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La riscoperta del settore primario

In questo periodo di forti limitazioni alle attività produttive e commerciali, un settore che non si ferma -e quasi certamente è destinato a rimanere attivo per tutta la durata della crisi- è quello dell'agricoltura, che riscopre il suo ruolo di settore primario. Come mostrano due reportage della RSI, i contadini del sud delle Alpi sono sommersi dalle richieste del mercato. Non senza preoccupazioni: "Se ci manca la manodopera estera, rischiamo di non raccogliere".
 

Questo contenuto è stato pubblicato il 18 marzo 2020 - 21:10
tvsvizzera.it/ATS/ri con RSI (Modem, CSI e TG del 16-17-18.03.2020)
Questa foto è scattata in autunno. Quando, si spera, l'emergenza sarà passata. Keystone / Francesca Agosta

È quanto ha dichiarato lunedì alla trasmissione radiofonica di approfondimento Modem il presidente dell'Unione contadini ticinesi Omar Pedrini. 

"Oggi riusciamo a essere un po' più alla ribalta e la gente forse capisce l'importanza della produzione locale", perché benché l'approvvigionamento di certe derrate dall'estero sia al momento garantito perché i mercati continuano a funzionare, "possono esserci problemi di fornitura e ritardi, quindi i primi prodotti che abbiamo a disposizione sono i nostri".

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Mattia e Davide Codoni, fratelli orticoltori sul Piano di Magadino, confermano che le richieste "sono praticamente triplicate rispetto a una stagione normale", e non possono assolutamente mollare: "nei mesi a venire verrebbero a mancare le derrate alimentari per la popolazione".
Quali difficoltà si prospettano? È che nel corso della primavera il personale dell'azienda agricola dovrebbe passare da una quindicina a circa 40 addetti, e al momento i lavoratori stagionali non possono accedere al territorio svizzero. 

"Abbiamo i campi pieni di insalata, come le serre di pomodori e melanzane, ma una volta che giungeranno a maturazione la nostra paura è di non riuscire a raccogliere tutto". Il presidente dell'UCT confermaLink esterno il problema, ma ricorda che al momento non c'è carenza di prodotti alimentari e non è necessario esaurirli già alla mattina con la corsa ai negozi.

Giù vini e capretti

A pagare il prezzo più alto nell'immediato, riferivano martedì le Cronache della Svizzera italianaLink esterno, sono il settore viticolo -che subisce la chiusura degli esercizi pubblici- e quello caprino -per l'annullamentoLink esterno di diverse rassegne del capretto che di norma si tengono verso Pasqua.

Tra coloro che invece affrontano un'accresciuta domanda di prodotti, che devono soddisfare rispettando le direttive federali emanate per contrastare l'epidemia di coronavirus, ci sono un allevatore e due coltivatori di erbe aromatiche e fiori protagonisti di questo reportageLink esterno  girato in Valposchiavo.
 

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Che l'agricoltura sia un settore economico che non sta rallentando è evidente anche a nord delle Alpi. Le ordinazioni di verdure svizzere sono esplose e i produttori locali cercano di far fronte alla domanda misurandosi, prima ancora che con una carenza di manodopera stagionale, con superfici coltivabili limitate.
 

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