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Svolta digitale, "non serve una nuova legge"

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Non serve una nuova legge per cogliere le opportunità della svolta digitale. Il Consiglio federale ha adottato mercoledì un rapporto che traccia un quadro positivo delle condizioni attuali ed evidenzia le potenzialità dell’economia di condivisione (‘sharing economy’). Il Governo non esclude tuttavia il ritocco di singoli aspetti delle attuali norme.

Questo contenuto è stato pubblicato il 11 gennaio 2017 - 21:05
tvsvizzera.it/ri con RSI (TG del 11.01.2017)

“Non possiamo introdurre regole valide per tutti i servizi offerti, così diversi tra di loro”, spiega il consigliere federale Johann Schneider-Ammann, capo del Dipartimento federale dell’economia. “Dobbiamo prima monitorare questa evoluzione. È chiaro che bisogna proteggere i posti di lavoro in questi settori. Ma ci vogliono regole mirate, non nuove leggi.”

La digitalizzazione ha cambiato la struttura dell'occupazione -meno impieghi nell'industria e di più nei servizi- e il modo di lavorare. I portali Internet come Uber ed Airbnb ha creato nuovi modelli imprenditoriali che offrono opportunità ma comportano anche rischi, sul piano sociale, di protezione dei lavoratori e dei consumatori.

Secondo il ministro dell’economia, non bisogna tuttavia cadere nell’iperattivismo legislativo. È importante, piuttosto, indirizzare uno sviluppo, quello digitale, che è inevitabile.

Più in generale, è stato ricordato come il Consiglio federale sia già intervenuto nel trasporto professionale di persone (imprese di taxi) e in quello dei servizi finanziari. Ora, nei prossimi uno o due anni, intende esaminare la possibilità di adeguare la legislazione in altri settori. Intanto, sarà seguita con particolare attenzione l'evoluzione a livello internazionale.

Per sfruttare al meglio questa trasformazione epocale, "dobbiamo avere il coraggio di lasciare aperto il mercato", sostiene il ministro.

Meno ottimisti i sindacati: “La digitalizzazione deve essere al servizio anche dell'impiegato”, dice l’economista dell’Unione sindacale svizzera Daniel Lampart. “Sono soprattutto le donne tra i 40 e i 45 anni che lavorano negli uffici ad essere in pericolo. Bisogna migliorare la protezione dal licenziamento per mantenere i posti di lavoro e introdurre corsi di aggiornamento” Anche perché una volta fuori dal mercato del lavoro, non è semplice rientrarci.

“Intendiamo introdurre una formazione per quelle persone che non padroneggiano la digitalizzazione”, anticipa Johann Schneider-Ammann, “affinché riescano a tenere il passo con questa evoluzione. Affinché anche loro possano avere la possibilità di rientrare nel mondo del lavoro”.



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