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In Africa, Cina e Usa non solo per la lotta all’Ebola

Carta di Laura Canali

di Giorgio Cuscito (Limes)

Questo contenuto è stato pubblicato il 22 ottobre 2014 - 09:43

L'epidemia del virus Ebola (Evd), che ha provocatoLink esterno la morte di oltre 4 mila persone in Africa, ha spinto organizzazioni internazionali e paesi come Usa, Cina e Cuba a intervenire direttamente per contrastarne la diffusione. Per Washington e Pechino non si tratta solo di un'emergenza umanitaria.

Origini del virus

L'Ebola è stata identificata per la prima volta nel 1976, quando ha colpito in Africa Centrale, in particolare in Congo, Sudan (incluso l'attuale Sud Sudan), Gabon, Repubblica democratica del Congo e Uganda.

L'epidemia in corso oggi è la più grave della storia. Il virus ha cominciato a diffondersi lo scorso marzo scorso in Guinea, poi si è estesa alla Sierra Leone e alla Liberia. A oggi, si registranoLink esterno casi di contagio a Port Hacourt e Lagos (Nigeria, dove l'epidemia è terminataLink esterno), Madrid (Spagna, dove l'infermiera colpita dal virus è guaritaLink esterno), Dallas (Usa) e Dakar (Senegal).

L'infezione è avvenuta tramite la manipolazione di animali come scimpanzé, pipistrelli della frutta e scimmie infetti trovati malati, morti o catturati nella foresta pluviale. Tra gli umani si diffonde attraversoLink esterno lo scambio di fluidi corporei o gestendo in maniera non protetta i cadaveri delle vittime del virus. Al momento, non esiste una cura specifica per l'Ebola.

Lo scorso settembre, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha definitoLink esterno l'epidemia una minaccia per la sicurezza e la pace e ha inviato uomini e mezzi per arginarla. Tra le organizzazioni internazionali più impegnate vi sono l'Organizzazione mondiale della Sanità, la Croce rossa e Medici senza frontiere.

L'emergenza Ebola è sottoposta a una notevole esposizione mediatica. Da un lato ciò è un bene, poiché i paesi e le istituzioni internazionali sono spinti a prendere provvedimenti per stroncarla sul nascere. Dall'altro, si rischia di generare un livello di preoccupazione eccessivo rispetto ai reali rischi di contagio, ridimensionabili se confrontati con altre malattie. Si prenda la tubercolosiLink esterno e la stessa influenza stagionaleLink esterno, che si trasmettono per via aerea. Nel 2012, la prima ha ucciso 1.3 milioni di persone, la seconda tra le 250 mila e 500 mila. La malariaLink esterno, che si trasmette tramite le punture di zanzare infette, ha mietuto 630 mila vittime.

Le reazioni internazionali

Numerosi paesi sono intervenuti a sostegno degli Stati africani colpiti dall'Ebola.

La Cina ha già inviato centinaia di operatori umanitari, 38 milioni di dollari in aiuti medici (più altri 16 milioni in arrivoLink esterno) e ha donatoLink esterno 6 milioni di dollari al World food programmeLink esterno, per contrastare la scarsità di cibo nei paesi colpiti dall'epidemia.

In più, l'Impero del Centro ha inviatoLink esterno in Africa un farmaco sperimentale per arginare il contagio. La medicina è stata sintetizzata dalla casa farmaceutica Sihuan Pharmaceutical Holdings Group Ltd, che intende realizzare delle sperimentazioni cliniche e probabilmente testarla sulle persone infette. Al momento, l'utilizzo del farmaco è autorizzato solo per le emergenze militari, ma l'azienda cinese ha firmato un accordo con l'Accademia militare cinese delle scienze mediche (un'unità di ricerca) affinché sia venduto anche sul mercato nazionale.

Anche Usa, GiapponeLink esterno e Gran BretagnaLink esterno stanno sperimentando dei farmaci per curare il virus. La statunitense Mapp Biopharmaceutical Inc. ha sviluppatoLink esterno il siero ZMapp, che è stato somministrato a Kent Brantly e Nancy Writebol, i due missionari americani malati di Ebola, di cui è stata annunciata la completa guarigione. Tuttavia, non è chiaro se sia avvenuta grazie a ZMapp.

