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Muore di Aids a Coira, non aveva i soldi per curarsi

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Questo contenuto è stato pubblicato il 02 maggio 2018 - 17:53
tvsvizzera/spal con RSI (TG del 2.5.2018)

Nel mondo occidentale le nuove terapie stanno contrastando efficacemente le infezioni di AIDS ma in Svizzera si può morire ancora per questa patologia.

Questo può accadere però non tanto per carenze del sistema sanitario, ritenuto ai primi posti su scala mondiale, ma per discutibili norme e procedure adottate in quest'ambito. A far scoppiare lo scandalo è il caso, riportato in questi giorni da tutti i media elvetici, di un uomo sieropositivo deceduto alla fine dello scorso anno all'ospedale di Coira (Canton Grigioni) dopo che la sua assicurazione malattia gli aveva sospeso il rimborso delle spese per i medicinali a causa della sua situazione debitoria.

Una vicenda dolorosa

In pratica il 50enne, che aveva scoperto nel 2016 di aver contratto il virus, non pagava i premi assicurativi e per questo motivo era finito nella lista nera dei morosi. A questa categoria di assicurati, recensiti solo in nove cantoni, le compagnie non sono più tenute per legge (LaMalLink esterno) a corrispondere i costi delle prestazioni sanitarie, se non nei casi ritenuti urgenti. Come avvenuto per lo sfortunato cittadino grigionese che in ragione della sua situazione finanziaria non ha più potuto pagare i farmaci e l'infezione asintomatica si è ben presto trasformata in AIDS conclamato. Il 50enne è stato infine ricoverato all'ospedale di Coira quando però il suo quadro clinico era ormai compromesso. E poco dopo è sopraggiunto il tragico epilogo.

Il portavoce della compagnia assicurativa ÖKK si è difeso: "Non si tratta di una decisione presa unicamente da ÖKK, la legge ci vieta questo tipo di rimborsi, solo le terapie d'urgenza sono autorizzate". In realtà viene meno l'obbligo ma nulla vieterebbe alle assicurazioni di rimborsare le terapie. Sono comunque molte le voci che si sono levate in questi giorni contro un tale sistema e sulle interpretazioni dei casi d'urgenza.

Critici gli stessi assicuratori

La stessa associazione mantello di una parte delle casse malati Santésuisse, per bocca del suo portavoce Christophe KaempfLink esterno, evidenzia come non vi sia allo stato attuale una definizione univoca dei casi urgenti, meritevoli di copertura assicurativa. Inoltre, rileva sempre Christophe Kaempf, è problematica la gestione delle malattie croniche, anche da un punto di vista finanziario, dal momento che costa sicuramente di più il trattamento di un caso acuto rispetto a una terapia preventiva somministrata nel tempo, che previene l'insorgere della malattia o perlomeno ne rallenta il decorso.

Ma ad allarmare è anche l'evoluzione del fenomeno. L'anno scorso, secondo l'Aargauer ZeitungLink esterno, erano infatti saliti a 30'000 gli assicurati morosi finiti nelle liste nere redatte in nove cantoni (tra cui il Ticino), quando tre anni prima la loro cifra era di 7'300. Una situazione che finisce inevitabilmente per creare una medicina a due velocità e fa venire meno il principio di solidarietà alla base del complesso sistema sanitario svizzero, finanziato congiuntamente dalle assicurazioni private e dai cantoni.

Un sistema contraddittorio

Ma alla base della piramide c'è sempre il cittadino, nella duplice veste di assicurato-contribuente, tenuto per legge a pagare premi obbligatori con una delle casse malati per prestazioni sanitarie erogate da medici e strutture sanitarie riconosciute dalla legge federale sull'assicurazione malattie. E finanziatore, in quanto contribuente, delle spese sostenute dai cantoni per medicina e ospedali. I problemi sorgono però, come evidenzia la triste vicenda grigionese, quando questo stesso cittadino smette, per i più vari motivi, di pagare i suoi premi malattia.

La situazione in Ticino - Intervista al ministro della sanità ticinese Paolo Beltraminelli

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Morosi e insolventi, come vengono gestiti?
Ai cittadini con difficoltà finanziarie i cantoni erogano sussidi per i premi assicurativi obbligatori. Inoltre i servizi sociali, nei casi più problematici, contribuiscono a pagare le spese sanitarie. Ma negli anni, complice probabilmente anche il cospicuo aumento dei premi, è continuato a crescere il numero di morosi che non adempiono ai loro obblighi nei confronti delle casse malati. I loro costi gravano nella misura dell'85% sui cantoni e per il 15% sulle assicurazioni. C'è poi una seconda categoria, quella degli insolventi, destinatari di un certificato di carenza beni, che proprio in virtù del loro status godono del sostegno dei servizi sociali.

Per tutelarsi nei confronti delle persone che, apparentemente senza motivo, non pagano i loro premi, le nuove disposizioni (2006) hanno dato facoltà alle casse malati di sospendere il rimborso delle prestazioni mediche, ad eccezione dei casi urgenti. E a tale scopo 9 cantoni (8 nella Svizzera tedesca e il Ticino) hanno stilato le liste nere dei morosi ad uso delle compagnie assicurative che vogliono avvalersi di una facoltà riconosciuta dalla legge.

In realtà il diritto a un trattamento medico non viene meno neanche con le recenti riforme e le strutture sanitarie, così come i medici, continuano ad avere il dovere morale di curare un paziente, indipendentemente dalla sua situazione finanziaria. Il problema si pone soprattutto riguardo ai medicinali venduti dalle farmacie. E ad essere colpite sono persone in momentanea difficoltà o che non sanno gestirsi economicamente, in particolare se affetti da patologie croniche, che si vergognano a rivolgersi ai servizi assistenziali e per questo motivo preferiscono di non curarsi. Per questi soggetti le norme in vigore mostrano evidenti limiti di interpretazione e applicazione.        

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