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Trump contro genitori di un musulmano caduto in Iraq

Madre e padre del soldato USA, alla convention dem, lo avevano accusato di non rispettare le minoranze né conoscere il sacrificio

Questo contenuto è stato pubblicato il 01 agosto 2016 - 16:48

Si sta trasformando in un botta e risposta senza fine l'attacco di Donald Trump a due genitori musulmani il cui figlio è morto, per gli Stati Uniti, durante la guerra in Iraq.

Madre e padre avevano raccontato il loro dramma durante la convention democratica di Hillary Clinton e accusato il candidato repubblicano di mancare di rispetto alle minoranze e non conoscere il sacrificio.

Da quel momento i toni si sono accesi e nessuna delle due parti sembra intenzionata a mettere fine alla diatriba.

Loro, i genitori, non si fermano. Forti nella loro sofferenza. Lui, neppure. Provocatore, dissacratore, si sente attaccato e quindi a sua volta attacca.

Tutto è cominciato durante la convention a Philadelphia di Hillary Clinton. I coniugi Khan salgono sul palco. Dietro di loro la gigantografia del figlio. Il padre prende la parola. Racconta del loro ragazzo, morto in servizio in Iraq nel 2004. Si era arruolato dopo l'11 settembre come tanti altri ragazzi americani di religioni e etnie diverse.

Poi, con la costituzione in mano, affonda contro Trump accusandolo di mancare di rispetto alle minoranze, di non conoscere il sacrificio, di non essere mai andato al cimitero a vedere le tombe dei coraggiosi morti per l'America.

Il candidato repubblicano non ci sta. Risponde alle accuse prendendosi gioco della signora Khan: "Non avete visto la moglie?", dice. "Stava lì zitta. Probabilmente perché le è proibito parlare".

Da qui si scatena un putiferio. La signora Khan non sta affatto zitta. Anzi. Scrive una lettera al Washington Post e parla. Eccome se parla. "Trump è un'anima sporca", scrive, "totalmente inadatto ad assumere la guida del nostro paese".

"Sono stato attaccato per primo", replica Trump su Twitter, "ricordo poi che è stata la Clinton a votare a favore della guerra in Iraq. Non io".

"Ho fatto moltissimi sacrifici", dice in una nuova intervista, "ho lavorato sodo. Ho creato decine di migliaia di posti di lavoro. Ho costruito strutture grandiose. Certo che so cos'è il sacrificio".

Un botta e risposta che è probabile non si fermi qui. Anche perché la polemica ormai si è gonfiata. Persino alcuni sostenitori di Trump, di fronte a due genitori distrutti dal dolore, hanno preso le distanze dalle sue dichiarazioni.

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