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Ricordando Inge Feltrinelli

La fotografa, giornalista ed editrice Inge Feltrinelli è morta giovedì a 87 anni. Ripercorriamo la sua straordinaria vita in questo articolo della Radiotelevisione svizzera.

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 settembre 2018 - 13:16
Mattia Cavadini, RSI cultura
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L'articolo originale su rsi.chLink esterno

La storia dell’Eskimosa, come la chiamava il rivoluzionario Giangiacomo, ha inizio a Gottinga, Bassa Sassonia, anni Trenta. È la storia di un’ebrea, per parte di padre, sopravvissuta alla persecuzione nazista con ignara grazia. «Se non fosse stato per mia madre, avrei fatto la fine di Anna Frank».

Il padre si chiamava Siegfried Schönthal, un ebreo tedesco della media borghesia, impiegato come direttore in una azienda tessile. Era un ebreo tedesco, dal nome wagneriano. Reagì all'incrudelirsi della campagna antisemita con stupore. Non capiva cosa stesse accadendo, innocente come tanti altri. 

Fu la madre Trudl, protestante luterana a prendere le redini in mano. L'azienda tessile aveva una fitta rete di rapporti commerciali con l'Olanda. Grazie a questi, la madre riuscì a trovare i soldi e i mezzi per farlo scappare in America. Accadde nel 1938. Dopo circa due anni di parcheggio in un campo olandese per ebrei, il padre di Inge s'imbarcò alla volta di New York. Lei aveva appena otto anni.

La fuga di Siegfried pose fine a una crisi coniugale scoppiata a causa dell’apatia del Siegfried Schönthal. Trudl, che lavorava nel campo della floricoltura, presto lo sostituì con Otto Heberling, ufficiale della cavalleria tedesca, «carino e vitale», profondamente innamorato: Inge trovò così un nuovo padre, che l’amò e la protesse, salvandola dalle persecuzioni naziste.

Dopo il dramma del governo di Adolf Hitler e della II guerra mondiale, Inge iniziò a dedicarsi alla fotografia divenendo fotoreporter per alcune testate europee e intervistando personaggi di rilievo, scrittori e artisti.

Dagli archivi RSI, 1978

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Negli anni Cinquanta, la carriera la portò a New York, in Africa e in Sud America, dove ritrasse personaggi quali Greta Garbo, Kennedy, Churchill ed Hemingway, oltre a Pablo Picasso, Günter Grass e Chagall. Un curriculum eccezionale, coronato dall'incontro con Giangiacomo Feltrinelli incontrato a Tubinga nel 1958. Giangiacomo aveva fondato da poco (1954) la casa editrice Feltrinelli, ed era, a detta di Inge, una persona asociale, estranea al contesto sociale, a dispetto dell’estrazione della famiglia d'origine.

Il matrimonio, avvenuto nel 1960, segnò l'ingresso di Inge nel mondo dell'editoria, forte dell'importante esperienza internazionale nelle vesti di giornalista e fotografa. La casa editrice Feltrinelli si affermò nel panorama editoriale italiano, pubblicando Pasternàk e Tomasi di Lampedusa. Il lancio del Dottor Zivago nel 1957 rappresentò non solo solo un grande successo editoriale ma anche una scelta audace sotto il profilo politico (essendo la pubblicazione avversata dalla Russia e osteggiata dal partito comunista in Italia, al quale Giangiacomo era iscritto).

Dopo l’entrata in clandestinità del marito (ritrovato morto carbonizzato nel 1972, durante la preparazione di un attentato terroristico sotto il traliccio di Segrate) Inge assunse la gestione della casa editrice, diventando presidente e pubblicando, tra gli altri, Pennac, Benni, Tabucchi e Allende. 

Grazie al suo impegno, e alla collaborazione di un team fedele e professionale, riuscì a risollevare le sorti del gruppo, assumendo un ruolo culturale di primaria importanza nella diffusione letteraria, nella promozione di nuovi autori e nell'esportazione della letteratura italiana all'estero. E questo nonostante, dopo la morte del marito, furono in parecchi a scagliarsi contro il «salotto dei miliardari rossi Feltrinelli».

Oggi, tramontato il terrorismo rosso, Inge Feltrinelli viene ricordata per il suo «fiuto» per i buoni libri e per le sue fotografie, immortali, come quella che la ritrae al fianco di Hemingway, lei sorridente, lui sull’orlo di scoppiare in una fragorosa risata, aggrappati entrambi ad un grosso esemplare di marlin, metallico, vitreo, morto: trionfo di uno scrittore che si dedicò con maggior passione e piacere alla pesca che non alla scrittura. Evviva la vita!


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