Gli Usa hanno lanciato United AssistanceLink esterno, un'operazione umanitaria che prevede l'invio in Africa Occidentale di circa 4 mila militari, incluso personale medico, ingegneri e specialisti per la logistica. La missione dovrebbe includere la costruzione di nuove strutture e l'addestramento di operatori sanitari locali. Il costo totaleLink esterno di United Assistance, che si svolgerà nei prossimi sei mesi, è di 750 milioni di dollari.

Il presidente degli Usa Barack Obama ha scelto Ron KlainLink esterno come consigliere speciale incaricato di gestire la risposta statunitense sul piano nazionale e internazionale alla crisi generata dall'epidemia di Ebola. Al momento, negli Stati Uniti sono stati identificati tre casi di contagioLink esterno. Obama ha dettoLink esterno che non intende vietare l'ingresso nel paese ai viaggiatori provenienti dall'Africa Occidentale.

Anche Cuba ha deciso di dare il proprio contributo. L'Havana ha inviatoLink esterno 165 operatori sanitari in Sierra Leone e altri 296 arriveranno in Liberia e Guinea. In un articoloLink esterno sul quotidiano cubano Granma, l'ex presidente Fidel Castro ha detto: "Con piacere collaboriamo con il personale statunitense, non perché Cuba e Stati Uniti, a lungo avversari, cerchino la pace; piuttosto per perseguire la pace nel mondo, un obiettivo che si può e si deve perseguire."

Nel 2013 i due antagonisti storici hanno tentato un riavvicinamentoLink esterno, ma difficilmente la possibile collaborazione in Africa Occidentale determinerebbe dei passi avanti in tale direzione.

Cina e Usa, la gara per l'Africa

Sul piano geopolitico, il rapido intervento di Usa e Cina nel contrastare l'epidemia lascia intravedere interessi che vanno oltre l'emergenza in questione.

L'Impero del Centro è il primo partner commerciale dell'Africa, con cui l'interscambio commercialeLink esterno è pari a 200 miliardi di dollari. Nel Continente Nero, il Dragone rosso acquista soprattutto grandi quantità di petrolio e altre risorse minerarie, necessarie per alimentare la sua crescita economica. In cambio, i paesi africani ottengono finanziamenti, aiuti e investimenti, in particolare nel settore delle infrastrutture. Non tutti gli abitanti accolgono con piacere la presenza delle compagnie cinesi. Del resto, l'interazione tra Pechino e gli Stati africani si basa sul principio di non ingerenza negli affari di altri paesi, che consente di aggirare i problemi riguardanti la tutela dei diritti umani che affliggono gran parte del Continente Nero. Inoltre, alcune aziende dell'Impero del Centro preferiscono assumere propri connazionali per lavorare in Africa, anziché cittadini del posto.

Circa un milione di cinesi abitano nel Continente Nero, ventimila vivonoLink esterno in Guinea, Sierra Leone e Liberia, ma al momento nessuno di loro ha contratto l'Ebola. Naturalmente si tratta di un rischio da tenere in considerazione, come anche la possibilità che il virus arrivi nell'Impero del Centro.

L'epidemia di Ebola rappresenta per Pechino l'occasione per dimostrare che il rapporto con i paesi africani va oltre gli interessi economici. Nello specifico, qualora il farmaco della Sihuan si dimostrasse efficace, la Cina potrebbe acquisire punti in termini economici e di soft power.

L'Africa non rappresenta una priorità per gli Stati Uniti, impegnati nella gestione delle crisi internazionali in Siria, IraqLink esterno e UcrainaLink esterno e i negoziati sul nucleareLink esterno con l'Iran. Ad ogni modo, gli Usa sono il secondo partner commerciale del Continente Nero e, rispetto alla Cina, stanno investendo somme di denaro nettamente più grandi contro l'Ebola. In questo modo, Obama spera di consolidare il rapporto con i paesi africani e guadagnare punti nel confronto con Pechino in un continente di grande interesse strategico non solo per le grandi risorse minerarie, ma per le potenzialità come futuro mercato di destinazione.

Per approfondire: L'epidemia di Ebola e i rischi per la sicurezzaLink esterno

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