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Milano vuole il verde, ma...

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Là dove c'erano le ferrovie potrebbero sorgere boschi. Esiste però un problema: la speculazione edilizia è dietro l'angolo.

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 giugno 2017 - 08:45
Massimiliano Angeli, RSI News

Milano si prepara a una nuova rivoluzione urbanistica. Sul tavolo un’occasione storica: oltre 1 milione di metri quadri di scali ferroviari dismessi, da riqualificare e ripensare. Là dove c'erano le ferrovieLink esterno, potrebbe sorgere la città dei sogni: foreste, spazi d’acqua, mobilità sostenibile, riscaldamento a emissioni zero, housing sociale. Il condizionale è d’obbligo perché, con un miliardo di utili in gioco, i progetti da sogno potrebbero venire accantonati, per fare spazio all’ennesima speculazione edilizia.

Per ora l’unica certezza è che il sindaco Giuseppe Sala, attraverso un accordo di programma con FS Sistemi UrbaniLink esterno intende dare il via, in tempi rapidi, alla riqualificazione delle aree.

Nelle intenzioni delle parti, l’accordo dovrebbe essere siglato entro settembre 2017. Intanto le FS hanno chiesto di ridisegnare gli spazi dismessi a 5 archistar: Ma YansongLink esterno, Benedetta TagliabueLink esterno, Francine HoubenLink esterno, Cino ZucchiLink esterno e Stefano BoeriLink esterno, quest’ultimo famoso anche per il "Bosco VerticaleLink esterno"premiato come il “grattacielo più bello e innovativo del mondoLink esterno”.

“Il nostro progetto “Fiume VerdeLink esterno” prevede, tra l’altro, di collegare le aree e di dedicare il 90% degli spazi da riqualificare alla natura, per ripulire anche l’aria della città. Solo il 10% sarà destinato a edifici multifunzionali, che si svilupperanno in verticale”, spiega Stefano Boeri alla RSI.

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Le aree di intervento

Quella che si annuncia come una delle più grandi pianificazioni immobiliari a livello europeo stravolgerà quattro quartieri (LambrateLink esterno, RogoredoLink esterno, Greco-BredaLink esterno, San CristoforoLink esterno) e tre zone centrali (FariniLink esterno, Porta RomanaLink esterno e Porta GenovaLink esterno), le più ambite per massimizzare i profitti.

Preoccupazione sulle reali possibilità che il progetto possa vedere mai la luce vengono espresse dall'architetto Emilio Battisti che denuncia: "un’amministrazione comunale rinunciataria rispetto ai propri compiti” per aver delegato a FS la progettazione delle aree e non aver indetto “un concorso internazionale, che destini i vantaggi economici soprattutto nei confronti dei cittadini”.

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Tra la gente

Molti cittadini, però, sono pronti a dare battaglia per tutelare l’interesse pubblico. I comitati temono soprattutto speculazioni, profitti solo per i costruttori e gentrificazione (l’allontanamento dei meno abbienti conseguente all’impennata dei prezzi).

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Il primo nodo da sciogliere, dunque, sarà proprio l'accordo di programma. La politica saprà conciliare gli interessi collettivi con quelli dei costruttori, che puntano, tanto per cambiare, a indici di edificabilità più alti? La partita è solo all’inizio.

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