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Nessun giudice europeo tra Ue e Svizzera

Il futuro accordo istituzionale tra la Svizzera e l'Unione europea dovrà prevedere un istituzione arbitrale indipendente per la soluzione delle vertenze tra i partner, che non sia la Corte di giustizia dell'Unione europea. La Svizzera non vuole infatti dei giudici "stranieri".

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 marzo 2018 - 18:58
tvsvizzera.it/ATS/fra con RSI
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È quanto contengono le precisazioni al mandato negoziale adottato venerdì scorso dal Consiglio federale e presentato oggi ai media dal Consigliere federale Ignazio Cassis, spalleggiato per l'occasione dal Segretario di Stato Roberto Balzaretti, coordinatore delle trattative.

L'Esecutivo, ha dichiarato il ministro degli esteri ticinese, vuole escludere dal campo di applicazione del futuro accordo istituzionale "le misure di accompagnamento all'Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALS) e tutto ciò che attiene alla direttiva europea sulla cittadinanza e i suoi sviluppi".

In parallelo alla trattativa su tale accordo - uno strumento volto a gestire in modo efficiente i cinque accordi bilaterali I interessati (ALS, accordo sui trasporti terrestri e aerei, accordo sui prodotti agricoli trasformati e intesa sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità) per evitare che perdano di efficacia  - saranno portate avanti trattative in diversi settori, in particolare l'accordo relativo alla partecipazione al mercato dell'elettricità. A detta di Cassis, il governo non ha ritenuto prioritario l'accordo sull'accesso ai mercati finanziari.

Per il consigliere federale la via scelta dal governo, dopo lunghe discussioni, è realistica, anche se i negoziati saranno tutt'altro che facili. Entro fine aprile, tuttavia, il lavoro interno di chiarimento, specie coi Cantoni, dovrà essere concluso poiché il tempo stringe.

Verso l'accordo istituzionale

Cassis intende infatti portare avanti a ritmo sostenuto l'intero processo negoziale, in primis per ridare un po' di stabilità alle relazioni tra Berna e Bruxelles, e poi per evitare che tutto si blocchi nel 2019, causa elezioni in numerosi Paesi europei, tra cui la Svizzera, e il rinnovo dei poteri in seno all'Unione europea.

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Tra i soggetti più spinosi e complicati dei negoziati figura senz'altro il problema di come appianare eventuali vertenze riguardanti i cinque accordi interessati. La futura intesa istituzionale dovrà prevedere, secondo il desiderio del Consiglio federale, una corte arbitrale paritaria.

Si tratta, come hanno tentato di spiegare ai media Balzaretti e Cassis, di rivolgersi a un tribunale arbitrale per dirimere eventuali problemi di interpretazione riguardanti il diritto degli accordi bilaterali I.

Ciò che deve essere chiaro, ha affermato Cassis, è che noi intendiamo preservare la nostra indipendenza per quanto riguarda l'interpretazione del diritto interno, ma siamo disposti a sottoporci a una corte arbitrale per tutto ciò che riguarda il diritto sui generis, ossia inerente all'accordo. Eventuali sanzioni in caso di non applicazione delle decisioni di questa corte, che verrebbe attivata qualora il comitato misto non riuscisse a mettersi d'accordo, dovrebbero essere proporzionali ed equilibrate.

Il consigliere federale ha poi precisato che l'idea di un tribunale arbitrale rappresenta un'apertura dell'Ue nei confronti della Svizzera ed è da mettere in relazione alla visita dello scorso inverno del presidente della commissione Jean-Claude Juncker in Svizzera.

Reazioni della stampa svizzera

Neue Zürcher Zeitung: «La Svizzera sembra avere finalmente un piano per ciò che vuole in materia di politica europea».

Der Bund/Tages-Anzeiger: Quello presentato dal governo svizzero «non è certo un nuovo inizio, bensì un adeguamento del mandato negoziale». Il modello del tribunale arbitrale rappresenta per entrambe le parti una soluzione «accettabile.

24heures e Tribune de Genève: «La grande lite domestica è finita» all’interno della coppia Svizzera-Ue. Non si può però affermare che sia tornato il grande amore.

Basler Zeitung: La soluzione Cassis non è «molto diversa da quella del suo predecessore» Didier Burkhalter. «Ciò che sembra logico ed equo non lo è nella realtà», perché indipendentemente dall’istanza che decide, bisognerà continuare a interpretare il diritto europeo, a cui «la Svizzera si sottopone».

Aargauer Zeitung: Il piano governativo è «un’opportunità per una buona soluzione con l’Ue», che potrebbe porre fine a «anni di cacofonia». Di fronte all’opposizione dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice), la sinistra, i liberali radicali e i popolari democratici devono «essere consapevoli di quest’opportunità e mostrarsi uniti su questo fronte, poiché alla fine bisognerà convincere il popolo svizzero».

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