grosso.

Infatti non basta laurearsi in Medicina per esercitare la professione medica. Il percorso è assai lungo e faticoso.

Eccolo:

1) superi tutti gli esami, scrivi la tesi, la discuti, sei laureato (6 anni);

2) dopodichè fai 3 mesi di pratica, equamente suddivisi fra due diversi reparti ospedalieri e lo studio di un medico di base;

3) passati i 3 mesi, sostieni l'esame di Stato;

4) se lo superi, puoi partecipare al concorso per entrare in specialità;

5) se entri in specialità, hai un contratto che dura 5 anni, al termine dei quali, dati gli esami annuali e data la tesi, hai la qualifica di neurologo, pediatra, ginecologo, oculista e così via.

Insomma, dopo oltre 11 anni di studi, sei un medico specializzato.

Se tutto fila liscio, naturalmente.

E invece…

…al punto 4, quello del concorso per entrare in specialità, casca, tragicamente, l'asino.

E' lì, infatti, che scatta, fatidico e paradossale, il "ma".

Vediamo come.

Nel 2012 il governo ha deliberato 5.000 contratti di specializzazione. Per il 2014 ne ha previsti 3.500 più 900 riservati a chi vuol fare il medico di base. Peccato che i candidati saranno non meno di 9.000, ossia 6.700 neolaureati ai quali si aggiungeranno coloro che non hanno vinto il concorso di specialità negli anni precedenti.

Fate due conti e non vi sarà difficile scoprire che nel 2014 per 4.600 medici l'accesso alla specializzazione (e, quindi, alla professione) sarà sbarrato.

Non basta.

Inevitabilmente, nei prossimi anni, la situazione è destinata a peggiorare.

Lo dice la proiezione dei numeri fatta sulla base del tetto per l'accesso ai corsi di laurea.

Lo spiegano, benissimo, i giovani dottori nell'appello via webLink esterno indirizzato al presidente della Repubblica, Giorgio NapolitanoLink esterno, al presidente del Consiglio, Matteo RenziLink esterno, e ai ministri della Salute, Beatrice LorenzinLink esterno, dell'Università, Stefania GianniniLink esterno, e dell'Economia e Finanze, Pier Carlo PadoanLink esterno.

Spiegano, i giovani dottori, che migliaia di ragazze e ragazzi stanno studiando sodo per avviarsi verso un futuro privo di speranze. Almeno nel loro Paese. Perché senza la specializzazione non si può lavorare per il Servizio sanitario nazionaleLink esterno.

E quindi?

Quindi finiranno per andar via; diretti in Svizzera (appunto), Francia, Germania e Gran Bretagna.

Una beffa per i giovani dottoriLink esterno (in corteo a Roma il 2 aprileLink esterno) e per le loro famiglie (avete idea di quanto costi il finanziamento di una laurea in Medicina?).

Un danno, un autentico autogol, per lo Stato italiano. Che, dopo averli formati, volta le spalle a ragazzi eccellenti regalandoli ad altre nazioni. E lo fa proprio nel momento in cui le direttive dell'Unione Europea sull'assistenza transfrontaliera e sulla qualificazione e la mobilità professionale aprono la competizione fra i Paesi membri per attrarre cittadini e pazienti di altri Stati.

Risultato finale: anche i pazienti italiani saranno costretti a emigrare per farsi curare. Perché nei prossimi 10 anni molti medici andranno in pensioneLink esterno. E mancheranno, ovviamente, i loro sostituti.

Tutto quanto precede viaggia nella direzione esattamente contraria a quanto il governo guidato da Renzi dice di voler fare: abbattere la disoccupazione giovanileLink esterno, premiare il meritoLink esterno, favorire la crescitaLink esterno, innalzare la competitività del sistema PaeseLink esterno.

Roba - tanto per restare in ambito medico - da manicomio…

Massimo Donelli

massimo.donelli@usi.ch

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