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Diritti umani, "bilancio deprimente"

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Questo contenuto è stato pubblicato il 11 dicembre 2018 - 09:24
tvsvizzera/ats/spal con RSI (Tg dell'11.12.2018)

Sono passati 70 anni dalla storica dichiarazione di Parigi del 10 dicembre 1948, quando il mondo, uscito dalle immani tragedie del secondo conflitto, ha voluto inaugurare una nuova era all’insegna della dignità e dell’uguaglianza per ogni essere umano.

Ma le celebrazioni di questa pietra miliareLink esterno nella storia dell’umanità si sono svolte in tono minore o sono passate quasi inosservate. Diverse organizzazioni, in particolare Amnesty International, hanno colto l’occasione per criticare le politiche adottate nei paesi occidentali nei riguardi dei profughi ai quali, a loro dire, sarebbero applicate procedure, soprattutto in tema di respingimenti, in contrasto con il dettato della Dichiarazione universale del 1948.

Di sicuro lo spirito che aleggiava in quegli anni sembra essersi smarrito tra le opinioni pubbliche dei vari paesi, dove oggi prevalgono i timori per la crisi che ha colpito le classi medie e per l’arrivo di nuovi stranieri che vengono visti come una minaccia.

In questo contesto Paulo Sergio Pineiro, attuale presidente della Commissione ONU per la Siria ed ex ministro del governo brasiliano raggiunto dal Tg, lamenta il fatto che siano ancora troppi gli Stati in cui i difensori dei diritti umani sono minacciati ed eliminati fisicamente.

E proprio in materia di migranti, ha osservato sempre Paulo Sergio Pineiro, duole constatare le numerose defezioni a Marrakech dove in questi giorni viene adottato il testo del pattoLink esterno, non vincolante, delle Nazioni Unite in materia di migrazione.


 

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