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A ciascuno il suo (mezzo)

ansa

di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 aprile 2014 - 11:53

Dimmi come comunichi e ti dirò quanti anni hai. Volete la prova? Ce la regalano, quasi ogni giorno, cinque personaggi chiave sulla scena mediatica italiana.

Cominciamo dal più longevo, Giorgio NapolitanoLink esterno.

Il presidente della Repubblica compirà 89 anni il 29 giugno. Eletto per la prima volta alla Camera dei deputatiLink esterno nel 1953, Napolitano viene dalla vecchia scuola del Partito comunista italianoLink esterno. E, in tutti i sensi, da un'altra epoca, quella pre-digitale. Interpreta il ruolo di Capo dello Stato con grande fair play e altrettanta decisione. Se deve parlare sceglie le circostanze ufficiali. Oppure scrive, come è accaduto il 18 aprile in occasione del primo anniversario del suo secondo mandato, quando ha inviato una lunga letteraLink esterno al Corriere della seraLink esterno. O, ancora, fa sì che il pensiero arrivi all'opinione pubblica in maniera impersonale via agenzia di stampaLink esterno: è farina del suo sacco, ma la si attribuisce a misteriosi "ambienti (o fonti) del Quirinale". Gli interventi del Presidente, ufficiali e no, generalmente si chiamano monitiLink esterno.

Al secondo posto stanno di diritto, affiancati perché coetanei, Papa FrancescoLink esterno e Silvio BerlusconiLink esterno.

Il primo compirà 78 anni il 17 dicembre, il secondo li festeggerà il 29 settembre. Entrambi privilegiano, ogni volta che possono, il bagno di folla; in alternativa, l'uso del telefono e l'intervista one to one. Il Pontefice si è fatto intervistare primaLink esterno dal fondatore de la RepubblicaLink esterno, Eugenio ScalfariLink esterno; e poiLink esterno dal direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de BortoliLink esterno. Berlusconi per le interviste preferisce i tgLink esterno ai giornali. Quanto al telefono, il Papa lo usa per le sue chiamate a sorpresaLink esterno, il Cavaliere per i comizi in sola voce che somministra, quasi ogni domenica, ai raduni regionali, provinciali e cittadini del centrodestra.

Scendiamo di età e troviamo Beppe GrilloLink esterno, che compirà 66 anni il 21 luglio.

Gian Roberto CasaleggioLink esterno (60 anni il 14 agosto) gli ha fatto scoprire il web, gli ha costruito un blogLink esterno e, oggi, quel blog per il comico genovese è tutto: sito personale, sede del Movimento 5 StelleLink esterno, tribunale dove si processano i dissidenti; ma, soprattutto, strumento unico di comunicazione. Quando non fa comizi in piazza, Grillo parla attraverso il blog. Lo usa, praticamente, ogni giorno. Scatenando puntualmente polemiche, come è accaduto pochi giorni fa quando ha parafrasatoLink esterno Primo LeviLink esterno.

Quinto posto (per anagrafe) a Matteo RenziLink esterno, 39 anni compiuti l'11 gennaio.

Renzi, a parte un'intervista pasquale a la Repubblica, fuori dalle circostanze ufficiali e dalle incursioni in tv, è esclusivamente (e quotidianamente) su TwitterLink esterno. Non aveva nemmeno trent'anni quando è nato FacebookLink esterno (2004). E ne aveva appena 31 quando è nato, appunto, Twitter (2006). Logico che sia profondamente calato nella cultura digitale in generale e in quella dei social network in particolare. Lo si è vistoLink esterno, plasticamente, il giorno in cui ha chiesto la fiducia alla Camera: davanti a sé aveva un laptopLink esterno, un , tabletLink esterno, uno smartphoneLink esterno. E li usava in continuazione. Clamorosa, poi, la comunicazione il venerdì santo sul Documento di economia e finanzaLink esterno (Def): l'ha fatta con una raffica di dieci tweetLink esterno.

Carta stampata, agenzia di stampa, bagno di folla, telefono, blog, Twitter…

Eppure, nella diversità dell'anagrafe e dei mezzi, c'è un filo che lega questi cinque leader carismatici: è il tratto assolutamente personalistico con cui tutti (ciascuno a modo suo, ovvio) interpretano il proprio ruolo, saltando le mediazioni e rivolgendosi direttamente al popolo.

Il Papa perché…è il Papa. E, poi, ha sempre fatto così, anche da cardinale.

Napolitano perché costretto dalle circostanze storiche in cui si è trovato al vertice dello Stato. Berlusconi perché la sua natura imprenditoriale da self-made-man non morirà mai.

Grillo perché il monologo al vetriolo è la sua stessa vita.

Renzi, infine, perché mal sopporta i riti dell'inquieto PdLink esterno. E 140 caratteri (lunghezza massima di un tweet) a chi da quattro anni dice di voler fare il rottamatoreLink esterno bastano e avanzano.

Bene.

Poi, però, smettiamola con i piagnistei sulla deriva populistica della politica italiana e del pontificato, ok?

Massimo Donelli

massimo.donelli@usi.ch

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