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L'adesivo «razzista» che fa discutere

Le aziende del Ticino lo possono esporre per indicare la percentuale dei lavoratori residenti impiegati nella struttura. Gli ideatori spiegano che non è razzismo, ma che "c'è crisi".

Questo contenuto è stato pubblicato il 06 febbraio 2015 - 19:04

È un bollino, un autocollante, ideato e promosso dal Comune di Claro, in Ticino, in difesa della manodopera locale. Ce ne sono 60 in stampa, per ora, con le diverse percentuali di elvetici, o stranieri residenti, impiegati dall'impresa che lo espone.

L'adesivo è diventato un caso in Italia: giornali e televisioni ne hanno parlato, battezzandolo "il marchio delle imprese patriottiche" ed i frontalieri sono insorti. ''E' una decisione che non si può commentare - ha detto Antonio Locatelli, presidente dei 5.000 frontalieri del Verbano-Cusio-Ossola - Credo debba intervenire il nostro ministro degli Esteri. Vogliamo più rispetto per noi che ogni giorno varchiamo il confine per andare a lavorare".

L'idea a Claro è stata condivisa da tutto il Municipio. Ed il sindaco Roberto Keller rinvia al mittente tutte le critiche: "Non è campanilismo, ma lungimiranza. E' intrigante e non è assolutamente razzista, è solo il grido disperato di qualcuno che vuole far capire che i ragazzi possono essere aiutati nel trovare lavoro dalle nostre ditte, che comunque ricevono qualcosa dal Cantone".

ATS/red

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