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Al G20 Obama rilancia il Pivot to Asia

[Carta di Laura Canali]

Di Giorgio Cuscito (Limes)

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 novembre 2014 - 11:55

Le principali economie al mondo hanno fissato degli ambiziosi obiettivi di crescita e discusso del cambiamento climatico. La Casa Bianca riafferma il ruolo degli Usa in Estremo Oriente. Gelo tra l’Occidente e Putin.

Il rilancio della crescita economica e il cambiamento climatico sono stati i temi dominanti del summit del G20, tenutosi a Brisbane in Australia il 15 e 16 novembre. Tuttavia, sul suo svolgimento ha pesato l'attualità geopolitica, in particolare la crisi in UcrainaLink esterno con annesse tensioni tra Occidente e Russia e il rinnovato impegno degli Stati Uniti di Barack Obama nell'attuazione del Pivot Asia, che punta a contrastare l'ascesaLink esterno militare ed economica della Cina.

Gli obiettivi economici e climatici

Il Gruppo dei 20Link esterno, (composto dalle principali economie avanzate ed emergenti) ha annunciato un pacchetto di oltre 800 misure, che se "pienamente adottate" dovrebbero consentireLink esterno un aumento del pil dei 20 membri del gruppo del 2.1% entro il 2018. L'economia mondiale "produrrebbe 2 mila miliardi di dollari in più e genererebbe nuovi posti di lavoro". I provvedimenti, che riguardano vari campi tra cui commercio, mercato del lavoro, ricerca e sviluppo, tasse e infrastrutture pubbliche, lasciano tuttavia qualche dubbio. Infatti, essi non presentano grandi novitàLink esterno rispetto a quelle già avanzate dai singoli governi in patria. Inoltre, non necessariamente si riuscirà a perseguirli entro i prossimi quattro anni. Il rischio è che, senza adeguate guidelines, questi provvedimenti rappresentino solo una "lista dei desideri".

I leader del G20 hanno affrontato poi la questione del cambiamento climatico, nonostante l'Australia, tra i principali emettitori di anidride carbonica al mondo, abbia tentato di escluderla dall'agenda. Nell'ambito del Framework convention on climate change delle Nazioni Unite, il G20 ha annunciato che intende lavorare alla realizzazione di un protocollo vincolante in occasione della ventunesima Conferenza di Parigi nel 2015.

Sul fronte del cambiamento climatico, sono stati particolarmente attivi Usa e Giappone. I due paesi hanno dichiarato che investiranno rispettivamente 3 e 1.5 miliardi di dollari nel Green climate fundLink esterno, un nuovo fondo internazionale creato dalle Nazioni Unite per aiutare i paesi più poveri a contrastare gli effetti dell'inquinamento. La settimana precedente, durante l'incontro bilaterale Stati Uniti-Cina a margine del summit ApecLink esterno, Obama e il suo omologo Xi Jinping hanno promessoLink esterno di ridurre le emissioni di anidride carbonica entro il 2030, ma i contorni di questo impegno sono piuttosto vaghi.

Putin sempre più isolato

Per Putin il summit è stato decisamente negativo. Atterrato in Australia, il presidente russo ha ricevuto un'accoglienza molto fredda a causa degli ultimi eventi legati alla crisi in UcrainaLink esterno, dove lo scontro tra milizie filo-russe ed esercito regolare nell'Est del paeseLink esterno ha causato da aprile la morte di oltre 4 mila persone.

Secondo la Nato, nei giorni scorsi truppe russe hanno varcatoLink esterno il confine con l'ex repubblica sovietica. Non sarebbe la prima voltaLink esterno che Mosca fornisce sostegno alle milizie ribelli, anche se Putin smentisce ogni coinvolgimento.

Durante il summit i leader occidentali, in primis Obama e la cancelliere tedesca Angela Merkel, hanno minacciato nuove sanzioni economiche che potrebbero prendere di mira il settore bancario e petrolifero russo (già in difficoltà a causa del crollo del prezzo del greggio) e membri della classe dirigente del Cremlino. Il premier canadese Stephen Harper ha dettoLink esterno a Putin "ti stringerò la mano, ma devo dirti una cosa: devi andare via dall'Ucraina". La risposta del capo del Cremlino pare non sia stata positiva, ma non ne sono noti i contenuti.

Ad ogni modo, prima di lasciare anticipatamente il summit, Putin ha dettoLink esterno che, "per quanto strano possa suonare", secondo lui è possibile trovare una soluzione alla crisi ucraina.

