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Don Raffaele, campione di logorrèa e preziosa foglia di fico

Cantone e Renzi alla presentazione del libro "Corruzione a norma di Legge" ansa

di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 giugno 2015 - 10:35

Se alle OlimpiadiLink esterno ci fosse anche la medaglia d'oro per la logorrèaLink esterno, probabilmente Matteo RenziLink esterno sarebbe escluso per manifesta superiorità tecnica: nessuno, al mondo, blatera tanto quanto il presidente del Consiglio.

Ma - c'è da esserne certi - anche un altro italiano verrebbe lasciato a casa.

Perché non tace mai.

Mai.

Chi è?

È il dottor Raffaele CantoneLink esterno, 51 anni, magistrato in aspettativa e, dal 27 aprile 2014, presidente dell'ANAC, l'Autorità nazionale anti corruzioneLink esterno.

Se pensate che stiamo esagerando, provate a digitare su GoogleLink esterno il sostantivo intervista associato al suo nome e cognome: sarete travolti da una valanga di risultati.Link esterno

Don Raffaele, infatti, non nega una dichiarazione a nessuno, si tratti del New York TimesLink esterno o del giornalino scolastico di Scurcola MarsicanaLink esterno. Parla, don Raffaele.

Parla e scrive libriLink esterno.

Poi posta su FacebookLink esterno, twittaLink esterno, ritwitta, interviene su tuttoLink esterno.

Instancabile, certamente.

Fors'anche vanesio?

Un tantino ambizioso?

Magari una punta egocentrico?

Ex magistrato inquirente specializzato in camorra, reso famoso dal suo amico Roberto SavianoLink esterno che ora lo criticaLink esterno, Cantone non è certamente un manifesto dell'umiltà, anzi.

Renzi gli ha cucito su misura l'abito dell'ANAC ottenendone in cambio una fantastica foglia di fico, preziosa per proteggersi dai molti schizzi di fango che hanno macchiato l'onorabilità del Pd (Partito democraticoLink esterno) da Mafia capitaleLink esterno fino alla candidatura di Vincenzo De LucaLink esterno.

E Don Raffaele, pavoneggiandosi nel ruolo di foglia di fico, non si è mai tirato indietro (figuriamoci…) quando si è trattato di parlare al posto del premier (che, come i lettori di Radio MonteceneriLink esterno ben sanno, sta sottocoperta se c'è tempesta e bulleggia se il vento gonfia la velaLink esterno).

Pochi giorni fa, per esempio, nell'ennesima intervistaLink esterno, Cantone intervenendo sul caso De Luca si è scagliato contro Rosy BindiLink esterno e ha abbracciato la linea renziana a difesa dell'"impresentabileLink esterno" neogovernatore della Campania. In questo modo ha guadagnato l'ennesimo apprezzamento di Matteo; e una bordata del quotidiano il manifestoLink esterno che ha definito l'intervista di don Raffaele "Link esternoLa Cantonata".Link esterno

Di certo, fin qui, Cantone ha fatto più parlare di sé che dell'ANAC.

Già, l'ANAC…

Nata nel 2014 sulle ceneri delle defunte AVPL (Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, 1994), AVCP (Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, 2006) e CIVIT (Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche, 2010) – ma quanto sono bravi gli italiani a fare e disfare senza che nulla cambi? – l'ANAC ha un organico di 326 personeLink esterno.

Sì, avete letto bene: 326 persone.

Ora, considerato che alla Casa Bianca lavorano in tutto 454 individuiLink esterno, ci si chiede: che cosa combina dalla mattina alla sera l'esercito di don Raffaele?

Poco o nulla, verrebbe da dire pensando ai molti scandali italiani, grandi e piccoli, e all'assenza di qualunque notizia su azioni preventive (o di qualche rilevante utilità) condotte dall'ANAC.

Di cui, a parte il pensiero mediaticamente dispiegato del presidente o i buoni propositiLink esterno ufficialmente proclamati, nulla sappiamo. E per capire quel poco che si trova sul sito ufficialeLink esterno ci vorrebbe un traduttore capace di rendere comprensibile il burocratese (alla faccia della trasparenza…).

Così, a oltre un anno dalla costruzione del magnifico scranno su cui siede Cantone, la sensazione è che le salate tasse degli italiani siano state canalizzate verso l'ennesimo buco nero capace di inghiottirle.

Ma dove vuole arrivare don Raffaele?

Non c'è bisogno di interrogare l'oracolo di DelfiLink esterno per scoprirlo.

Lo schema è lo stesso del fu (politicamente) Antonio Di PietroLink esterno.

Eccolo: 1) Faccio il magistrato inquirente. 2) Mi occupo di un'inchiesta che provochi scalpore. 3) Trovo uno o più giornalisti aediLink esterno che mi rendano famoso. 4) Me la tiro da gran moralizzatore. 5) Divento intoccabile. 6) Comincio a fare il prezzemolino sui giornali e nei salotti della tv. 7) Pubblico libri con l'aiuto di uno scribaLink esterno. 8) Sono pronto per la politica. 9) Mi levo la toga. 10) Mi candido.

Come è andato a finire il (fu) moralizzatore Di Pietro lo sappiamo: inchiodato e stroncato da una intervistaLink esterno di ReportLink esterno.

Come finirà don Raffaele "lo scopriremo solo vivendo", per citare il grande Lucio BattistiLink esterno di "

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". E vien da ridere (amaro) pensando al "

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" dell'immenso Fabrizio De AndréLink esterno, in cui il brigadiere Pasquale Cafiero, con saggezza popolare, lamenta: "Prima pagina venti notizie / ventuno ingiustizie e lo Stato che fa / si costerna, s'indigna, s'impegna / poi getta la spugna con gran dignità"…

Nel frattempo, canzoni a parte, sarà bene tenere a mente ciò che si usa dire nella comunicazione commerciale: diffidate delle imitazioni.

Soprattutto, aggiungiamo noi, visto qual è, in questo caso, l'originale…

Segui @massimodonelliLink esterno

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