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"Combattiamo le ingiustizie con la preferenza nazionale nelle assunzioni"

"Con la nostra iniziativa, vogliamo riprendere il controllo dell'immigrazione e riservare posti di lavoro ai lavoratori locali, prima di andarli a cercare altrove", spiega Céline Amaudruz. La consigliera nazionale dell'UDC presenta i suoi argomenti a favore dell'iniziativa per la limitazione in votazione il 27 settembre.

Questo contenuto è stato pubblicato il 06 agosto 2020 - 18:00
Céline Amaudruz, consigliera nazionale e vicepresidente dell'Unione democratica di centro

La Svizzera è nata dal desiderio di decidere liberamente il proprio destino e concede ai propri cittadini ampie prerogative democratiche. Una di queste è l'iniziativa popolare: raccogliendo le firme di almeno 100'000 cittadini è possibile proporre un emendamento alla Costituzione federale. Se il testo viene accettato dalla maggioranza del popolo e dei Cantoni, entra in vigore e, se necessario, deve essere concretizzato in un atto legislativo.

Purtroppo, il Consiglio federale e il Parlamento faticano a rispettare la volontà del popolo e tendono a distorcere le scelte democratiche quando si tratta di tradurle in legge.

È così che il 9 febbraio 2014 è stata approvata una prima iniziativa che intendeva riprendere il controllo della nostra immigrazione. Ma dopo numerose conversazioni telefoniche e incontri con l'allora presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker, l'esecutivo e il legislativo hanno capitolato. Nel dicembre 2016 hanno adottato una legge "eurocompatibile" che ha annacquato a tal punto il testo costituzionale approvato dal popolo da costringerci a presentare un altro testo con lo stesso scopo, quello cioè di decidere in autonomia a chi aprire la porta.

La libera circolazione è di notevole interesse per l'economia svizzera, ma ha un effetto perverso particolarmente spiacevole. La forza lavoro residente in Svizzera tende a essere sostituita da lavoratori europei che costano meno. Questo fenomeno interessa tutte le categorie della popolazione attiva, compresi i laureati, ma soprattutto i lavoratori anziani, per i quali il licenziamento corrisponde ormai alla condanna a una disoccupazione di lunga durata, che in sei casi su sette sfocia nell'esclusione dal mercato del lavoro e nell'assistenza sociale (se non è proprietario).

Il problema è di tale portata che il Consiglio federale e il Parlamento hanno concordato la creazione di un nuovo regime di assicurazione sociale, ossia una pensione ponte per colmare il divario tra le prestazioni di disoccupazione e quelle previdenziali. Con la nostra iniziativa, vogliamo riprendere il controllo dell'immigrazione e riservare posti di lavoro ai lavoratori locali, prima di cercare la soluzione altrove.

Emmanuel Macron in linea con l'UDC

Al momento della presentazione del testo non pensavamo alla crisi del Covid-19, ma il dramma della pandemia ha dimostrato chiaramente la validità del nostro approccio. In Svizzera i licenziamenti aumentano e le imprese sono sotto pressione, quando non sono spinte a dichiarare fallimento.

Questo fenomeno non è presente solo in Svizzera. L'Unione Europea e il mondo intero stanno vivendo la stessa situazione. In termini concreti, i posti di lavoro si stanno riducendo a un ritmo preoccupante, mentre il numero di persone in cerca di lavoro sta aumentando nella stessa proporzione. Ci sono quindi sempre più richiedenti per un numero sempre minore di impieghi.

A queste condizioni, è ovvio che la concorrenza sul mercato del lavoro sta diventando sempre più agguerrita. Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, non ha avuto esitazioni e ha proposto di incoraggiare la preferenza nazionale per salvaguardare i posti di lavoro.

Le opinioni espresse sono quelle dell'autrice e e non riflettono necessariamente la posizione di SWI swissinfo.ch.

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