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Migranti, l'Ue cerca una nuova intesa

In discussione fino a mercoledì la ridistribuzione di 120 mila richiedenti asilo; per risolvere la crisi, Angela Merkel si appella anche agli USA

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 settembre 2015 - 22:01

Sono giorni cruciali per l'Europa, per quanto concerne la sfida rappresentata dal continuo flusso di migranti: martedì e soprattutto mercoledì l'Ue è nuovamente chiamata a trovare un'intesa sulla redistribuzione di 120mila richiedenti l'asilo.

"La Germania è pronta a fare la sua parte e l'ha dimostrato", ha dichiarato la cancelliera tedesca alla vigilia della due giorni, "ma questa è una sfida di tutta l'Europa. Siamo un'Unione con gli stessi valori e le stesse regole e dunque dobbiamo agire insieme".

Angela Merkel si rivolge prima di tutto ai Paesi più ostili alle quote, quelli dell'Est. Forse per ammorbidire le loro posizioni, il Lussemburgo -che presiede l'UE- ha proposto lunedì un bonus per ogni rifugiato accolto, da 6mila a 6mila 500 euro. Ai Paesi viene data inoltre la possibilità di chiedere di ritardare i ricollocamenti dei migranti di sei mesi.

L'Ungheria, a parole, dice sì all'accordo sulle quote, rinunciando addirittura a collocare in altri Paesi oltre 50mila migranti. Ma nei fatti Budapest ha inasprito ancor di più le leggi. All'esercito, schierato al confine, sono dati più poteri. In ultima istanza anche quello di sparare ai migranti.

Ma Angela Merkel, nel suo discorso, si è rivolta anche agli Stati Uniti, cui ha chiesto non soltanto di accogliere più rifugiati siriani, ma pure di combattere le cause della crisi siriana sul posto. È irrealistico, ha aggiunto, che l'Ue possa risolvere la questione da sola.

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