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BNS, "il debito pubblico frena la crescita in Italia e nell'Ue"

La sfida per l'Italia è quella di sostenere la crescita, che è l'unico fattore che assicura benessere ma per fare questo la politica deve favorire dinamicità e produttività.

Questo contenuto è stato pubblicato il 25 ottobre 2018 - 08:45
Il vicepresidente della banca centrale elvetica ospite del Centro svizzero in Via Palestro a Milano Keystone

A dirlo è il vicepresidente della Banca nazionale svizzera Fritz Zurbrügg, intervenuto giovedì all'incontro organizzato dalla Camera di commercio svizzera in Italia a Milano per illustrare la politica della banca centrale in questa delicata fase dell'economia mondiale.

Franco condizionato dall'Ue

Le vicende della Penisola, così come quelle dei vicini paesi europei, hanno un notevole influsso sul franco svizzero. E senza formulare giudizi sulla recente manovra finanziaria messa a punto a Roma, il vicepresidente della Bns si è però detto sorpreso del fatto che il debito pubblico, in un contesto caratterizzato da tassi bassi e da una timida ripresa economica, non è diminuito in quasi tutti i paesi dell'area euro e in alcuni casi è addirittura aumentato a livelli preoccupanti.


In proposito Fritz Zurbrügg ha osservato che "ogni punto percentuale in più del debito toglie risorse da investire in ambiti produttivi come infrastrutture e formazione". Anche in Svizzera negli anni '90 l'indebitamento delle casse federali aveva raggiunto livelli di guardia e la crescita latitava, ha precisato sempre l'economista elvetico, ma con l'introduzione dell'articolo costituzionale 126 (il cosiddetto freno all'indebitamentoLink esterno) confermato dal voto popolare nel dicembre 2001, il problema è stato risolto.

Incertezze per dazi usa e rialzo dei tassi

L'altro tema d'attualità riguarda i dazi decisi dall'amministrazione Usa che secondo la Banca centrale non hanno un "grande impatto diretto sulla crescita" ma possono creare incertezza sui mercati. "Un sistema costituito da regole precise è fondamentale per gli operatori economici e queste incertezze tariffarie possono influenzare le decisioni degli investitori", ha sottolineato Fritz Zurbrügg.

Qualche preoccupazione viene anche dall'evoluzione del franco che secondo la Bns mantiene una spiccata volatilità ed è ancora valutato ad alti livelli, aspetti questi che comportano una certa fragilità della moneta nazionale. Per questo motivo, nell'attuale contesto caratterizzato da un'inflazione sotto controllo, la Bns intende proseguire con la sua politica prudente sui tassi.

Franco forte ed export

A causa dell'apprezzamento del franco giungono però periodicamente dai settori economici richieste di interventi alle autorità monetarie per accrescere la competitività dell'export, che rappresenta un ramo essenziale dell'economia elvetica. Ma il vicepresidente della Bns osserva che questo aspetto è stato negli ultimi decenni una spinta all'innovazione e alla produttività. Come testimonia il successo dell'industria farmaceutica e della meccanica di precisione che si sono mostrate insensibili alle variazioni dei cambi.

Da ultimo, in merito alle complicate trattative tra Berna e Bruxelles in ambito istituzionale ed economico, Fritz Zurbrügg sostiene che la storia dimostra che "una stretta cooperazione tra Svizzera e Unione europea è stata una buona cosa, di cui l'economia e le imprese elvetiche hanno profittato". Ma "occorre trovare una soluzione win-win o perlomeno un punto di equilibrio nel quale le due parti, pur cedendo qualcosa, riconoscano vantaggi reciproci".

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