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Imam etiope condannato ed espulso

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Questo contenuto è stato pubblicato il 23 novembre 2017 - 17:39
tvsvizzera/mar con RSI (TG del 23.11.2017)

Diciotto mesi sospesi con la condizionale e espulso per un periodo di 10 anni: è la sentenza pronunciata da un tribunale del cantone Zurigo nei confronti di un imam etiope che aveva incitato a uccidere i musulmani non praticanti.

Il giudice del tribunale distrettuale di Winterthur ha accolto quasi completamente le richieste di pena del Ministero pubblico; l'unica differenza è la durata del divieto di rimettere piede in Svizzera: il procuratore chiedeva infatti 15 anni. 

Il predicatore era stato arrestato il 2 novembre 2016 e si trova in detenzione preventiva per il pericolo di fuga. Dell'espulsione dovrà occuparsi ora la Segreteria di Stato della migrazione. Il rinvio potrebbe rivelarsi difficile, poiché la Svizzera non dispone di un accordo di riammissione con l'Etiopia.

Altri sviluppi

I fatti risalgono al 21 ottobre 2016, quando nella moschea An’Nur di Winterthur, l’imam 25enne aveva affermato che i musulmani che non pregano in comunità devono essere “banditi, respinti, evitati e calunniati fino al loro ritorno”. E che se perseverano devono essere uccisi, anche se praticano per conto loro, stando a quanto si legge nell’atto di accusa.

L'imputato ha dal canto suo dichiarato di avere imparato a memoria il testo sacro, ma di non aver capito le parole che pronunciava durante la predica. Un esperto ha però giudicato eccellenti le conoscenze in arabo classico dell'accusato. 

L'imam etiope si è difeso affermando che non capiva bene il significato delle sue parole in arabo. Keystone


Immagini amatoriali di omicidi

Il Ministero pubblico ritiene inoltre che l'imam abbia condiviso e messo "mi piace" a immagini brutali di omicidi su Facebook. L'etiope, richiedente l’asilo, è inoltre accusato di aver lavorato quattro settimane senza le necessarie autorizzazioni, violando così la legge sugli stranieri.

La moschea An'Nur, nel quartiere Hegi di Winterthur, ha chiuso i battenti lo scorso mese di giugno. Era considerata un luogo di radicalizzazione islamica. Secondo varie fonti, sarebbero almeno cinque i ragazzi partiti dalla città zurighese verso la Siria per la jihad, nelle file dell'Isis.

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