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La legge è uguale per tutti. Ma per i magistrati… un po’ di più

ANSA

Hypercorsivo di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 luglio 2015 - 15:35

Vi ricordate quando Matteo RenziLink esterno prendeva a calci nel sedere i magistrati trattandoli, né più né meno, da fannulloniLink esterno?

Avete presente la mazzata ai conti pubbliciLink esterno data il 30 aprile dalla Corte CostituzionaleLink esterno chiamata a valutare se il mancato adeguamento delle pensioni al costo della vita fosse o meno legittimo?

Una sentenza secca secca: pensioni da rimpolpare subito, con tanto di arretratiLink esterno!

E avete visto, invece, come il medesimo, supremo vertice della piramide giudiziaria abbia dato un colpo al cerchio e uno alla botte, o meglio una carezza al governo e una pedata ai lavoratori, quando, il 24 giugno, ha stabilito che il blocco degli stipendi del pubblico impiego (varato da Silvio BerlusconiLink esterno e in vigore dal 2010) è sì illegittimo, ma non c'è diritto agli arretratiLink esterno?

Due pesi e due misureLink esterno a distanza di 54 giorni fra una decisione e l'altra.

Che cosa è successo nel frattempo?

Come amava ripetere Giulio AndreottiLink esterno, "A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina".

In questo caso, come vedrete, non siamo i soli a pensar male.

E sì, perché, spinti dalla curiosità, abbiamo trovato più di una pezza d'appoggio all'ipotesi che tra Renzi e la magistratura sia stato siglato una specie di patto del NazarenoLink esterno-bis.

Uno di quei patti per loro natura inconfessabili, indimostrabili, inafferrabili, smentibili; ma che gli eventi si incaricano, giorno dopo giorno, di confermare.

Il primo a sospettare è stato un navigato giornalista livornese che conosce benissimo i meccanismi della politica romana.

Si chiama Renzo Rosati e su il FoglioLink esterno di sabato 6 giugno ha scritto un'analisi molto acutaLink esterno intitolata "S'ode un funesto frusciar di toghe stringersi attorno all'esecutivo".

Intrigante, no?

In sintesi, secondo Rosati, Renzi è stato…avvertito.

E gli è stato detto, più o meno chiaramente, che può tagliare tutto ciò che vuole; ma che non gli venga in mente di disturbare il manovratore, cioè la magistratura.

Quanto sia forte e chiaro il messaggio lo si può dedurre dalle parole di tre super calibri togati: Franco RobertiLink esterno, a capo della Direzione nazionale antimafiaLink esterno (Dna); Raffaele SquitieriLink esterno, presidente della Corte dei contiLink esterno; Rodolfo SabelliLink esterno, presidente dell'Associazione nazionale magistratiLink esterno (Anm).

Roberti e Squitieri hanno parlato il 3 giugno davanti alla Commissione Affari costituzionali del SenatoLink esterno che si sta occupando del disegno di leggeLink esterno di riforma della Pubblica AmministrazioneLink esterno firmato dal ministro del Lavoro Marianna MadiaLink esterno.

Squitieri durante l'

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ha chiesto un passo indietro sulla modifica delle responsabilità politico-contabili dei dirigenti avanzando dubbi di costituzionalità e danni erariali nel caso di licenziamento di quei dirigenti che manchino alle responsabilità suddette.

Squitieri ha anche invocato garanzie per tutelare "l'autonomia della dirigenza dalla politica", nonché sul ruolo unico nazionale previsto dalla riforma.

E fin qui vabbè.

Alla fine, però, la richiesta vera è stata quella di escludere dalla legge Madia i dirigenti degli uffici giudiziari.

La stessa concessione il governo l'ha già fatta ai prefettiLink esterno; ora la vogliono i magistrati. Se non gli verrà concessa, Squitieri individua un vulnusLink esterno per l'autonomia delle toghe.

Roberti, invece, nella sua

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si è occupato di previdenza.

Vediamo perché.

La legge stabilisce per i magistrati, come per tutta l'élite dei civil servantLink esterno, la pensione obbligatoria a 71 anni. Ma Roberti ha obiettato che ciò può creare buchi di organico negli uffici giudiziari.

Uno pensa che si tratti delle procure di frontiera, a corto di personale contro la malavita organizzata, giusto?

E invece no.

Secondo Roberti, la richiesta di due o tre anni di "trattenimento in servizio" va estesa a tutto il corpo giudiziario: penale, civile e amministrativo, compresi i TarLink esterno.

Detto, fatto.

O quasi: il governo sta preparando uno stralcio, quello che un tempo si chiamava "leggina", per consentire, appunto, ai magistrati di derogare di due-tre anni dalla pensione a 71. E della questione ha investito Tito BoeriLink esterno, presidente dell'InpsLink esterno.

Non basta.

Pare che l'Inps sia d'accordo nel non applicare ai magistrati futuri pensionandi il metodo contributivo previsto per gli altri mortali, con una scappatoia che consentirebbe il riscatto di laurea e quant'altro (cioè contributi mai versati) e l'estensione delle facilitazioni previste per militari e diplomatici, che concedono anni in più di contributi ogni tot di servizio.

Il precedente per… agevolare la pratica verrebbe trovato nel principio che ha consentito di escludere le stesse categorie - magistrati, militari, forze dell'ordine e diplomatici - dal blocco dei contratti del pubblico impiego, quello appena cancellato dalla Consulta, creando, di fatto, un rango speciale tra i dipendenti dello Stato.

Capito?

In Italia tutti sono uguali davanti alla legge, ma alcuni… un po' di più…

Infine, eccoci all'affondo di Sabelli.

Il presidente dell'Anm ha chiesto, a fine maggio, un incontro al ministro della Giustizia, Andrea OrlandoLink esterno.

L'incontro aveva ufficialmente in agenda il "passaggio all'amministrazione centrale della manutenzione degli uffici sede dei palazzi di giustizia".

L'Anm non vuole assolutamente che la magistratura perda questa importante prerogativa (cioè di provvedere in proprio alla manutenzione) com'è invece previsto tanto dalla riforma quanto dalla spending reviewLink esterno.

In ballo ci sono i contratti degli uffici giudiziari alle ditte (un fatto di potere: e magari non solo…) che le toghe vogliono continuare a gestire in proprio.

La spunteranno?

Non resta che attendere gli eventi.

Saremmo felici, naturalmente, di vedere i nostri cattivi pensieri smentiti dai fatti.

Ma se ci chiedete di scommettere puntando su una vittoria della politica nei confronti della magistratura, la risposta è: no, grazie.

Ipotesi troppo azzardata.

Eppoi c'è la scaramanzia…

Il miglior amuleto di Sabelli & c., infatti, è Berlusconi: finchè lui vivrà (qualcuno ipotizza fino a 120 anniLink esterno), chi si sognerà di toccare i giudici?

Segui @massimodonelliLink esterno

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