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Ogni anno 190 chili di alimenti pro capite finiscono nella spazzatura

In Svizzera si sprecano 2,6 milioni di tonnellate di derrate alimentari all'anno. Due terzi di queste perdite potrebbero essere evitati, rileva uno studio dell'Ufficio federale dell'ambiente.

Questo contenuto è stato pubblicato il 29 aprile 2019 - 21:08
tvsvizzera.it/mar
Insalate un po' appassite e altre derrate da poco scadute ma ancora perfettamente commestibili: la lotta agli sprechi alimentari passa anche da una maggiore consapevolezza dei consumatori del valore degli alimenti. Keystone / Mohssen Assanimoghaddam

Provate a mettere in fila 65'000 camion da 40 tonnellate e avrete la quantità di alimenti che ogni anno in Svizzera non finisce nei piatti dei consumatori.

Stando a un bilancioLink esterno pubblicato lunedì dall'Ufficio federale dell'ambiente (Ufam), sono infatti ben 2,6 milioni le tonnellate di derrate alimentari che vengono sprecate lungo l'intera catena, dal produttore al consumatore, passando per l'industria alimentare al commercio al dettaglio.

Con circa due milioni di tonnellate, le economie domestiche e l'industria alimentare producono quasi l'80% dei rifiuti alimentari.

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Questi sprechi – ricorda l'Ufam – hanno un impatto ecologico notevole: emissioni inutili di CO2, perdita di biodiversità, consumo inutile di risorse terrestri e idriche e non da ultimo effetti economici che si riflettono sui prezzi pagati dal consumatore. Nel settore del commercio al dettaglio, ad esempio, si stima che la perdita complessiva (tra costo della merce e smaltimento) generata da questi rifiuti alimentari superi il mezzo miliardo di franchi, mentre in quello della gastronomia si aggiri attorno al miliardo.

Circa 2/3 evitabili

Buona parte di questi sprechi – circa due terzi – potrebbe essere evitata, sottolinea l'Ufficio federale dell'ambiente.

Le cause all'origine di questa situazione sono diverse. Nell'industria alimentare, che origina circa 715'000 tonnellate di rifiuti alimentari evitabili, non esiste un mercato per certi sottoprodotti. Ad esempio, gran parte della crusca ottenuta macinando i cereali viene semplicemente gettata. 

Tra le economie domestiche, che generano circa mezzo milione di tonnellate di rifiuti evitabili, vi è una scarsa percezione dello spreco alimentare e poca sensibilità al valore delle derrate alimentari, nonché "conoscenze insufficienti dei metodi di conservazione, immagazzinamento e riciclaggio degli avanzi". Tra i consumatori, quasi la metà delle perdite alimentari potrebbe essere prevenuta, scrive ancora l'Ufam, una quantità che corrisponde a circa 60 chili all'anno pro capite. 

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Metà dei rifiuti come concime

Nel suo bilancio, che si basa su cinque studi diversi, l'Ufam analizza anche il modo in cui questi rifiuti vengono smaltiti.

Sui 2,6 milioni di tonnellate di perdite alimentari, circa la metà viene "valorizzata in forma materiale come concimi da riciclaggio". Un altro terzo viene trasformato in mangime per animali e il 21% circa incenerito.

 Nel 2015 la Svizzera ha adottato, insieme a più di 190 Stati, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma d’azione delle Nazioni Unite.

Entro il 2030 anche la Svizzera è pertanto invitata a ridurre della metà lo spreco alimentare globaleLink esterno pro capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e a diminuire le perdite di cibo nelle catene di produzione e di fornitura.

A marzo 2019 il Governo svizzero è stato incaricato dal Parlamento di elaborare un piano d'azione contro lo spreco alimentare.

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