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Mario Tuti "noi le stragi non le abbiamo fatte"

Di Raffaella Fanelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 ottobre 2015 - 10:59

"Nell'estate del '74 circolarono voci di un colpo di Stato anche nel nostro ambiente... Di una cosa sono sicuro: noi neri le stragi non le abbiamo fatte". Mario Tuti, il fondatore del Fronte Nazionale Rivoluzionario, condannato a due ergastoli e oggi in regime di semilibertà racconta le stragi e gli anni di piombo.

E assolve i fascisti. Anche Valerio Fioravanti e Francesca Mambro: "Con la strage di Bologna non c'entrano", dice. Nonostante la sentenza definitiva del 1995 che condannò all'ergastolo Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro "come appartenenti alla banda armata che organizzò e realizzò l'attentato di Bologna". E nonostante le dichiarazioni di altri terroristi neri come Calore o Vinciguerra. Mentre nel 2007, ricordiamo, si aggiunse anche la condanna di Luigi Ciavardini, minorenne all'epoca dei fatti.

Mario Tuti ammette l'eliminazione di Ermanno Buzzi, un fascista bresciano condannato in primo grado all'ergastolo per la strage di Piazza della Loggia. "Sapevano che lo avremmo ucciso. La sentenza era già stata scritta su Quex, il bollettino ciclostilato dei detenuti politici nazional-rivoluzionari del tempo che arrivava regolarmente in carcere".

Tuti afferma che magistrati e direttori avevano copia di quel bollettino di morte. Che sapevano che ci sarebbe stata quell'esecuzione. E in una mattina di primavera del 1981 Buzzi fu strangolato con i lacci delle sue scarpe nel cortile del carcere di massima sicurezza di Novara da Tuti e Pierluigi Concutelli. "Per la strage al treno Italicus sono stato assolto... Aldo Moro poteva essere l'obiettivo, sarà per questo che non hanno voluto approfondire la pista dell'Aiello".

Perché sul treno esploso nei pressi di San Benedetto Val di Sambro salì pure l'allora presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro. 12 furono i morti e 48 i feriti. Moro, invece, fu raggiunto da alcuni funzionari del Ministero e fatto scendere all'ultimo momento per firmare alcuni documenti. "Claudia Aiello, una italo-greca, dipendente del Sid con funzioni di interprete, fu ascoltata pochi giorni prima dell'attentato dalla proprietaria di una ricevitoria del lotto di Roma mentre al telefono parlava di bombe pronte...

Durante il mio processo un colonnello dei carabinieri fu condannato a cinque anni per proteggerla". Sempre alla strage dell'Italicus, Mario Tuti collega l'omicidio di Alceste Campanile, militante 22enne di Lotta Continua. "Sapeva troppo e non ci si poteva fidare di uno come lui". E allo strano suicidio del professor Ennio Scolari: ''Nel corso del processo in cui ero imputato venne fuori uno scritto anonimo arrivato alla polizia di Reggio Emilia che riproponeva per la strage al treno una pista legata ad ambienti dell'intellighenzia di sinistra di quella città, e che era già stata indicata all'inizio delle indagini ma poi lasciata cadere... Quando le persone indicate in quel biglietto furono chiamate a testimoniare Scolari, docente nella facoltà frequentata da Campanile e dirigente del partito comunista, si suicidò... o venne suicidato... impiccandosi". Mai saputo, dice, di coinvolgimenti della P2 e dei servizi segreti: "Licio Gelli? Mai conosciuto"

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