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Concordia e Alitalia, l'altra faccia (furba) della medaglia

tvsvizzera

di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 29 luglio 2014 - 10:35

Ha l'occhio lungo Silvio BerlusconiLink esterno. L'ha sempre avuto. Mise uno sconosciuto, Arrigo SacchiLink esterno, alla guida del Milan. E sapete come è andata. Poi puntò su Fabio CapelloLink esterno. E non c'è bisogno di raccontarvi il seguito. Scelse Enrico MentanaLink esterno per il TG5Link esterno. E, anche qui, chapeau.

Un talent scout, non c'è dubbio.

Tranne che in politica, direte voi.

Attenzione…

Perché in politica il tycoon di Arcore ha piazzato un altro formidabile triplete.

Ha puntato su Bettino CraxiLink esterno accompagnandone l'ascesa e utilizzandolo come uno skylift per il suo network tv. Ha virato con successo su se stesso quando Craxi è stato inghiottito da TangentopoliLink esterno. E ha scommesso su Matteo RenziLink esterno prima di chiunque altro.

Sì, avete letto bene: Matteo Renzi. Che invitò ed incontrò ad Arcore lunedì 6 dicembre 2010Link esterno. Lui era il presidente del Consiglio odiato dal PdLink esterno. L'allora giovanissimo sindaco di Firenze era, per i maggiorenti del Pd, nulla più che un fastidioso grillo parlante, un sassolino nella scarpa di cui liberarsi quanto prima.

I due erano fatti per intendersi. E si sono intesi.

Infatti, sapete tutti come è andata a finire.

Al patto di Arcore (un giorno, forse, scopriremo che cosa si dissero quel lunedì così lontano) è seguito il patto del NazarenoLink esterno (anche qui, forse, un giorno conosceremo la veritàLink esterno). E Silvio non hai mai fatto mistero della sua stima per Matteo, anzi. È arrivato a definirlo addirittura un "fuoriclasse della comunicazioneLink esterno". Bersaglio pieno, una volta di più.

Ultima prova, l'happy end della ConcordiaLink esterno.

Con la furbizia di una volpe, il premier domenica 27 luglio si è fiondato a Genova per mettere il cappello tricoloreLink esterno su un'operazione voluta dalla statunitense CarnivalLink esterno, proprietaria della CostaLink esterno; realizzata da Titan SalvageLink esterno, una società nata nel 1980 in Florida e con sedi in Usa, Uk, Singapore e Australia; garantita da Crowley Maritime CorporationLink esterno, fondata a San Francisco dal diciassettenne Tom Crowley nel 1892, proprietaria della Titan. Unica traccia d'italianità, a parte i rimorchiatori del porto di Genova: MicoperiLink esterno, società nata nel 1946 e acquistata a rate nel 1985 dal ravennate Silvio BortolottiLink esterno, che governa un piccolo impero (Micoperi inclusa) attraverso la Protan srlLink esterno, di cui è amministratore unico.

Specializzata in costruzioni subacquee, Micoperi è stata ingaggiata da Titan, che ha governato tutta l'operazione giorno e notte. Letteralmente. Di giorno il comando è stato affidato a Nicholas SloaneLink esterno, sudafricano; di notte a Richard HabibLink esterno, americano. Se il naufragio fosse successo in Francia o sulle coste dell'Inghilterra, Titan avrebbe scelto un altro partner, rigorosamente locale, com'è logico.

Trionfo dell'italianità? La Concordia simbolo di un Paese che cade, ma sa sempre rialzarsi? Non scherziamo, su.

Come direbbero nella città di Renzi, queste sono bubbole buone per gli aedi, che numerosi si affollano attorno al carro del vincitore. Il quale - scommettiamo? – presto piazzerà un altro cappello tricolore su un'altra operazione in realtà esterodiretta: AlitaliaLink esterno.

Qui si saldano, citando Ilda BoccassiniLink esterno, la furbizia orientaleLink esterno e il paraculismo made in Italy. Vediamo.

La forma recita: EtihadLink esterno compra il 49% di Alitalia, il 51% resta nelle mani di investitori nazionali (le banche, le poste, le imprese raccattate da Silvio Berlusconi – rieccolo - nella CaiLink esterno). Nessun aiuto di Stato, nessuna violazione della normativa europea sulla proprietà delle compagnie aree.

La sostanza dice: Etihad ha il 49% solo pro forma (appunto), compra per comandare e comanderà; le PosteLink esterno entrano (con soldi di Stato) perché obbligate dallo Stato (azionista di maggioranza), altrimenti gli italiani finirebbero in minoranza e tutto salterebbe per aria.

Morale: anche qui di italiano c'è ben poco, solo una paraculissima foglia di fico.

Ma vedrete che, tra qualche giorno, quando l'accordo sarà concluso, Renzi annuncerà a tg (delle 20) unificati che, dopo quella della Concordia, anche quella di Alitalia è un'operazione in cui si esalta la capacità italiana (sottinteso: la sua capacità) di sbrogliare le matasse più complicate.

Come dite?

Che intanto il debito pubblico cresceLink esterno?

Che intanto il PIL si avvitaLink esterno?

Che intanto i disoccupati aumentanoLink esterno?

A settembre il premier rivelerà il piano dei mille giorniLink esterno (ma non dovevano essere centoLink esterno a partire dall'insediamento?). E vedrete quanti conigli usciranno dal cilindro…

massimo.donelli@usi.chLink esterno

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