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Impieghi ai residenti, "Non è razzismo ma trasparenza"

Sta facendo discutere il Comune di Claro, nel Canton Ticino, dove è stato promosso il contrassegno che indica la provenienza del personale di aziende e negozi

Questo contenuto è stato pubblicato il 07 febbraio 2015 - 16:26

"Ho visto il servizio di Uno Mattina su Rai Uno ed è stato un pugno sotto la cintura. Mi ha fatto star male". Roberto Keller - il sindaco di Claro promotore dell'iniziativa dell'adesivo "Qui impieghiamo personale residente", di cui si stanno occupando le maggiori testate italiane - non ci sta. La sua proposta, che vuole dare visibilità alle ditte e ai commerci del canton Ticino che impiegano manodopera locale al posto di quella, assai meno costosa proveniente dal Nord Italia, non ha nulla di xenofobo, ci tiene a precisare.

Ma non pensa che comunque l'esposizione di un adesivo che indica la provenienza del personale possa essere interpretato come discriminatorio?

"È stato completamente travisato il senso dell'operazione, che è quello di ricercare un equilibrio nel mondo del lavoro nel Canton Ticino nel modo più democratico possibile. Sentirci paragonati a ciò che veniva fatto dopo il 1939 in Italia contro gli ebrei, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, è molto duro da digerire".

Ma che senso ha tutelare la manodopera residente in un piccolo comune relativamente lontano dal confine in cui i frontalieri sono solo 25, il 7% degli occupati a Claro?

"Non è il problema degli occupati nel nostro comune ma nell'intero cantone. Indirizzato a tutti i giovani in Ticino ma anche alle persone disoccupate dai 50 anni in su. Proprio oggi una signora mi ha detto: "Non riusciamo più a trovare un lavoro". Il nostro adesivo può essere esposto in qualsiasi negozio o ditta del cantone, da Airolo a Chiasso".

Ma le pare idonea un'iniziativa di questo tipo presa da un comune quando, come lei ha appena detto, si tratta di una questione che ha una portata cantonale?

"Il nostro è da interpretare con un grido di disperazione che abbiamo voluto lanciare con la speranza che qualcuno lo raccolga e si faccia qualcosa a livello cantonale. Il nostro adesivo è in un cero senso analogo a quello rilasciato dalle autorità cantonali "Qui si formano apprendisti" con il quale si evidenzia il fatto che le aziende o i negozi si impegnano concretamente nella formazione professionale del personale. È una questione di trasparenza, si segnala che la ditta che espone il contrassegno si impegna a pagare salari in linea con quelli percepiti dal personale residente. Ed è una scelta improntata al principio del migliore candidato a parità di stipendio. Abbiamo molti settori, pensiamo alla scuola, in cui ci sono frontalieri retribuiti allo stesso modo dei residenti e questo non ci pone problemi. La questione è che ora la situazione socio-economica è fortemente diversa ai due lati della frontiera e non esiste più un equilibrio sul mercato, dal momento che vi è un'offerta di candidati, frontalieri, che costano la metà".

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