Obama rilancia il Pivot to Asia

Obama, invece, ha approfittato del summit per riaffermare il ruolo degli Usa negli equilibri dell'Asia-Pacifico. Questi, secondoLink esterno il presidente americano, non devono basarsi "sull'uso della forza o l'intimidazione da parte dei paesi più grandi nei confronti di quelli più piccoli, ma su alleanze per la reciproca sicurezza". Il messaggio è chiaramente rivolto alla Cina. Pechino rivendica la sovranità su larga parte del Mar Cinese Meridionale e Orientale, generando contese con i paesi viciniLink esterno, in primis VietnamLink esterno e GiapponeLink esterno.

Obama ha detto che gli Usa appoggiano gli sforzi dell'Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (AseanLink esterno, di cui la Cina non fa parte) volti a formulare un codice di condotta per regolare i rapporti con l'Impero del Centro. Questa soluzione non è gradita da Pechino, che preferisce risolvere le dispute marittime bilateralmente per far valere il proprio peso economico e militare.

Obama ha anche invitato l'India ad assumere un ruolo più attivo in Asia Pacifico: un'altra mossa in chiave anti-Cina. Nonostante i recenti accordi economiciLink esterno, Delhi e Pechino restano antagonisti strategici e gli incidenti di confine a cavallo della catena himalayana sono piuttosto frequenti.

Insomma, l'approccio del presidente Usa è stato molto diverso da quello adottato in Cina la settimana scorsa. In quell'occasione, egli ha preferito non affrontare temi spinosi nelle relazioni con Pechino (contese marittime, spionaggio ciberneticoLink esterno, proteste a Hong KongLink esterno) per presentare il già citato accordo sul clima e migliorare la collaborazione sul piano diplomatico, economico e militare.

L'accordo di libero scambio tra Cina e Australia

Xi Jinping ha liquidato la questione delle dispute marittime affermando cheLink esterno la Cina non userà mai la forza per raggiungere i propri scopi, incluso nel Mar Cinese Meridionale. Anche se ha aggiunto che bisogna "essere sempre in allerta contro i fattori che possono privarci della pace."

Ad ogni modo, al centro dell'agenda di Xi vi erano gli affari. Al termine del G20, il presidente cinese e il premier australiano Tony Abbott hanno firmato una dichiarazione d'intenti per realizzare nel 2015 un importante accordo di libero scambioLink esterno (Free trade agreement, Fta). Una volta concluso, l'accordo eliminerà le barriere tariffarie sul 95% dei prodotti australiani diretti verso la Repubblica popolare cinese e faciliterà gli investimenti di quest'ultima in Australia. Nel 2013, l'interscambio commerciale tra i due paesi è stato pari a 150 miliardi di dollari.

L'Fta sino-australiano è in linea con la strategia di politica estera della Cina. Pechino ha appena ottenuto dall'Apec l'approvazione della roadmap per la creazione della Free trade area of the Asia Pacific (Ftaap), un'area di libero scambio che coprirebbe metà del commercio e dell'economia globale. L'Ftaap è considerata la risposta cinese alla Trans-Pacific partnership (Tpp)Link esterno, il lato economico del Pivot to Asia. La Cina intende stringere i rapporti con l'Australia anche per indebolire l'alleanza tra questo paese e gli Stati Uniti.

Chi scende e chi sale

Al di là degli impegni manifestati dai leader mondiali, il summit è apparso decisamente favorevole a Obama, che ha potuto riaffermare il ruolo degli Usa in Estremo Oriente. Negli ultimi mesi, la regione era stata piuttosto snobbata a causa delle crisi in corso in Iraq, Siria e Ucraina. Senza contare che, la settimana scorsa a Pechino, il capo della Casa Bianca aveva dovuto giocare in difesa, mentre Xi Jinping disegnava il suo ordine regionaleLink esterno e l'Apec sosteneva accordi alternativi alla Tpp. In tale contesto, l'intesa sull'Fta con l'Australia è un altro punto a favore della Cina.

Proprio il consolidamento dei rapporti (soprattutto energetici) con Pechino pare essere "l'unica" fonte di conforto per Putin, ormai sempre più distante dai leader occidentali. Anche se Russia e Cina non possono considerarsi alleati a causa delle loro rivalità strategiche, l'introduzione di nuove sanzioni da parte di Ue e Usa potrebbe aumentare la tensione con Mosca e consolidare i rapporti sino-russi.

Per approfondire: Che mondo faLink esterno

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