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Pagare per chiedere asilo? Una proposta “irrealizzabile” e “immorale”

Invece di costruire muri e chiudere le frontiere, i paesi occidentali dovrebbero permettere a richiedenti l’asilo e migranti di venire legalmente in Svizzera. La condizione? Il pagamento di una tassa di diverse migliaia di franchi, che andrebbe poi a beneficio della loro integrazione. Avanzata da due economisti svizzeri, la proposta non convince però né la destra né la sinistra.

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 febbraio 2017 - 08:40

Pagare per chiedere asilo? La proposta rilanciata da Bruno S.Frey e Margit Osterloh sulle colonne dalla NZZ am Sonntag è condannata con veemenza da Cédric Wermuth, vicepresidente del gruppo socialista alle Camere federali. “Bisognerebbe piuttosto chiedere un contributo finanziario ai paesi occidentali o alle multinazionali, che per secoli hanno provocato guerre e affamato le popolazioni imponendo un sistema capitalista. Chi è responsabile del caos in Libia o in Siria? Non certo i rifugiati!”.

Per il consigliere nazionale, “chiedere a persone che fuggono da una guerra di pagare per poter chiedere protezione è inaccettabile e immorale”, oltre che contrario allo spirito delle Convenzioni di Ginevra, di cui la Svizzera è depositaria.

Cédric Wermuth preconizza un’altra soluzione: la creazione di corridoi umanitari, che permetterebbero ai rifugiati di chiedere asilo in tutta sicurezza e gratuitamente, e il rafforzamento dei programmi di ricollocamento, fuori e dentro i confini dell’UE.

Cosa ne pensa invece l’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), che ha fatto dei costi dell’asilo uno dei suoi temi di campagna? “Si tratta di una proposta assolutamente irrealizzabile”, afferma il deputato Heinz Brand. “Cosa significa un’Europa senza confini? La Svizzera è un piccolo paese e deve già far fronte a un’immigrazione incontrollata. Non possiamo permetterci di far entrare tutti indistintamente”.

Specialista di questioni migratorie, Brand sottolinea inoltre che questa soluzione non permetterebbe né di ridurre i costi, né di facilitare l’integrazione. “La maggior parte dei migranti non ha un profilo professionale che risponde ai bisogni dell’economia. Sarebbe dunque estremamente difficile inserirli nel mondo del lavoro e quindi spetterebbe ancora alla collettività mantenerli. A livello politico, questa proposta resterà sicuramente lettera morta”. 


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