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Rompere con la tradizione per salvare le api

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Le api mellifere e le api selvatiche sono responsabili dell'80% dell'impollinazione delle piante e quindi svolgono un ruolo chiave nella produzione di cibo. Ma sono minacciate dalla perdita di habitat, malattie e pesticidi. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 20 maggio 2020 - 08:33
Julie Hunt

Un gruppo di biologi americani e tedeschi sostiene da anni che le api sarebbero in grado di difendersi meglio dalle minacce, se i metodi di apicoltura fossero più adeguati alla loro vita. La pubblicazione più recente su questo tema è "Evolution der Bienenenhaltung" (Evoluzione dell'apicoltura) di Torben Schiffer.

In Svizzera ci sono circa 18’000 apicoltori con 165’000 colonie di api. La densità di api è elevata rispetto ad altri paesi europei, con 4,0 colonie per km2. La Germania ne ha 1,9, la Francia 2,5 e il Regno Unito 1,3. I dati svizzeri risalgono al 2014, gli altri al 2010. (Fonte: Agroscope)

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Le loro idee non sono però molto popolari tra gli apicoltori svizzeri, che chiedono maggiori prove scientifiche. Essi fanno notare che i cambiamenti proposti per migliorare la salute delle api costano spesso di più, sono difficili da realizzare e rischiano di ridurre la resa di miele.

Eliminare i parassiti

Una delle sfide principali per la salute delle api mellifere è il Varroa destructor, un acaro originario dell'Asia. Come devono affrontarlo gli apicoltori?

Jean-Daniel Charrière, ricercatore del Centro di ricerca sulle api presso Agroscope, afferma che la maggior parte degli apicoltori svizzeri utilizza acido formico e ossalico per tenere sotto controllo gli acari. Ma questi ultimi stanno sviluppando una resistenza alle sostanze sintetiche. 

"Più di ogni altro insetto, l'ape da miele ha il potere di conquistare i nostri cuori e di connetterci emotivamente con le meraviglie e i misteri della natura", Thomas Seeley

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I biologi, come Torben Schiffer, temono che anche le sostanze chimiche alternative possano danneggiare le api. Invitato lo scorso marzo presso l'Istituto agrario del Cantone di Friburgo, il biologo tedesco ha paragonato l'apicoltura in Svizzera all'allevamento intensivo in fabbrica, come riportato dal giornale locale in lingua tedesca Freiburger Nachrichten. "Non possiamo sfruttare e conservare le api allo stesso tempo", ha dichiarato Torben Schiffer, illustrando le sue idee per un'apicoltura adeguata alle varie specie e senza trattamenti.

Mathias Götti Limacher, presidente dell'organizzazione di apicoltori ApisuisseLink esterno ha dichiarato: "Siamo molto grati per le nuove idee. Ma prima di poter emanare raccomandazioni pratiche, dobbiamo assicurarci che abbiano un ampio sostegno scientifico".

Case migliori per le api

Alcuni scienziati sostengono la necessità di eliminare preventivamente le colonie prive di resistenza alla varroa, in modo da impedire che gli acari si diffondano in massa ad altre colonie. Questo approccio non è raccomandato in Svizzera. L'apicoltrice Isabelle Bandi, formatrice di apicoltori, ritiene che l’eliminazione di queste colonie sia troppo drastica e rischiosa per l'impollinazione. A suo avviso, gli apicoltori dovrebbero prima di tutto migliorare le condizioni di vita delle api.

Nuove idee

Nel 2019 una delegazione di apicoltori svizzeri si è recata in gita in Galles, dove colonie di api autoctone sono sopravvissute in zone isolate che sembrano essere meno soggette a malattie. Allevando un numero maggiore di queste api autoctone resistenti, gli apicoltori gallesi sperano di invertire il declino causato dall'infestazione di varroa.

Il viaggio ha dato agli svizzeri alcune nuove idee per affrontare il parassita, ma l’organizzazione Apisuisse è contraria all'importazione di colonie e ritiene che l'apicoltura debba essere adattata alle condizioni locali. "Non possiamo semplicemente importare api dal Galles e imitare il loro tipo di apicoltura", ha spiegato Mathias Götti Limacher . 

Per ridurre il rischio di contaminazione delle api infettate dagli acari della Varroa, alcuni ricercatori sostengono che la distanza tra gli alveari dovrebbe essere di almeno di 30-50 metri. Questo è difficile da attuare in paesi come la Svizzera, con una fitta popolazione di api e sistemi di allevamento tradizionali (dove gli alveari sono accatastati a pochi metri tra loro e tutte le colonie seguono la stessa traiettoria di volo).

"L'obiettivo è di muoverci verso uno sviluppo dell'apicoltura ideale e non di allontanarci", sottolinea Mathias Götti Limacher. Isabelle Bandi aggiunge: "Dobbiamo introdurre nella nostra formazione raccomandazioni per un'apicoltura più vicina alla natura. Ciò che ogni apicoltore può realizzare da solo è un'altra questione". 

Pericolo insetticida

La minaccia per le api derivante dai prodotti chimici utilizzati in agricoltura viene affrontata a livello politico. Nel 2019 è stato istituito un gruppo parlamentare che si occupa della moria delle api e dal 2013 in Svizzera è vietato l'uso di tre tipi di insetticidi per le colture di mais e colza.

Con il piano d'azione nazionale per la salute delle api (2014) sono state introdotte disposizioni per ridurre i rischi legati ai pesticidi per le colonie di api vicine alle colture.

Sono state inoltre lanciate due iniziative contro i pesticidi. La prima, “Per una Svizzera senza pesticidi sintetici”, mira a vietare l'uso di tutti i pesticidi che uccidono tra l’altro le api. La seconda iniziativa, "Acqua potabile pulita e cibo sano", chiede che in futuro vengano versati contributi solo agli agricoltori che si astengono dall'usare pesticidi.

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