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Scontro Lega-Pd sui frontalieri

Per il Carroccio l'accordo con la Svizzera è una "stangata" fiscale per i lavoratori mentre i democratici denunciano le discriminazioni alla manodopera italiana nella Confederazione

Questo contenuto è stato pubblicato il 09 febbraio 2016 - 20:18

Secondo giorno di discussioni alla Camera sulle mozioni presentate da diversi gruppi parlamentari sull'accordo raggiunto a dicembre in tema di lavoratori transfrontalieri. La Lega, che ha indetto una conferenza stampa, ha ribadito per bocca del senatore Jonny Crosio la sua opposizione al nuovo regime fiscale, definito una "stangata", per i 62'000 dipendenti lombardi e piemontesi che ogni giorno si recano a lavorare in Svizzera.

Il Carroccio, secondo cui i diritti dei transfrontalieri sono stati sacrificati sull'altare dell'accordo fiscale per il rientro dei capitali, chiede inoltre garanzie sui ristorni ai comuni di frontiera, oggi assicurati dai Cantoni che tassano alla fonte questa particolare categoria di lavoratori e che in futuro saranno di competenza di Roma.

Da parte loro gli esponenti del Pd sottolineano che il governo ha dovuto riannodare le relazioni compromesse a suo tempo dal ministro Tremonti, sostenuto dal centro-destra e, ha precisato il deputato Enrico Borghi (VCO), sono del tutto fasulle le notizie diffuse dalla Lega relative al futuro azzeramento dei fondi ai comuni italiani di confine.

Semmai, insiste il Pd, andrebbero denunciati gli interventi restrittivi dei diritti dei frontalieri nel Canton Ticino, sottoposti negli ultimi mesi a oneri burocratici lesivi della libera circolazione (casellario giudiziale, iscrizione all'albo cantonale degli artigiani, aumento dell'aliquota comunale media sulle imposte alla fonte). Ma su queste aspetti, sostiene il Pd, la Lega Nord è silente per non irritare gli amici della Lega dei ticinesi.

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