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Strage di Orlando, il giorno del dolore

Obama: "Preghiamo per le loro famiglie, tormentate da domande senza risposta e con il cuore a pezzi"

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 giugno 2016 - 12:58

Dopo l'attacco ad Orlando, in tutti gli Stati Uniti è il giorno del dolore, delle reazioni politiche e dei dibattiti. Molte le veglie per le 50 vittime e i loro familiari, ma anche molti gli appelli a non lasciare che l'odio divida il Paese. Intanto, alcuni parenti delle vittime attendono ancora notizie dei propri cari.

Per cercare di capire il movente di questa strage, si susseguono notizie ed indiscrezioni sullo sparatore. L'FBI ha confermato che Omar Mateen era noto alle autorità ed era stato indagato due volte per possibili legami con il terrorismo e lo Stato islamico. Il padre di Mateen ha però dichiarato che la religione non c'entra nulla. A far scattare la follia omicida sarebbe stato un bacio tra due gay.

E mentre si susseguono reazioni e messaggi del mondo politico internazionale, la strage di Orlando sta condizionando la campagna per le presidenziali statunitensi. Il candidato repubblicano Donald Trump è arrivato a chiedere il ritiro della rivale democratica Hillary Clinton e le dimissioni del presidente Obama, rei a suo dire di sottovalutare la minaccia rappresentata dall'Islam radicale.

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