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Gli svizzeri all'estero rimarranno in eterno cittadini di seconda classe?

Come può la Svizzera garantire che i suoi cittadini e le sue cittadine all'estero non siano trattati peggio di chi vive in patria? Pensiamo alle elezioni e alle votazioni, ma non solo. La diaspora è spesso svantaggiata anche nei rapporti con le banche svizzere e in ambito sanitario.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 novembre 2023 - 15:13
Paula Troxler (illustrazione)

Nei dibattiti sui diritti politici e sul voto elettronico, l'Organizzazione degli svizzeri all'estero (OSE) parla di "cittadini di seconda classe" e di "discriminazione". Il principale problema, infatti, non è ancora stato risolto: in molti luoghi all'estero resta impossibile ricevere e rispedire i documenti di voto in tempo debito.

I cittadini e le cittadine svizzere residenti all'estero spesso non hanno quindi la possibilità di votare o di farsi eleggere, anche se hanno questo diritto dal 1992. Si tratta di una contraddizione di cui si discute anche nella politica svizzera.

Per le elezioni federali del 2023, molti Cantoni hanno voluto ovviare al problema inviando prima il materiale di voto. Tuttavia, non tutti ci sono riusciti, per vari motivi.

Dal 2023, molti svizzeri e svizzere all'estero sperano che il voto elettronico venga reintrodotto su larga scala. Nel giugno 2023 la Svizzera ha avviato una nuova serie di test, inizialmente in tre cantoni.

La nuova fase di prova fa seguito a un periodo in cui il voto elettronico era stato completamente abbandonato per motivi di sicurezza e di costi. 

Nel 2023, anno delle elezioni federali, le preoccupazioni della Quinta Svizzera sono tornate al centro dell'attenzione. La politica svizzera ha capito il valore di questo elettorato.

I partiti si sono resi conto che soddisfare le esigenze della Quinta Svizzera avrebbe permesso loro di conquistare voti.  

Il diritto di voto degli svizzeri e delle svizzere all'estero significa però che lo Stato è obbligato a renderlo possibile nella pratica? Alcune persone ne dubitano.

C'è un'altra particolarità che la diaspora svizzera nel mondo ritiene discriminatoria: a differenza della Francia, ad esempio, la Svizzera non ha una rappresentanza permanente o garantita di persone espatriate nelle Camere federali.

La situazione può sembrare sorprendente, viste le dimensioni di questo elettorato che, con 230'000 voti potenziali, è paragonabile a quello di un grande cantone svizzero. Finora i tentativi di migliorare la rappresentanza politica in Parlamento non hanno avuto molto successo.

Un'altra forma di discriminazione subita dagli svizzeri e dalle svizzere all'estero - e per ragioni completamente diverse - riguarda i loro rapporti con le banche svizzere.

Per avere un conto in questi istituti, devono effettuare depositi minimi elevati e pagare commissioni esorbitanti. A volte vengono addirittura rifiutati. Con lo scambio automatico di informazioni - introdotto su pressione degli Stati Uniti - dopo il 2008 le banche svizzere hanno iniziato a interrompere i rapporti con la clientela residente all'estero. Oppure l'hanno irritata aumentando i costi dei servizi bancari.

L'idea che lo Stato non debba interferire nel settore privato ha preso piede nel mondo della politica.

Sono soprattutto le persone anziane che vivono in Paesi non appartenenti all'UE/AELS a non poter più beneficiare di soluzioni assicurative finanziariamente sostenibili, il che rappresenta un ulteriore svantaggio.

Nel 2020, la pandemia di Covid-19 imperversava ovunque nel mondo. Molti svizzeri e svizzere all'estero si sono sentiti ancora una volta discriminati. Perché i loro vaccini non erano riconosciuti in Svizzera o perché la Svizzera non dava loro accesso ai vaccini.

Infine, la stessa Organizzazione degli svizzeri all'estero deve affrontare sfide importanti. La legittimità democratica del Consiglio degli svizzeri all'estero, spesso definito il Parlamento della Quinta Svizzera, è sempre più messa in discussione.

Si tratta in gran parte di un organo composto da delegati e delegate delle varie associazioni elvetiche all'estero. Oggi, una parte dei suoi membri chiede un sistema elettorale più rappresentativo e democratico.

Questo tema dovrebbe continuare a occupare l'OSE negli anni a venire. Un cambiamento è infatti necessario e questo non può essere semplicemente provocato in modo centralizzato o imposto dall'alto.

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