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In Spagna Podemos cresce e si prepara alle elezioni politiche

Di Laura Canali

Di Giorgio Cuscito (Limes)

Questo contenuto è stato pubblicato il 27 maggio 2015 - 15:01

Il Pp di Rajoy e il Psoe restano le prime due forze del paese, ma il partito di Iglesias e Ciudadanos guadagnano terreno. Il bipartitismo scricchiola.

Le elezioni amministrativeLink esterno che si sono svolte il 24 maggio in Spagna forniscono degli indizi importanti sul consenso ottenuto dai partiti nazionali in attesa delle politiche che si svolgeranno entro la fine dell'anno.

Il Partito popolare (Pp) del presidente spagnolo Mariano Rajoy ha conseguito il suo peggior risultato degli ultimi 20 anniLink esterno, ottenendoLink esterno alle comunali il 27% dei voti, (circa 6 milioni, quasi due milioni e mezzo in meno rispetto alla tornata del 2011). Eppure è ancora il partito più votato, seguito dal Partito socialista operaio (Psoe, la principale forza d'opposizione) che ha ottenuto il 25% (circa 5 milioni e mezzo contro i 6.3 milioni del 2011). Ciudadanos, una nuova forza di centrodestra, è arrivato terzo con il 6.5%. Rajoy ha ammessoLink esterno che i risultati non erano quelli sperati e che il Pp "deve stare più vicino" ai cittadini.

La crescita di PodemosLink esterno è certamente il dato più interessante. Il partito guidato da Pablo Iglesias, fondato nel gennaio 2014, ha radici di sinistra ma rifiuta qualunque tipo di collocazione e ha ottenuto il suo primo grande risultato alle elezioni europee del maggio dell'anno scorso, quando lo ha votatoLink esterno l'8% della popolazione.

Podemos non si è candidato direttamente alle comunali, ma ha appoggiato le liste civiche delle nuove forze politiche radicali di sinistra. Il loro emergere è stato favorito dai grandi scandali di corruzioneLink esterno legati al Pp e Psoe e dal tasso di disoccupazione circa al 23%Link esterno dopo sei anni di austerità. Nel 2014, il pil del paeseLink esterno è cresciuto dell'1.4%, mentre l'anno prima era pari a -1.2%.

Il 24 maggio, il Pp ha ottenuto la maggioranza dei voti a Madrid, Valencia e SivigliaLink esterno, ma non può governarle. Nella capitaleLink esterno la candidata del Partito popolare Esperanza Aguirre ha vinto le elezioni ma ha ottenutoLink esterno solo 21 seggi. L'omologa Manuela Carmena (un ex giudice) della lista Ahora Madrid (progetto di cui fa parta anche Podemos) ne ha guadagnati 20 e coalizzandosi con il Psoe potrebbe diventare sindaco. Il Pp ha reali possibilitàLink esterno di governare solo a Malaga, scendendo a patti con Ciudadanos.

A Barcellona, invece, ha prevalso nettamente Ada ColauLink esterno (attivista piuttosto notaLink esterno in Spagna) con la lista Barcellona in Comune, che ha battuto Xavier Trias e la coalizione di partiti di centrodestra Convergència i Unió. La Colau

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il suo successo a quello di "Davide contro Golia".

Alle regionaliLink esterno, dove Podemos invece si è candidato direttamente, il copione è stato simile e in termini di seggi totaliLink esterno è stata la terza forza dopo il Pp e il Psoe.

I risultati ottenuti dal partito di Iglesias e Ciudadanos cambiano le dinamiche del sistema politico spagnolo e mettono in discussione la solidità del bipartitismo. In generale, il prevalere della sinistra dipenderà dalla capacità dei partiti di coalizzarsi, coniugando i rispettivi interessi. Un obiettivo non semplice da raggiungere dato che la cultura del compromesso non è molto radicata nella politica spagnola.

Secondo una proiezioneLink esterno del quotidiano El Pais basata sugli schemi delle elezioni regionali del 24 maggio, alle prossime elezioni politiche il Pp potrebbe ottenere al parlamento 120 seggi, il Psoe 108, Podemos 37, Ciudadanos 18 e i restanti andrebbero ai partiti più piccoli. Il calcolo va considerato con cautela, visto che ogni elezione si distingue dalle altre per partecipazione alla urne, candidati, dinamiche politiche, contingenze sociali ed economiche. Tuttavia, con una simile frammentazione, sia il Pp sia il Psoe avrebbero molte difficoltàLink esterno nel formare un governo di maggioranza. Inoltre, il risultato consacrerebbe definitivamente Podemos come terza forza spagnola.

La crescente sfiducia nei due partiti storici nazionali, che si sono alternati al potere dalla fine del regime franchista e l'entrata in vigore della costituzione spagnola nel 1978, è un dato che non conta solo per la politica interna di questo paese, ma anche per quella europea. Il successo di Podemos, quello di Syiriza e di Alexis Tsipras in GreciaLink esterno, il consenso riscosso dal Front Nacional di Marine le PenLink esterno in Francia, la vittoria del candidato nazionalista Andrzej DudaLink esterno alle presidenziali in Polonia hanno certamente radici politiche diverse. Tuttavia, evidenziano la crisi attraversata dai paesi del Vecchio Continente. Una crisi che potrebbe essere accentuata dalla possibile uscita dall'Ue del Regno Unito dell'appena rieletto premier David CameronLink esterno (il referendum sull'argomento si terrà il prossimo annoLink esterno o nel 2017) e della stessa GreciaLink esterno dall'euro. Ipotesi remote ma non impossibili, che segnerebbero il definitivo arenarsi del processo d'integrazione dell'Unione Europea.

Per approfondire: Ora si può: la scalata di Podemos al potere in SpagnaLink esterno

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