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Sistemi sanitari nazionali a confronto

Sala operatoria di una clinica universitaria di Friburgo in Brisgovia, a sud della Germania Keystone

Sistema sanitario statale, cassa malati unica o pluralità di casse in concorrenza fra loro? I sistemi di assicurazione malattia differiscono notevolmente da Paese a Paese.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 marzo 2007 - 15:46

Le divergenze sono sensibili anche per quanto riguarda il finanziamento della sanità. Ogni sistema ha i suoi vantaggi e svantaggi. Sinora, comunque, nessuno sembra aver trovato l'uovo di Colombo.

I fautori della cassa malati unica in Svizzera guardano alla Danimarca come Paese faro in tema di sanità e, nella campagna in vista della votazione popolare, la citano ad esempio di sistema ben funzionante.

La cassa malati statale danese assicura il 98% della popolazione e nonostante i costi della salute siano più contenuti rispetto a quelli registrati in Svizzera, la qualità delle prestazioni non ha nulla da invidiare a quella elvetica.

Ciò nonostante, il sistema danese non si presta per un confronto diretto con la cassa malati unica sulla quale il popolo svizzero sarà chiamato ad esprimersi il prossimo 11 marzo.

Nel Paese scandinavo, infatti, non vige la libertà di scelta del medico e i medici non vengono retribuiti per ogni singola prestazione fornita bensì a titolo forfetario. Ma questi sono aspetti che in Svizzera nessuno osa sollevare per timore di scottarsi le dita.

La cassa unica made in Svezia

Sono ormai diversi anni che la Svezia ha optato per una cassa malati statale.

Conosciuta con il nome di cassa di assicurazione, gestisce anche i versamenti di cui in Svizzera si occupa l'assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS).

Rispetto a quello di altri Paesi europei, il sistema sanitario svedese è alquanto oneroso. Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) i contributi sociali versati dai suoi nove milioni di abitanti sono tra i più alti al mondo.

Tuttavia, malgrado i costi ingenti, il sistema sanitario nazionale non brilla per la sua efficienza. I lunghi tempi di attesa, in particolare, irritano i pazienti e alimentano le critiche.

Analogie con il sistema tedesco

Il sistema sanitario che più si avvicina al modello svizzero è quello della Germania.

Circa il 90% dei tedeschi è iscritto all'assicurazione malattia obbligatoria. Le oltre 250 casse che la gestiscono sono costituite come enti di diritto pubblico e operano in aperta concorrenza tra loro. La maggior parte degli assicurati è libera di scegliere la propria cassa.

L'assicurazione è finanziata mediante i contributi degli affiliati e dei datori di lavoro come pure attraverso le imposte. L'entità dei contributi è commisurata al reddito (con un tetto massimo) e varia a dipendenza della cassa. Gli assicurati sono inoltre tenuti a pagare supplementi (ad es. ticket sulle visite mediche) e franchigie.

Zero concorrenza in Austria

In Austria, l'assicurazione malattia, così come l'assicurazione infortuni e di rendita, è integrata nell'assicurazione sociale alla quale è iscritta praticamente tutta la popolazione.

Gli assicurati fanno capo a una dozzina di casse malati di diritto pubblico. Alcune di queste hanno carattere regionale o sono legate a una determinata categoria professionale, ma dal momento che l'assicurato non ha la facoltà di scegliere la propria cassa, non sussiste alcuna traccia di concorrenza.

Soffermandosi sull'accesso al sistema sanitario austriaco, uno studio condotto dall'Unione europea (UE) ha concluso che, grazie alle elevate capacità sul fronte delle prestazioni mediche, i tempi di attesa sono pressoché nulli.

Le prestazioni sono finanziate mediante i contributi dei dipendenti e dei datori di lavoro nonché attraverso le imposte. L'entità dei contributi è commisurata al reddito (con un tetto massimo) e viene fissata per legge. Agli assicurati, inoltre, incombono determinati supplementi (ad es. ticket sulle ricette mediche) e franchigie.

I sistemi francesi

In Francia convivono fianco a fianco diversi sistemi di assicurazione malattia. Circa l'80% della popolazione è iscritto alla Cassa nazionale assicurazione malattia per i lavoratori dipendenti e sottostà pertanto al "régime général d'assurance maladie des travailleurs salariés" (RGAMTS).

Al riguardo, lo studio UE evidenzia il rischio che l'offerta non sia più in grado di coprire la crescente domanda, ma al tempo stesso ricorda che dal 2004 è in corso un processo di riforma del sistema.

Il RGAMTS è sovvenzionato dai contributi dei dipendenti e dei datori di lavoro così come dalle imposte. Anche in questo caso l'entità dei contributi è commisurata al reddito (senza alcun tetto massimo) e viene stabilita dallo Stato. A questi si aggiungono i supplementi (ad es. i forfait per le degenze ospedaliere) e le franchigie a carico degli assicurati.

La mutua italiana

Nel 1978, l'Italia ha istituito un Servizio sanitario nazionale per tutte le persone domiciliate sul suo territorio e ne ha affidato il coordinamento a enti di diritto pubblico regionali.

Tra i punti dolenti del sistema italiano menzionati nello studio UE spiccano le liste di attesa per accedere a ospedali e a terapie speciali, le differenze regionali in termini di qualità delle prestazioni come pure le restrizioni in materia di cure a domicilio.

Il finanziamento è a carico delle imposte, ma anche i cittadini italiani non sfuggono alla prassi dei supplementi (ad es. per le degenze ospedaliere) e delle franchigie.

swissinfo, Christian Raaflaub e agenzie
(traduzione e adattamento, Sandra Verzasconi Catalano)

In breve

La spesa sanitaria nel 2004 in percento del prodotto interno lordo (fonte: OCSE):
USA: 15,3%
Svizzera: 11,6%
Germania: 10,9%
Francia: 10,5%
Austria: 9,6%
Svezia: 9,1%
Media dei Paesi OCSE: 8,9%
Danimarca: 8,9%
Italia: 8,4%

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