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Coronavirus: cantone che vai, regole che trovi

Dal 2 novembre scorso a Ginevra tutti i negozi che vendono beni non essenziali sono chiusi. Nel vicino Cantone di Vaud, invece, il commercio prosegue come prima. Keystone / Salvatore Di Nolfi

Mai come in quest'epoca di pandemia il federalismo svizzero è stato così appariscente e palpabile. A volte basta percorrere pochi chilometri per trovare una situazione completamente diversa.

Questo contenuto è stato pubblicato il 16 novembre 2020 - 21:07

In Svizzera, il Governo federale ha adottato una serie di misure valide su tutto il territorio nazionale, ad esempio l'obbligo di indossare mascherine in tutti gli spazi pubblici in cui non è possibile mantenere la distanza.

A seconda della situazione epidemiologica, ogni Cantone può però prendere provvedimenti più restrittivi di quelli previsti a livello federale. È il caso ad esempio in Ticino o nei Cantoni della Svizzera francese, fortemente toccati dalla seconda ondata.

Il federalismo ha sicuramente molti pregi. Il ministro della sanità del cantone Neuchâtel Laurent Kurth sottolineava ad esempio qualche giorno fa che fare accettare determinate misure, ad esempio la chiusura di bar e ristoranti, è più facile quando vi è stata una consultazione diretta con le parti in causa, ciò che spesso è possibile solo quando questo dialogo avviene su scala locale e non nazionale.

A Ginevra no, nel canton Vaud sì

Tuttavia, il federalismo in materia di provvedimenti sanitari crea anche situazioni a volte al limite dell'assurdo. Così, i ginevrini non possono fare acquisti di beni considerati non essenziali nei negozi del loro Cantone, poiché le serrande di questi commerci sono state abbassate il 2 novembre scorso e non saranno rialzate prima del 29 novembre.

A strofinarsi le mani sono i commercianti vodesi. Dal centro di Ginevra, in una ventina di minuti di auto si arriva nel Cantone Vaud, dove i negozi continuano a funzionare come prima. Stando alle prime stime, molte attività commerciali hanno registrato un forte aumento del fatturato. Per giocattoli e addobbi natalizi, le vendite sarebbero addirittura raddoppiate.

Le differenze sono ancora più marcate tra la Svizzera francese, dove praticamente dappertutto bar, ristoranti o palestre sono stati chiusi e la Svizzera tedesca. Qui la vita sembra scorrere senza particolari patemi d'animo. Certo, il tasso di incidenza (numero di contagi ogni 100'000 abitanti in 14 giorni) non è così elevato come nei Cantoni francofoni, che arrivano in testa nella lista delle regioni europee più colpite dal coronavirus.

Tuttavia, anche le regioni germanofone non sono preservate e nelle ultime due settimane hanno registrato tra 600 e 900 contagi ogni 100'000 abitanti, un tasso non molto diverso da quello ad esempio della Toscana, diventata zona rossa due giorni fa.

Una cacofonia - quella svizzera - che crea anche non pochi malumori, come emerge da questo servizio.

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tvsvizzera.it/mar con RSI (TG del 16.11.2020)


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