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Attentato a Smirne, quattro morti

Almeno un poliziotto e un dipendente del tribunale sono morti nell'attacco al palazzo di giustizia di Smirne, oltre ai 2 terroristi uccisi in scontri a fuoco con la polizia. In precedenza, il bilancio parlava di 11 feriti.

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 gennaio 2017 - 18:32
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In base agli elementi raccolti finora, l'attacco al tribunale di Smirne sembra opera del Pkk curdo. Lo ha detto il governatore della città, Erol Ayyildiz, secondo cui i terroristi avevano addosso 8 bombe a mano e hanno anche fatto esplodere un altro veicolo dopo la prima autobomba.

Identikit

Indossava un cappotto scuro e un berretto bianco ed è alto tra 1,65 e 1,70 il terzo terrorista in fuga, autore dell'attacco al tribunale di Smirne, sulla costa egea della Turchia. Una caccia all'uomo è in corso nella zona. Gli altri 2 assalitori sono stati uccisi in scontri a fuoco con la polizia.

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Il governatore ha inoltre confermato le 2 vittime dell'attacco, oltre ai 2 terroristi uccisi in scontri a fuoco con la polizia, mentre i feriti risultano "6 o 7".

La reazione del presidente turco

"La Turchia è sotto attacco contemporaneo di diversi gruppi terroristici e vogliono metterla in ginocchio.Non c'è nulla che non abbiano ancora provato, ma non ci sono riusciti. Non possono mettere la nostra gente l'una contro l'altra. Non sono riusciti a distruggere la nostra unità e non ci riusciranno". Così si è espresso il presidente Recep Tayyip Erdogan dopo l'attacco a Smirne ribadendo il suo appello ad una risposta comune al terrorismo, già lanciato dopo la strage di Capodanno a Istanbul.

Origine del caos

Gli analisti concordano. All'origine del caos ci sono le purghe di massa, che hanno privato forze di sicurezza e 007 di molti dei loro uomini migliori. Un processo accelerato drammaticamente con le epurazioni dopo il fallito colpo di stato, ma già avviato dalla Tangentopoli del Bosforo del dicembre 2013, con la rottura tra Erdogan e l'ex alleato Fethullah Gülen.

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Prime condanne per il fallito golpe

Un tribunale di Erzurum, nell'est della Turchia, ha emesso oggi la prima sentenza in relazione al fallito colpo di stato del 15 luglio, condannando all'ergastolo 2 ex militari, il colonnello Murat Kocak e il maggiore Murat Yilmaz, ritenuti colpevoli di aver tentato di rovesciare l'ordine costituzionale. I due ex soldati si erano dichiarati innocenti. Sempre oggi, sono stati emessi altri 380 mandati d'arresto per imprenditori accusati di legami con la presunte rete golpista di Fethullah Gulen, tra cui anche 2 dirigenti della holding Dogan, che controlla il quotidiano Hurriyet e la tv Cnn Turk.

Erdogan ha perso il controllo

Dopo la strage di Capodanno a Istanbul, si sono fatti i conti: in poco meno di 6 mesi sotto lo stato d'emergenza post-golpe, che permette arresti "facili" e riduce le garanzie costituzionali, la Turchia ha vissuto uno dei periodi più sanguinosi degli ultimi decenni. Oltre 200 morti e quasi 800 feriti in almeno 13 attacchi terroristici di grossa portata, attribuiti a gruppi curdi o jihadisti. Nonostante più di 40mila sospetti golpisti arrestati, la decapitazione del movimento curdo, con leader e deputati eletti mandati in galera, almeno 177 media chiusi e 144 giornalisti arrestati per presunti legami con il terrorismo, e un potere sempre più concentrato nelle sue mani, il presidente Recep Tayyip Erdogan sembra aver perso il controllo della Turchia.

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