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Storia tragicomica del ponte (immaginario) sullo Stretto

Stretto di Messina S.p.A. via youtube.com

Hypercorsivo di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 08 marzo 2016 - 10:30

Sì, anche lui, tant'è, c'è cascato…

"Sicuramente il ponte sullo Stretto verrà fatto prima o poi", ha detto Matteo RenziLink esterno ai microfoni di IsoradioLink esterno giovedì 3 marzo.

Stesse parole usate quando, il 30 novembre scorso, presentando l'ultimo libro di Bruno VespaLink esterno, si era spinto a dire che il ponte "diventerà un altro bellissimo simbolo dell'Italia".

Nessuna scadenza temporale, certo.

E una buona dose di "se", "qualora", "vedremo" ("Renzi dice che lo farà dopo le altre opere essenziali per il meridione… Se crede alla reincarnazione allora possiamo parlarne. Perchè non gli basterà una vita per fare tutte le opere essenziali per il meridione" lo ha canzonatoLink esterno il sindaco di Messina, Renato AccorintiLink esterno).

Ma, cautele verbali a parte, si capisce che la faccenda gli sta a cuore.

E lo intriga.

Già…

Chissà che cosa non darebbe Matteo pur di tagliare il nastro il giorno dell'inaugurazione!

Alla faccia dei gufi, potrebbe vantarsi di essere riuscito là dove tanti (tutti) hanno fallito.

E consegnerebbe il suo nome alla storia, un po' come François MitterrandLink esterno con la piramide del LouvreLink esterno.

Ma, forse, stavolta, il premier avrebbe fatto meglio a glissare.

E a star zitto del tutto.

Sì, decisamente se la poteva risparmiare la promessa, per quanto vaga, che il ponte sarà realizzato.

Proprio a causa del ponte, infatti, la Repubblica italiana potrebbe beccarsi una condanna pesantissima.

Con l'obbligo di pagare un miliardo di euro, o giù di lì, senza aver nemmeno dato il primo colpo di piccone per l'opera che piaceva tanto (ma guarda un po'…) anche a Silvio BerlusconiLink esterno.

Direte: com'è possibile pagare per un lavoro mai fatto?

Seguitemi e scoprirete in quale pozzo senza fondo, tanto per cambiare, sono stati trascinati i poveri contribuenti italiani.

Un po' di storia.

E' il 1969, quasi mezzo secolo fa, quando viene lanciato il concorso per progettare il ponte sullo Stretto, che dovrebbe essere lungo 3,3 chilometri.

Arrivano 143 progetti: i primi sei, classificati ex aequoLink esterno da una speciale giuria, vincono addirittura premi in milioni di lire.

Ma, 47 anni dopo, nemmeno uno è stato realizzato.

Nel frattempo, invece, a Lisbona il Ponte Vasco da GamaLink esterno, 17,2 chilometri (il più lungo d'Europa) e attivo dal 1998, ha richiesto appena tre anni di lavori per essere finito e funzionante.

Mentre i cinesi, in quattro anni, hanno costruito, collegando Shangai con Ningbo, il Ponte HangzhuLink esterno, il più lungo del pianeta (36 chilometri), inaugurato del 2007.

Capito?

E dire che le imprese italiane vincono appalti in tutto il mondo proprio per le grandi opere…

E allora?

Che cosa è successo tra ScillaLink esterno e CariddiLink esterno?

Vi risparmio i pasticci precedentiLink esterno e parto dal 2005, anno cruciale.

Mentre la legislatura sta per finire, il governo Berlusconi lancia la gara per la costruzione del ponte, vecchio pallino del tycoonLink esterno di Arcore.

Vince il consorzio internazionale EurolinkLink esterno, a forte presenza italiana: lo guida, infatti, Salini-ImpregiloLink esterno; ne fanno parte CondotteLink esterno, CMCLink esterno e Argo Costruzioni InfrastruttureLink esterno, affiancate dalla spagnola SacyrLink esterno e dalla giapponese IHILink esterno; il Project Management ConsultantLink esterno è Parsons TransportationLink esterno.

Insomma, il gothaLink esterno mondiale di chi sa fare questi lavoroni.

Alle elezioni del 2005, però, trionfa Romano ProdiLink esterno, uomo di ripicche.

E il progetto finisce nel cestino.

Dove Prodi vorrebbe buttare anche la Società Stretto di MessinaLink esterno, costituita, pensate un po', nel lontanissimo 1981.

Ma Antonio Di PietroLink esterno (toh…), ministro per le Infrastrutture, la difende con le unghie e con i denti, salvandola dalla liquidazione.

Dopo nemmeno tre anni, Romano cade, Silvio torna in sella e il progetto, oplà, risorge.

Con un miliardo di costi aggiuntivi.

Fa niente, no?

E, così, c'è il via libera alla progettazione esecutiva.

Che si conclude nei tempi previsti.

Ma…

…c'è sempre un ma, in questa storia tragicomica.

E, infatti, la progettazione esecutiva va a sfracellarsi, nell'ottobre 2011, contro una mozione di… Di Pietro.

