Dalla Svizzera alla jihad, senza ritorno
Incoraggiato dai genitori a partire per la Siria e unirsi alla jihad: la vicenda di un giovane di Bienne, raccontata da questo servizio del Telegiornale, ricorda come il pericolo della radicalizzazione esista anche in Svizzera.
Giovane liceale, Majid lascia il nostro Paese nel 2011. Appare nei mesi successivi in un filmato di propaganda, nel quale si mostra accanto a dei cadaveri e rivendica la sua appartenenza ad Al Qaeda in Siria.
Successivamente, si unirà all'autoproclamato Stato islamico e sarà ucciso. Un destino -e questo è un aspetto inquietante- del quale avrebbero responsabilità i suoi genitori, che hanno continuato a vivere in Svizzera fino al 2015.
I due, palestinesi di Giordania, avevano ottenuto asilo in Svizzera nel 2000, con il loro bambino di 8 anni. Erano fuggiti dall'appartamento di Bienne non appena convocati in relazione all'inchiesta sul figlio.
Una profuga che vive oggi in Germania racconta di aver vissuto, per due settimane, con la madre di Majid a Raqqa. "Era una palestinese. Mi ha detto che veniva dalla Svizzera e che si trovava nei territori dell'Isis per ritrovare suo figlio. Voleva salvarlo".
Una versione dei fatti che contrasta con un documento ottenuto dai giornalisti della tv svizzero-tedescaLink esterno SRF [video sopra]. Dallo scritto, emergerebbe anche la partecipazione del padre di Majid a una riunione segreta per organizzare un attentato in Svizzera.
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