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Bellinzona, in piazza contro la legge artigiani

La protesta di una trentina di ticinesi: la LIA, pensata per proteggere il mercato dalle pressioni estere, si sta rivelando un boomerang

Questo contenuto è stato pubblicato il 21 settembre 2016 - 19:16

Una trentina di artigiani ticinesi sono scesi in piazza mercoledì a Bellinzona per manifestare la propria contrarietà alla Legge sulle imprese artigianali. Una norma voluta per proteggere il mercato del lavoro dalle indebite pressioni estere, che si sta rivelando un boomerang.

Tra i manifestanti c'è anche chi dal 1° ottobre, dopo trent'anni di attività, non potrà più esercitare nel suo stesso cantone poiché non adempie i requisiti per la registrazione all'albo, lo strumento previsto dalla Legge sulle imprese artigianali per proteggere il mercato del lavoro dall'assalto di artigiani esteri a basso costo. Caso unico in Svizzera.

Dai diplomi, ai debiti, dalla burocrazia, ai costi, all'iniquità dell'applicazione, sono molti i punti contestati della Legge, che alla fine sembra colpire proprio quelli che avrebbe dovuto proteggere.

Diverse le professioni, ugualmente confuso il futuro. Condivisa la convinzione che norme così restrittive portino alla creazione di cartelli, di una sorta di artigianato di serie a e di serie b. Con gli indipendenti costretti a scegliere tra il farsi assumere da ditte più strutturate, l'illegalità o l'assistenza.

Tra i cortocircuiti della legge quello dei debiti. Se si hanno pendenze non ci si può registrare all'albo, senza registrazione non si lavora, senza lavoro non si ripagano i debiti.

Il tema è quindi molto sentito, ma a manifestare a Bellinzona solo una trentina di artigiani. Un gruppetto che è riuscito a ottenere un incontro con il direttore del Territorio Claudio Zali, il quale ha annunciato che il tema sarà mercoledì prossimo in Consiglio di Stato. Saranno proposti dei correttivi per mitigare alcune distorsioni della Legge, ma il margine di manovra di un esecutivo è limitato e il compito di modificare la Legge dovrebbe toccare allo stesso Gran Consiglio, che il 24 marzo 2015 l'ha accettata con un solo voto contrario.

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