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Far cessare lo scandalo del Quirinale? Basta imitare il Papa

ANSA

di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 23 dicembre 2014 - 09:02

Senza troppi giri di parole, diciamolo: ora che Giorgio NapolitanoLink esterno sta per dare le dimissioni, vale la pena di ragionare sull'assurdità del QuirinaleLink esterno.

Sì, avete letto bene: assurdità.

Anzi, per dirla tutta: scandalo.

Palazzo vastissimoLink esterno, giardini immensiLink esterno, una pletoraLink esterno di corazzieriLink esterno, giardinieri, camerieriLink esterno, dirigentiLink esterno, iLink esternompiegatiLink esterno, autisti…

Una corte da far impallidire gli antichi zar e che compete direttamente, per sfarzo, con Buckingham PalaceLink esterno.

Solo che siamo (quasi) nel 2015.

Solo che non c'è un re.

Solo che, soprattutto, non c'è o meglio non ci sarebbe un euro da sprecare nell'Italia passata, con disinvoltura e in un amen, dalla cupa spending reviewLink esterno dell'accigliato professor Mario MontiLink esterno - che tuttora pontifica dal suo scranno di senatore a vita benissimo (e inutilmente) retribuitoLink esterno - alla spending tout court dell'ipercinetico Matteo RenziLink esterno, che, per non avere impicci, ha rispedito a Washington il severissimo Carlo CottarelliLink esterno, quello che doveva sforbiciare, appunto, gli sprechi pubblici.

Torniamo al Quirinale.

A che cosa serve una reggia senza un re?

A nulla.

Costa un botto di denaro, non rende un centesimo e offende i contribuenti garantendo a chi vi lavora stipendi pazzeschiLink esterno e trattamenti previdenziali che sono sfuggiti a qualunque revisione del sistema pensionistico.

Uno scandalo, appunto.

Roma è piena di palazzi molto più piccoli che potrebbero garantire comunque prestigio e decoro alla presidenza della Repubblica. Mentre l'edificio del Quirinale (non a caso nato come residenza pontificia…) potrebbe passare dalla voce costi alla voce ricavi in men che non si dica.

Come?

Basterebbe farne la sede di quel museo nazionale sul modello del LouvreLink esterno o del BritishLink esterno che l'Italia non hai mai avuto. Un paradosso: è o non è il Paese con il più grande patrimonio artistico culturale del mondo?

Eppure…

1) non si sa nemmeno quante sianoLink esterno le opere possedute dallo Stato o dai privati;

2) non esiste un censimento credibileLink esterno dei musei e delle chiese;

3) gli incassi sono risibiliLink esterno perché la maggior parte dei visitatori entra gratis;

4) bookshop, caffetterie e quant'altro - che caratterizzano ormai tutti i grandi luoghi culturali del mondo - sono spesso una chimera;

5) gli orari sono scombinatiLink esterno;

6) gli scioperiLink esterno del personale sistematici;

7) migliaia di sculture, quadri, oggetti preziosi sono imballati da decenni nei depositi sotterraneiLink esterno;

8) le gestioni musealiLink esterno sono da anni Cinquanta;

9) non c'è traccia di un piano credibile per valorizzare questo ben di Dio;

10) e, appunto, manca un grande museo nazionale.

Quale miglior sede del maestoso palazzo del Quirinale, i cui giardini, tra l'altro, potrebbero ospitare grandi sculture concepite per gli spazi aperti?

E avete un'idea di quanto incasserebbe a Roma un supermuseo che raccogliesse il meglio dell'arte italiana di tutti i tempi?

Sarebbe talmente bello e importante da potersi permettere perfino prezzi d'ingresso stellari. E, gestito come il Louvre, aumenterebbe il flusso turistico creando un giro d'affari favoloso.

Impossibile?

Tutt'altro!

Al prossimo presidente della Repubblica basterebbe seguire l'esempio di Papa FrancescoLink esterno, che ha rinunciato al lusso dei palazzi apostoliciLink esterno per vivere nella Domus Sanctae MarthaeLink esterno, l'albergo che ospita i cardinali durante il conclave.

Facile, no?

massimo.donelli@usi.chLink esterno

Segui @massimodonelli

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