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Pandemia, settore agricolo sotto pressione

Tra gli effetti secondari della pandemia in Svizzera ci sono quelli di natura economica e sociale: in alcuni settori ad esempio è un problema la penuria di manodopera specializzata e nel commercio si assiste al crollo delle vendite di carne in conseguenza della chiusura dei ristoranti.

Questo contenuto è stato pubblicato il 02 maggio 2020 - 20:17
tvsvizzera/spal con RSI (TG del 2.5.2020)
Lavoratori impegnati nella vendemmia di uve di Pinot Noir © Keystone / Gian Ehrenzeller


Con la primavera, come ogni anno, diventa indispensabile in agricoltura l'apporto dei lavoratori stagionali. In particolare i viticoltori romandi, per sopperire all'assenza di manodopera, hanno chiesto all'associazione di categoria a Ginevra di noleggiare aerei per portare in Svizzera braccianti agricoli dal Portogallo.

Una quarantina sono già atterrati sabato e altri 140 arriveranno lunedì. Può sembrare discutibile questa strategia, in un momento in cui anche in Svizzera un elevato numero di persone è stato lasciato momentaneamente a casa dalle imprese che hanno chiesto il lavoro ridotto (cassa integrazione).

Ma - a parte il fatto che, come rilevano i viticoltori, tradizionalmente i residenti non sono inclini a lavorare, oltretutto con contratti a tempo determinato (e a salari poco interessanti) nel settore primario - gli operai in cassa integrazione da un momento all'altro possono essere richiamati in ditta, lasciando sguarnita la filiera proprio nel pieno dell'attività.

Un rischio che il settore vitivinicolo non desidera correre, come emerge dal servizio che segue del TG.

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Preoccupa gli allevatori e i commercianti anche il regresso delle vendite di carne indigena che, con la chiusura dei ristoranti susseguente al lockdown, si è praticamente dimezzata.

Lo testimonia l'andamento del mercato del bestiame che si è tenuto a Cazis nel Canton Grigioni: in una cornice desolante le scarse e rapide contrattazioni hanno riguardato un numero esiguo di bovini.

Inutile perdere tempo: la domanda è quasi inesistente e gli allevatori accettano di vendere al prezzo minimo i loro capi, perdendoci fino al 20% rispetto al solito.

Dall'11 maggio i ristoranti riapriranno e il settore spera in una decisa inversione di tendenza. Il servizio del TG.

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