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L’Italia di serie A protetta, l’Italia di serie B devastata

tvsvizzera

Hypercorsivo di Massimo Donelli

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 maggio 2015 - 10:56

Non sarà dimenticato facilmente l'1 maggio 2015. Non in Italia, almeno. Al Nord, al Centro e al Sud, infatti, sono andate in scena tre diverse rappresentazioni sceniche che hanno marcato, una volta di più, l'assoluta distanza tra il popolo e i palazzi della politica.

Vediamo.

Al Nord, l'Italia reale (operai, impiegati, titolari di partite IVA, imprese) ha mostrato il volto migliore del Paese: l'ExpoLink esterno, (quasi) ultimato in zona CesariniLink esterno, è una meraviglia di tecnologia, ingegneria, architettura da leccarsi i baffi. Merito di chi si è spaccato la schiena giorno e notte per metterlo in piedi, sorprendendo tutti, compresi, diciamolo, i più scettici (incluso il sottoscritto).

Benissimo.

Malissimo, invece, il presidente del Consiglio, più fastidioso della pioggia che ha infelicitato la cerimonia di apertura.

Matteo Renzi ha dimostrato, una volta ancora, la sua caratura provinciale, tenendo non un discorso di alto profilo (avrebbe potuto richiamare la classicità; e porvi al centro la cultura latina che ha diffuso, nel mondo allora conosciuto, il sapere alimentare) ma un comizietto autocelebrativo e astiosoLink esterno in cui se l'è presa con non meglio identificati gufi e profeti di sventura. Quasi volesse dare ragione all'ex direttore del Corriere della seraLink esterno, Ferruccio de BortoliLink esterno, che, nel suo ultimo editorialeLink esterno, dopo averlo definito "caudilloLink esterno", l'ha marchiato come "un maleducato di talento".

Al Centro, ovvero a Roma, in Piazza San Giovanni, obbedendo a un riflesso pavlovianoLink esterno, si è celebrata, invece, la festa dei lavoratori con il concerto che viene chiamato, chissà perchè, concertone.

Una spesa faraonica (la kermesse è gratuita); un palco popolato da carneadi della musica leggera che, tra una strimpellata e l'altra, si sentono obbligati a fare strampalati discorsi sociopoliticiLink esterno; una folla che, statene certi, in larga misura non sa nemmeno perché si celebra il primo maggioLink esterno.

Chi paga il conto?

I sindacati, ossia i lavoratori dipendenti, gli utili idioti del sistema italiano, i più tartassati dal fisco.

Domanda ai sindacalisti di professione: non era più economico, meno convenzionale e forse più efficace annullare questo carrozzone e circondare simbolicamente il ministero delle Finanze chiedendo di smetterla con la tosatura di chi lavora per cominciare, sul serio, la lotta agli evasori fiscali stanandoli door to doorLink esterno?

Già, i sindacalisti.

Per parlarne ci spostiamo al Sud, a Pozzallo, in provincia di Ragusa, nella splendida terra di Sicilia.

I segretari di CgilLink esterno, CislLink esterno e UilLink esterno hanno scelto questa cittadina per i loro comizi vintage, in puro stile anni Cinquanta. Perché Pozzallo, forse perché temevano, in una metropoli, di avere la piazza mezza vuota?

Perché, hanno spiegato, è lì che arrivano quei poveracci spediti su barconi marci dalle coste libiche. E via di retorica terzomondista e di Link esternoslogan sul lavoro per tuttiLink esterno. Molto nobile. Poco efficace. E, anche qui, distante dal Paese reale.

Dove le priorità sono, appunto, il fisco, sempre più asfissianteLink esterno; la disoccupazione giovanile di chi è nato e risiede in Italia, ormai a livelli recordLink esterno; la facilità di accesso al credito per avviare un'attività privata, magari anche piccolina, dei tanti stranieri che vivono qui, sognano di ottenere un giorno la cittadinanza e vorrebbero dimostrare con il lavoro che se la meritano.

Invece no.

Sordi alle voci della realtà, al Nord, al Centro e al Sud i signori della politica (sindacalisti inclusi, ovviamente) parlano e cantano del nulla.

A proposito di canto: per l'Expo hanno modificato l'innoLink esterno. E gli è pure sembrata una genialata. Mah...

Così così i vertici dello Stato hanno applaudito compiaciutiLink esterno perchè non ci sono stati feriti nella Milano devastataLink esterno dai black blocLink esterno. Devastata mente la polizia stava a guardare, secondo precise disposizioni venute dall'altoLink esterno.

E chissenefrega delle auto bruciate, dei negozi con le vetrine spaccate, dei palazzi imbrattati.

L'importante è aver blindato la ScalaLink esterno per quelli che FortebraccioLink esterno chiamava "lorsignoriLink esterno": il premier, il sindaco e compagnia bella.

L'Italia di serie A, insomma.

L'Italia di serie B, intanto, deve piegare la testa, riparare i danni, pagare le tasse.

E guai a pretendere di avere l'ordine pubblico garantito!

Chiaro, no?

Segui @massimodonelliLink esterno

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