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Silurata l'iniziativa sulle armi

I fucili d'assalto dell'esercito svizzero continueranno ad essere custoditi a domicilio dai soldati che lo vorranno Keystone

Le armi d'ordinanza militari potranno ancora essere custodite in casa. L'iniziativa popolare che voleva obbligare a metterle negli arsenali è infatti stata bocciata nella votazione federale di domenica.

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 febbraio 2011 - 12:59
swissinfo.ch

La maggioranza dei cantoni ha rifiutato l'iniziativa "Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi". Quando mancano ormai solo i risultati di quello di Berna, il testo supera lo scoglio delle urne soltanto in sei cantoni: quattro  romandi - Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Giura - e due tedescofoni - Basilea Città e Zurigo. In tutti gli altri, fra cui Ticino, Grigioni, Friburgo e Vallese, l'iniziativa popolare non ha avuto scampo.

Anche sul fronte dei voti il no è chiaro: quasi il 56%, contro il 44% di sì. Ciò che conferma proiezioni dell'istituto di indagini demoscopiche del gfs.bern che davano un rifiuto con il 57% dei voti.

Tradizione elvetica

In gioco c'era in particolare una tradizione elvetica: quella di far custodire ai militi l'arma d'ordinanza al proprio domicilio. Ciò è stato imposto fino alla fine del 2009 ai soldati svizzeri fuori servizio, durante gli anni degli obblighi militari.

In seguito alle controversie su questa regola, dal 2010 è stata introdotta la possibilità di depositare l'arma d'ordinanza in arsenale. Pochi, tuttavia, finora hanno scelto questa opzione. Inoltre, in linea di principio, al termine degli obblighi militari, gli ex soldati possono tenere l'arma.

Queste usanze spiegano l'impressionante quantità di armi da fuoco in circolazione in Svizzera. Pur non essendoci statistiche assolutamente affidabili, di certo si sa che nelle abitazioni elvetiche ce ne sono oltre due milioni.

Tra queste ci sono, appunto, molti fucili d'assalto e pistole d'ordinanza dell'esercito in mano a soldati o ex militari. Gli oppositori di questa tradizione ne evidenziano la pericolosità, mettendole in causa nella violenza domestica e nei suicidi. La Svizzera presenta un alto tasso di persone che ogni anno si tolgono la vita. Nel 2008 sono stati registrati 1'313 suicidi, di cui 239 compiuti con un'arma da fuoco.

Tre misure

Convinte che restringendo l'accesso alle armi si possano prevenire simili atti, come pure drammi familiari – come quello di un'ex campionessa di sci assassinata assieme al fratello dal marito, che si è poi a sua volta ucciso –, una settantina di partiti e organizzazioni aveva lanciato l'iniziativa popolare "Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi" sulla quale si è votato oggi.

Oltre a chiedere l'obbligo per i soldati, al di fuori dei periodi di servizio militare, di depositare l'arma d'ordinanza in arsenale, l'iniziativa voleva che essa non fosse più ceduta agli ex soldati, una volta terminati gli obblighi militari. A meno che non fossero tiratori sportivi con la relativa licenza.

Il testo prevedeva anche un rafforzamento del controllo mediante l'istituzione di un registro nazionale delle armi da fuoco. Attualmente, le armi sono registrate a livello cantonale.

Infine, l'iniziativa comportava l'introduzione di una clausola del bisogno: chiunque volesse avere un'arma avrebbe dovuto dimostrare di averne la necessità e di possedere le capacità necessarie.

A livello partitico, l'iniziativa aveva il sostegno della sinistra rosso-verde, degli evangelici e dei cristiano sociali. I fautori dell'iniziativa mettevano in primo piano dei loro argomenti la tesi della sicurezza dei cittadini.

Il testo era invece combattuto dal governo e dalla maggioranza del parlamento, composta dei partiti di destra e centro-destra. Gli oppositori interpretavano questa proposta come un attacco all'esercito, una mozione di sfiducia nei confronti dei cittadini, un disarmo dei cittadini onesti rispetto ai criminali e l'abbandono delle tradizioni e dei valori svizzeri.

Fautori e oppositori

A favore dell'iniziativa si schierano il partito socialista, i Verdi, i Verdi liberali, il partito cristiano sociale, il partito evangelico, il partito del lavoro, i sindacati, il Gruppo per una Svizzera senza esercito, numerose organizzazioni pacifiste, cristiane, di prevenzione del suicidio e femminili, nonché la Federazione dei medici svizzeri, la Società svizzera di psichiatria e psicoterapia e i Giuristi democratici svizzeri.

Contro l'iniziativa si schierano: l'Unione democratica di centro, i partiti liberale radicale, popolare democratico, borghese democratico, la Lega dei Ticinesi, le organizzazioni di tiro sportivo, di cacciatori e di armaioli, la Società svizzera degli ufficiali.

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