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Nicolas Sarkozony, Silvio Renzi e la coda lunga del Caimano

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di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 29 luglio 2014 - 10:36

Per uno di quelli strani arabeschi che la Storia di tanto in tanto ama dispensarci, mercoledì 2 luglio, in terra di Francia, c'è stata una singolare staffetta mediatica che merita qualche riflessione.

Alle 15, a Strasburgo, nell'aula del Parlamento europeoLink esterno, il presidente del Consiglio, Matteo RenziLink esterno, ha aperto il semestre di presidenza italiana della UeLink esterno senza leggere il discorso programmatico (che ha fatto distribuire dal suo team) preferendo parlare a braccioLink esterno. Primo strappo alle regole. Il secondo è avvenuto quando, a seduta conclusa, anziché andare in conferenza stampa, come d'uso, ha preso di corsa un aereo per tornare a Roma e farsi intervistare, in prima serata, a Porta a PortaLink esterno, da Bruno VespaLink esterno.

Mai successo prima.

Lo stesso giorno, alle 19,58, nella sua casa di Parigi, l'ex presidente della Repubblica francese, Nicolas SarkozyLink esterno, ha risposto in direttaLink esterno alle domande di TF1Link esterno e Europe1Link esterno dopo essere stato fermatoLink esterno all'alba dell'1 luglio e trattenuto per 15 ore nella gendarmeria di Nanterre, alla periferia della capitale, dove, prima di sottoporlo a un lunghissimo interrogatorio, due giudici istruttori di Parigi gli hanno contestato reati infamanti: corruzione, traffico di influenze e violazione del segreto istruttorioLink esterno.

Qual è il fil rouge che lega i due episodi?

Il colore del filo non sarà gradito all'interessato. E il filo non sarà gradito ai suoi nemici che pensavano di esserselo tolto dai piedi. Ma resta il fatto che il fil rouge è Silvio BerlusconiLink esterno. O meglio, la coda lunga del berlusconismo, il fenomeno politico-giudiziario-mediatico che dal 1994 condiziona la vita pubblica italiana e non poteva non lasciar segni anche in quella europea.

Vediamo.

Renzi è allergico alle liturgie della politica, infastidito dal parlamentarismo, incline al ghe pensi mi. L'erede perfetto del tycoon. E, come lui, sempre assistito da onorevoli belle e adoranti, ha dilatato il suo ego fino a soffocare (altro che rottamazione!) ciò che resta(va) del vecchio PciLink esterno.

Maestro di parola alla pari dell'uomo di Arcore, Renzi anche a Strasburgo ha usato il suo particolarissimo cocktail linguistico: 1/3 di visionarietà alla La PiraLink esterno, 1/3 di testi classici attualizzati alla BenigniLink esterno, 1/3 di slang digitale. Con tanto di lite verbaleLink esterno, à la berlusconienne, ingaggiata in aula con un tedesco.

Non basta.

Sempre prendendo a modello Berlusconi, per giorni e giorni è andato avanti a battere lo stesso chiodo, costruendo così il nemico contro il quale chiamare a raccolta gli elettori: era il cupo comunismo per Silvio, è la cupa Europa per Matteo, quella che se si facesse un selfieLink esterno

Anche Sarkozy, immortalato con Angela MerkelLink esterno nell'irridente mimica faccialeLink esterno che ghigliottinò Berlusconi, ha finito per scegliere il Caimano come esempio. Magistratura militante. Uso politico delle inchieste giudiziare. Vogliono farmi fuoriLink esterno. Già sentito, no? Ebbene, à la façon de Silvio, anche Nicolas ha deciso di difendersi in tv. Non possedendone una, ne ha chieste due agli amici: Martin BouyguesLink esterno, proprietario di TF1 e di un sacco di altre cose, già beneficiato dall'ex presidente della Repubblica con una legge che vieta alla tv pubblica di fare pubblicità dopo le 20 (ma guarda…); e Arnaud LagardereLink esterno, proprietario di Europe 1 e, anche lui, di un sacco di altre cose.

Poteri forti, per dirlo all'italiana.

Bene. È impressionante riavvolgere il nastro dell'intervista: l'ex inquilino dell'Eliseo appare un perfetto clone berlusconiano. Così come è impressionante vedere che con Sarkozy sono sotto accusa un avvocato (ricordate Cesare PrevitiLink esterno?) e un magistrato (ricordate Vittorio MettaLink esterno?)…

Morale.

Si rassegnino i francesi bourgeois-bohème, da sempre antiberlusconiani con il concorso esterno dei radical chic italiani che, in patria come all'estero (altro che "My country, right or wrongLink esterno"), amano sparlare del Cavaliere.

E si rassegnino gli elettori di centrosinistra, che pensavano di aver sepolto per sempre il berlusconismo con la sentenzaLink esterno dell'1 agosto 2013.

Oltre vent'anni di storia politica-giudiziaria-mediatica (e che storia…) non si cancellano in un amen.

O, come direbbe Renzi, con un clic.

massimo.donelli@usi.chLink esterno

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