Navigation

Il tesoro di Alibaba e il vaso di Pandora: perché la Cina blocca le Vpn

Carta di Francesca La Barbera

di Giorgio Cuscito (Limes)

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 febbraio 2015 - 10:45

Pechino sta aggiungendo nuovi mattoni alla “Grande muraglia di fuoco”, l’apparato di monitoraggio e censura creato per isolare la Cina digitale dal resto del mondo. L’ultima mossa è stata bloccare temporaneamente l’utilizzo di alcune reti private virtuali (Virtual private network, Vpn), strumenti attraverso cui gli utenti possono accedere a Facebook, Twitter, YouTube, Google (i cui risultati sono filtrati) e altri siti Internet vietati nella Repubblica popolare cinese (Rpc). Da qualche giorno, alcuni Vpn hanno ripreso a funzionare.

Pechino sta aggiungendo nuovi mattoni alla "Grande muraglia di fuoco", l'apparato di monitoraggio e censura creato per isolare la Cina digitale dal resto del mondo. L'ultima mossa è stata bloccareLink esterno temporaneamente l'utilizzo di alcune reti private virtuali (Virtual private network, VpnLink esterno), strumenti attraverso cui gli utenti possono accedere a Facebook, Twitter, YouTube, Google (i cui risultati sono filtrati) e altri siti Internet vietati nella Repubblica popolare cinese (Rpc). Da qualche giorno, alcuni VpnLink esterno hanno ripreso a funzionare.

L'obiettivo di Pechino è affermare la sua "sovranità cibernetica" (wangluo zhuquanLink esterno) nel Web cinese, popolato da oltre 648 milioni di utentiLink esterno.

Il blocco delle Vpn

La scorsa settimana, AstrillLink esterno, StrongVpn e Golden Frog, tra i più popolari provider di Vpn, sono stati bloccati. Il problema ha riguardatoLink esterno soprattutto i dispositivi iOsLink esterno della Apple (iPhone e iPad). Strumenti utili a superare la censura ma meno conosciuti come Psiphon, Lantern, Tor e altri provider di Vpn sono rimasti attiviLink esterno.

Secondo un anonimo fondatoreLink esterno di un sito straniero che monitora Internet nella Rpc, citato dal quotidiano locale Global Times, il blocco si sarebbe verificato a livello di protocollo. "Significa che il firewall non ha bisogno d'identificare ogni provider di Vpn e bloccare i suoi indirizzi Ip, ma semplicemente può individuare il traffico durante il transito e fermarlo".

Fang BinxingLink esterno, considerato l'artefice del sistema di sorveglianza e monitoraggio cibernetico della Rpc, ha affermato che le compagnie straniere che vendono servizi Vpn in Cina devono registrarsi presso il ministero per l'Industria e l'Informazione Tecnologica (Miit). Nessuna di queste, dice Fang, l'avrebbe fatto. Il Miit è uno degli organi responsabili del monitoraggio del ciberspazio. Si occupaLink esterno della "salvaguardia della sicurezza delle informazioni" e della "costruzione del sistema informativo". Wen KuLink esterno, direttore del Miit, ha affermato che il governo è impegnato nel "sano" sviluppo del Web in Cina e che "i siti stranieri devono rispettare le leggi cinesi e le politiche di gestione di Internet se vogliono operare nel paese". Tradotto: a casa nostra dettiamo noi le regole.

Negli ultimi mesi, anche InstagramLink esterno, Flickr (siti per la condivisione di immagini) e GmailLink esterno sono stati bloccati. Mentre i servizi iCloudLink esterno della Apple, Microsoft OutlookLink esterno e YahooLink esterno hanno subito degli attacchi cibernetici.

E' opportuno chiarire che la maggior parte degli utenti cinesi non è interessata ad accedere ai siti occidentali vietati né a utilizzare le Vpn. E i più di quelli che se ne servono non sono mossi da ragioni politiche. L'uso massiccio di questi servizi riguarda piuttosto gli stranieri che si trovano nella Rpc. Ragion per cui nel corso degli anni Pechino ha chiuso un occhio sulla loro esistenza. La decisione di impedire temporaneamente l'utilizzo di specifiche reti virtuali private potrebbe indicare indirettamente che il numero di cinesi collegati a esse sta crescendo.

Diventare una "potenza cibernetica"

Il blocco dei siti stranieri, la censura internaLink esterno e il controllo del ciberspazio sono tutt'altro che pratiche nuove per la Rpc. Inoltre, non è la prima volta che si registrano malfunzionamenti delle Vpn. Il caso peggiore risale probabilmente a novembre 2012Link esterno. In quel periodo si svolse il diciottesimo congresso del Partito comunista cinese (Pcc), che portò alla nomina di Xi Jinping come suo segretario generale. A marzo 2013, Xi sarebbe diventato presidente della Rpc.