Sì, proprio lo stesso Di Pietro che aveva salvato la Società Stretto di Messina.

E che ora, invece, affonda il relativo ponte, imponendo, per via parlamentare, la soppressione dei finanziamenti pubbliciLink esterno.

Non basta.

Pochi giorni dopo Berlusconi si dimette.

E a Palazzo Chigi arriva Mario MontiLink esterno, felicissimo di dare il colpo di grazia alla megaspesa.

Lo dà, infatti, pasticciando, in due tempi.

Primo tempoLink esterno: il 30 ottobre 2012 Monti decide di "prorogare, per un periodo complessivo di circa 2 anni, i termini per l'approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo stretto di Messina al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità (ovvero se ci sono o no in cassa gli 8,5 miliardi di euro per realizzare l'opera)".

Ma, in questo primo tempo, Monti stabilisce anche di non pagare i danni a Eurolink e, come è avvenuto per gli esodatiLink esterno , agisce in modo taleLink esterno – lo vedremo - da confermare la bontà del detto veneziano Pezo el tacon del busoLink esterno

Secondo tempoLink esterno: il 15 aprile 2013 il premier in loden firma il decreto di liquidazioneLink esterno della Società Stretto di Messina, alla quale viene assegnato un anno di vita al massimo per chiudere baracca e burattini.

E, anche qui, l'esimio professore e senatore non l'indovina proprio.

La scelta del commissario liquidatore, infatti, cade su Vincenzo FortunatoLink esterno, un tipo sveglio, un grand commisLink esterno di quelli che non affondano mai.

Pensate: per un decennio è stato capo di gabinetto al ministero dell'Economia e a quello delle Infrastrutture, fianco a fianco con Giulio TremontiLink esterno (due volte), Domenico SiniscalcoLink esterno, Antonio Di Pietro, Mario Monti e Vittorio GrilliLink esterno.

L'inaffondabileLink esterno e navigatissimo Fortunato lo dice subitoLink esterno che un anno è poco: "Forse ci vorrà qualcosa in più, perché il contenzioso è cospicuo e non riguarda solo Eurolink".

E ti pareva che non ci fosse un contenzioso, anzi più di uno…

Già perché quelli del gotha, alla faccia di MontiLink esterno, fanno una bella causa civile: per il loro progetto esecutivo mai eseguito pretendono almeno 800 milioni.

Che, aggiunti ai 350 milioni di costi generati fin qui dalla Società Stretto di Messina, porterebbero il totalone, in caso di condanna della Repubblica italiana, dalle parti di 1,2 miliardi.

Per non avere avuto, sia chiaro, nemmeno un mattone posato che sia uno…

Naturalmente Fortunato, che i meandri burocratici li conosce benissimo, è stato buon profeta.

Il 15 aprile, infatti, salvo colpi di scena, festeggerà i tre anni da commissario liquidatore.

La causa Eurolink-Repubblica italiana è tuttora pendente.

E lui, appunto, non ha liquidato un bel niente.

E allora?

Come finirà questa storia (tragicomica) del ponte (immaginario)?

Anzi, finirà mai?

Gian Antonio StellaLink esterno, sul Corriere della seraLink esterno, si è divertito a raccontare i mille aneddoti collezionati in decenni di annunci, promesse, solenni impegni e folli spese.

Eccone alcuni…

… un annullo filatelico del 1953 con cui le Poste celebrano il ponte di lì a venire

un fumetto intitolato «Zio Paperone e il Ponte di MessinaLink esterno»…

… assunzioni su assunzioni con stipendi da favola…

… una «sede di rappresentanza» di 3.600 metri quadrati da 900 mila euro di affitto a… Roma…

… l'affido all'Istituto Ornitologico SvizzeroLink esterno di «un'investigazione radar delle specie di uccelli migratori notturni per catalogare con la massima precisione le quote di volo, le loro planate e le loro picchiate»…

… il «monitoraggio sulle caratteristiche chimico-fisiche delle acque dello Stretto e sulle possibili relazioni con i flussi migratori dei cetacei» commissionato all'Università di MessinaLink esterno

… l'«indagine psico-socio-antropologica sulla percezione del Ponte presso le popolazioni residenti» per stabilire quale sarebbe «l'impatto emotivo» (impatto, scrive Stella, già immaginato da Berlusconi: «Costruiremo il ponte, così se uno ha un grande amore dall'altra parte dello Stretto, potrà andarci anche alle quattro di notte, senza aspettare i traghetti»)…

Aggiungo, da parte mia, un'altra perla: il relitto abbandonato del sito internetLink esterno in cui si celebrano le magnifiche sorti e progressiveLink esterno dell'opera.

Concludendo…

Siamo vicini al mezzo secolo di cialtronate e sprechi: il decreto ministeriale che bandì il concorso, infatti, è del 2 maggio 1969.

Bene.

Volete scommettere che, vista la velocità della giustizia italianaLink esterno, il 2 maggio 2019, fra tre anni, il contenzioso sarà ancora aperto con relativo, vertiginoso aumento degli interessi?

Segui @massimodonelliLink esterno

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