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«È stato lo sport a permettermi di andare avanti»

Clément Wieilly. swissinfo.ch


Questo contenuto è stato pubblicato il 12 settembre 2014 - 11:00
Isabelle Eichenberger, swissinfo.ch

«Sono nato a Friburgo nel 1954, in condizioni di estrema miseria. A tre anni sono stato affidato all'assistenza pubblica, assieme ai miei due fratelli. Ho conosciuto la malnutrizione, le violenze fisiche e gli abusi sessuali. Ma soprattutto l’assenza di affetto. Accanto all'orfanotrofio c’erano i militari. Un giorno, ero solo nel cortile quando un ufficiale nella sua bella uniforme mi ha rivolto la parola. L’indomani mi ha portato un giocattolo. «Non vorresti diventare il mio papà?», gli ho chiesto. Mi ha risposto che non era possibile.

A 14 anni sono stato mandato in una famiglia di contadini. Dovevo sgobbare e a scuola mi addormentavo. In tre anni ho guadagnato 15 franchi. Poi sono tornato all'istituto e ho ottenuto un diploma di apprendistato come lattoniere. Ma ho dovuto lasciare il lavoro dopo quattro anni a causa di problemi fisici. È stato lo sport a permettermi di andare avanti. A forza di sacrifici, sono diventato maestro di educazione fisica.

Quando ho consultato gli archivi sul mio caso, ho scoperto che mia madre non era partita come mi avevano detto, ma che – abbandonata da mio padre, un vagabondo – non poteva più nutrirci. Aveva chiesto aiuto e invece le autorità ci hanno separati. Ho anche scoperto di avere una sorella di 66 anni nel canton Argovia. L’ho incontrata. Che emozione!. 

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