Tuttavia, Pechino si è mostrata più risoluta nell'affermare la propria "sovranità cibernetica" a cominciare dall'anno scorso. La creazione del comitato ristretto per la Sicurezza della Rete e l'informatizzazione, guidato proprio da Xi Jinping, è stata decisiva. Il suo compito è trasformare la Cina in una "potenza cibernetica" (wangluo qiangguoLink esterno). Ciò significa rafforzare i sistemi di sicurezza del Web per impedire che minacce esterne (vedi spionaggio UsaLink esterno) e interne destabilizzino il paese. Il governo non vuole rischiare che eventi come le primavere arabe in Medio Oriente o la rivoluzione degli ombrelli a Hong KongLink esterno (dove le proteste sono tenuamente ricominciate) stimolino la popolazione a pretendere più diritti. A tal proposito, è importante ricordare che gli "incidenti di massa" (categoria sotto cui Pechino registra tute le proteste legate a diritto del lavoroLink esterno, questioni etniche, inquinamento, demolizioni forzate) sono notevolmente aumentatiLink esterno negli ultimi anni.

Quindi la Grande muraglia di fuoco servirebbe a mantenere la stabilità del paese - e il primato del Pcc. Tuttavia, secondo alcuni media localiLink esterno, questa avrebbe effetti positivi anche per l'economia. Impedire l'accesso a siti Internet stranieri come YouTube, Twitter, Google e Facebook spingerebbe gli utenti a servirsi solo degli omologhi cinesi autorizzati - e monitorati - da Pechino. Tra questi vi sono Youku, Weibo, Tencent, Baidu e Alibaba. La piattaforma di e-commerce fondata da Jack Ma (accusataLink esterno di vendere prodotti contraffatti) ha recentemente debuttato alla borsa di Wall Street ed è un fiore all'occhiello dell'economia cinese.

A dir la verità, questa presunta forma di "protezionismo" genera benefici limitati. Per le aziende cinesi è difficile espandersi all'estero senza accedere ai mezzi di comunicazione utilizzati fuori dalla Rpc. In più, la Grande muraglia di fuoco ostacola le compagnie straniere che vogliono operare e investire in questo paese. Senza contare i danni che l'isolamento digitale può recare all'ambito accademico locale.

Eppure Pechino dovrebbe essere conscia dei vantaggi di accedere ai mezzi di comunicazione occidentali, visto che – a differenza degli utenti cinesi - l'agenzia di stampa Xinhua e il Quotidiano del popolo (legati al governo) hanno i loro account Twitter (1Link esterno,2Link esterno) e Facebook (1Link esterno,2Link esterno).

Internet o Intranet?

Il temporaneo blocco delle Vpn ha dimostrato che la Grande muraglia di fuoco potrebbe diventare impenetrabile se Xi lo decidesse, ma questo non è necessariamente l'obiettivo finale. Al momento, l'impressione è che la Cina voglia dettare le sue regole nel ciberspazio e farle accettare agli altri paesi.

Per esempio, recentemente sono stati imposti nuovi standard di sicurezzaLink esterno alle aziende che vendono prodotti tecnologici al settore bancario cinese.

A gennaio, la Apple, pur di salvaguardare il suo successoLink esterno nella Rpc, è diventata Link esterno la prima azienda straniera a sottoporsi ai controlli da parte dell'apparato cibernetico mandarino. Si teme che il governo cinese individui le falle di questi strumenti tecnologici e le utilizzi a scopi di spionaggio industriale e cibernetico.

Inoltre, lo scorso mese, la Rpc e gli altri membri della Shanghai cooperation organizationLink esterno (Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) hanno propostoLink esterno alle Nazioni Unite un codice di condotta internazionale sulla Information security. Si tratta di una versione aggiornata di quella già inviata nel 2011.

Infine, dal primo marzo Pechino vieteràLink esterno tutti gli avatar e i profili che diffondono contenuti dannosi o che si fingono personaggi famosi o istituzioni sui social media cinesi. Gli account, infatti, non devono diffondere informazioni che "violino la Costituzione o le leggi del paese, sovvertano il potere dello Stato, minaccino la sicurezza nazionale e la sovranità, siano considerate false".

"Usato bene, Internet è il tesoro di Alibaba; usato male, è il vaso di Pandora" ha affermatoLink esterno qualche mese fa Lu Wei, direttore dello State internet information office (Siio) e "zar di Internet" in Cina. Cosa Lu intenda per bene e male è chiaro. Ancora più chiaro è perché Pechino voglia affermare la sua sovranità cibernetica.

Per approfondire: La rete degli spiriti che "difende" Internet in CinaLink esterno

Partecipa alla discussione!

I contributi devono rispettare le nostre condizioni di utilizzazione.
Ordina per

Cambia la tua password

Desideri veramente cancellare il tuo profilo?

Non è stato possibile registrare l'abbonamento. Si prega di riprovare.
Hai quasi finito… Dobbiamo verificare il tuo indirizzo e-mail. Per completare la sottoscrizione, apri il link indicato nell'e-mail che ti è appena stata inviata.

Scoprite ogni settimana i nostri servizi più interessanti.

Iscrivitevi ora per ricevere gratuitamente i nostri migliori articoli nella vostra casella di posta elettronica.

La dichiarazione della SRG sulla protezione dei dati fornisce ulteriori informazioni sul trattamento dei dati.