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La vittoria dei repubblicani complica i piani di Obama

Carta di Laura Canali tvsvizzera

di Giorgio Cuscito (Limes)

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 novembre 2014 - 21:31

Le elezioni di midterm negli Stati Uniti hanno sancito la vittoria del partito repubblicano (Grand old party, Gop) alla camera dei rappresentanti e al senato. Con il loro voto, i cittadini hanno bocciato il presidente Usa Barack Obama e creato le premesse per una difficile coabitazione tra Congresso e Casa Bianca nei suoi ultimi due anni di mandato.

L'esito delle votazioni

I repubblicani hanno conservatoLink esterno il controllo della camera dei rappresentanti e conquistato il senato (prima a maggioranza democratica), ottenendo 52 seggi su 100. Questi potrebbero diventare 53 quando a dicembre si terrà il ballottaggioLink esterno in Louisiana.

Il Gop ha avuto la meglioLink esterno anche nelle elezioni dei governatori (che si sono svolte in 36 Stati su 50), vincendo persino in Stati tradizionalmente democratici come Maryland, Arkansas, Illinois e Massachusetts.

A livello locale si sono tenuti alcuni referendumLink esterno. In Oregon e a Washington DC è stato approvato l'utilizzo della cannabis a scopo ricreativo, mentre in Florida è stato rifiutato quello a scopo medico. In Sud Dakota, Arkansas, Alaska e Nebraska si è votato l'aumento dello stipendio minimo. In Nord Dakota e Colorado non è passato il referendum per proibire l'aborto. Nello Stato di Washington si è anche votatoLink esterno a favore del background check universale, che consiste nell'obbligo di presentare un documento con tutte le informazioni personali quando si acquista un'arma da fuoco, anche nelle transizioni private e online.

Il significato delle elezioni di midterm

Come accaduto in passato, le elezioni di metà mandato si sono trasformate in una sorta di referendum sull'operato del presidente in carica. A Obama non è bastato durante la campagna elettorale porre l'accento sulla (lenta) ripresaLink esterno economica degli Usa (+3.5% nel terzo trimestre del 2014), sul raggiungimento del più basso tasso di disoccupazione nazionaleLink esterno negli ultimi sei anni (5.9% a settembre) e sulla ripresa del mercato azionario. In realtà, la presenza mediatica del presidente è stata particolarmente limitata, per il timore che il basso gradimento nei suoi confronti danneggiasse i candidati democratici.

Alla fine, tra i cittadini ha prevalso lo scetticismo nei confronti del capo della Casa Bianca e la percezione diffusa che gli Stati Uniti stiano attraversando una fase di relativo declino sul piano interno ed esterno. Il malcontento era emerso già nei sondaggi svolti nei mesi precedenti. Secondo quello condotto da Cbs NewsLink esterno, infatti, solo il 39% degli intervistati approva l'operato di Obama.

Certamente sull'esito della votazione ha pesato anche la scarsa affluenza alle urne (un tratto distintivo degli Stati Uniti), in particolare da parte degli ispanici e degli afroamericaniLink esterno (rispettivamente l'8 e il 12% dei votanti), che partecipano in misura maggiore alle elezioni presidenziali e sostengono soprattutto il partito democratico.

La politica estera dell'incertezza

L'opinione negativa dei cittadini è stata anche influenzata dalla gestione della politica estera di Obama.

Appena eletto, i progetti del presidente erano chiari: tirare fuori gli Usa dalle sabbie mobili afghane e irachene e concentrarsi sul Pivot to Asia, la strategia per contenereLink esterno la Cina in Estremo Oriente, oggi "perno" della crescita economica mondiale. Nei fatti, questo disegno politico è naufragato di fronte alle crisi internazionali, cui Obama ha risposto in maniera titubante.

