Accoltellamento di Morges, sospetto fine terroristico
Ha assunto connotati inquietanti l'aggressione mortale per strada a Morges, nel Canton Vaud, avvenuta sabato sera.
Lo svizzero-turco di 26 anni sospettato dell'accoltellamento letale di un cittadino portoghese era stato scarcerato da poco più di un mese in relazione a un altro reato ed era noto dal 2017 ai servizi di informazione di Berna per la sua vicinanza agli ambienti dell'estremismo di matrice islamica.
Da parte sua il Ministero pubblico della ConfederazioneLink esterno, che lo scorso ottobre aveva assunto le indagini sul presunto jihadista per la sua competenza sui reati legati al radicalismo religioso, ha fatto sapere di non escludere un movente terroristico per il crimine di Morges.
Nell'aprile 2019 l'uomo era stato infatti imprigionato per aver dato alle fiamme una stazione di servizio a Prilly (Vaud) e nel corso delle indagini la procura cantonale aveva scoperto indizi di suoi legami con cellule jihadiste.
Ma lo scorso luglio il giudice dei provvedimenti coercitivi ne aveva ordinato la scarcerazione, sotto condizione, sulla base di una perizia psichiatrica. E in proposito le autorità hanno precisato che prima del delitto di Morges l'indagato non aveva infranto le regole imposte dalla libertà vigilata (divieto di portare armi, obbligo di annunciarsi, divieto di uscite notturne).
Ora il 26enne è indagato, oltre che per incendio intenzionale, anche per omicidio intenzionale e assassinio.
Secondo la radiotelevisione romanda RTSLink esterno, che cita una fonte vicina all'inchiesta, il sospettato avrebbe già confessato l'omicidio e giustificato il suo gesto con la "vendetta contro lo Stato svizzero" e per questo motivo se l'è presa con una persona qualsiasi che lo rappresenta. Il giovane - che peraltro soffrirebbe di disturbi mentali - avrebbe aggiunto che voleva anche "vendicare il profeta".
tvsvizzera/ats/spal con RSI (TG del 17.9.2020)
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