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Opposizioni parlamentari al Patto Onu sulla migrazione

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Questo contenuto è stato pubblicato il 02 novembre 2018 - 20:06
tvsvizzera/ats/spal con RSI (Tg del 2.11.2018)


Nel parlamento svizzero si sta infoltendo la schiera degli oppositori al Patto globale delle Nazioni Unite sulla migrazione.

La Commissione delle istituzioni politiche della Camera bassa (Consiglio Nazionale) ha infatti invitato il governo federale a non approvare il testo internazionale senza coinvolgere i due rami del legislativo. In particolare la maggioranza dei commissari (15 contro 9) ritiene che, nonostante il patto non sia giuridicamente vincolante, la Confederazione non dovrebbe sostenere a livello internazionale obiettivi che potrebbero essere in contraddizione con il diritto svizzero, poiché questo pregiudicherebbe una politica migratoria elvetica coerente.

Il documento OnuLink esterno ha lo scopo di definire criteri coordinati per una migrazione ordinata, in particolare negli specifici ambiti riguardanti gli interventi di aiuto sul posto, la lotta alla tratta di esseri umani e il traffico di migranti, il presidio delle frontiere, il rispetto dei diritti umani, il rimpatrio e l'integrazione dei profughi.

Gli oppositori osservano che il catalogo di misure proposte diverge con il diritto svizzero in materia di detenzione in vista del rinvio nei paesi d'origine dei richiedenti asilo o riguardo all'espulsione dei minori di 15 anni.

Ma sul punto il Consiglio federale aveva osservato che questi rilievi non ne impediscono l'adesione da parte della Svizzera dal momento che ogni Stato mantiene la facoltà di applicare le misure che ritiene più opportune. Da parte sua il partito di maggioranza relativa UDC ha ribadito che il Patto Onu è incompatibile con una gestione indipendente della migrazione. 

L'accordo, che dovrà essere approvato formalmente nel corso della Conferenza internazionale di Marrakech del 10 e 11 dicembre prossimi, era stato sostenuto da quasi tutti i paesi durante l'assemblea delle nazioni Unite tenutasi in luglio, ad eccezione degli Stati Uniti, seguiti successivamente dall'Ungheria e dall'Austria.

Per saperne di più: 
La posizione della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC)Link esterno

 

 

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