Si considerino le incertezze sul se e come intervenire nella guerra civile in SiriaLink esterno contro il regime di Bashar al Asad; l'iniziale mancanza di una strategia per contrastare l'ascesa dello Stato IslamicoLink esterno (Is, ex Isis, Islamic state of Iraq and Syria) nella stessa Siria e in Iraq, la successiva creazione della fragileLink esterno coalizione anti-Is e l'attuazione di raid aerei contro i jihadisti, cui ora si affianca un riluttante sostegno ai "ribelli moderati siriani"; le difficoltà nel fronteggiare la crisi UcrainaLink esterno e l'irrigidirsi dei rapporti con la Russia di Vladimir Putin, che ha facilitato il riavvicinamentoLink esterno di Mosca alla Cina; il complicato dialogo con il premier israeliano Benjamin Netanyahu prima e durante il nuovo atto della crisi israelo-palestineseLink esterno.

In campagna elettorale, i repubblicani hanno sfruttato la diffusa preoccupazione degli americani per la presenza di persone contagiate dal virus Ebola sul suolo UsaLink esterno per criticare il modo in cui Obama ha gestito la situazione. Discorso simile è valso per il rischio che jihadisti statunitensi addestrati tra le fila di Is tornino in patria per condurre attentati.

Tutte queste problematiche hanno inevitabilmente avuto un effetto negativo sull'immagine di Obama e si sono ripercosse sul voto del 4 novembre.

Due anni difficili

La coabitazione tra Casa Bianca e Congresso non sarà semplice. Qualora non trovasse un compromesso con i repubblicani, Obama potrebbe usare i decreti presidenziali e il diritto di veto per portare avanti le proprie politiche. Tra i temi più delicati di discussione con il Gop vi sono la riforma sull'immigrazione, le modifiche all'Affordable Care Act (la riforma sanitaria voluta dal presidente e non gradita ai repubblicani), la riforma fiscale e la politica energetica.

In politica estera, i repubblicani chiederanno mosse decise. Il senatore John McCain aveva affermatoLink esterno in più occasioni la necessità di un intervento di terra in Iraq e Siria per contrastare efficacemente i jihadisti. Questa soluzione è condivisa da alcuni analistiLink esterno e da parte dell'opinione pubblica statunitense, ma Obama l'ha sinora evitata per non mettersi nelle condizioni di dover estendere il mandato dell'intervento contro Asad.

Casa Bianca e Congresso potrebbero scontrarsi anche in merito ai rapporti con l'IranLink esterno, che sta negoziando (la scadenza dei colloqui è prevista per il 24 novembre) lo smantellamento del suo arsenale nucleare con il gruppo P5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania). Il disgelo tra Teheran e Washington è una priorità per Obama, che però può complicare notevolmente il gioco di alleanze che legano la Casa Bianca a Israele e Arabia Saudita, storici avversari della Repubblica Islamica. Il ruolo dei repubblicani, che guardano con scetticismo verso Teheran, potrebbe influenzare la posizione degli Usa.

Paradossalmente, la vittoria del Gop potrebbe agevolareLink esterno il Pivot to Asia e in particolare i negoziati per la creazione della Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) e della Trans pacific parntership (Tpp), due zone di libero scambio considerate necessarie per controllare il "perno" asiatico.

Alcuni esponenti democratici hanno criticato la Ttip e la Tpp e si sono opposti alla Trade promotion authority legislation (Tpa), la procedura accelerata che consentirebbe a Obama di sottoporre un accordo commerciale direttamente al Congresso, che può votarlo ma non emendarlo. Il partito repubblicano, anche se con differenze al suo interno, è complessivamente a favore del libero scambio.

In generale, un totale ostruzionismo da parte del Gop potrebbe essere controproducente in vista delle elezioni presidenziali del 2016. La vittoria repubblicana fra due anni non è scontata, considerate le divisioni interne al partito e la mancanza al momento di una figura carismatica. Ad ogni modo il partito repubblicano sta cercando di assumere una posizione relativamente più moderata, interessandosi anche ai problemi delle minoranze etniche (propense a votare democratico) per acquisire il consenso di una più larga fetta della popolazione. Dato lo scarso consenso verso Obama, la scelta potrebbe essere azzeccata. In tal senso, il fatto che per la prima volta una donna afroamericanaLink esterno sia stata eletta al Congresso tra le file dei repubblicani è un segnale che qualcosa nel Gop sta cambiando. Vedremo se basterà per far tornare i repubblicani alla Casa Bianca, tra due anni.

Per approfondire: Perché i repubblicani hanno vinto le elezioni di midterm negli UsaLink esterno

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