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Renzi si è messo in gioco e ha perso tutto, una Brexit all’italiana?

La disfatta della riforma costituzionale è stata anche la disfatta di Metteo Renzi. Keystone

La riforma costituzionale voluta dal premier italiano Matteo Renzi è stata nettamente bocciata dai cittadini italiani. Un risultato che ha un sapore anti-establishment simile alla “Brexit” o all’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Il verdetto delle urne è severo con il presidente del consiglio, e altrettanto severa nei suoi confronti è buona parte della stampa, anche quella elvetica.

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 dicembre 2016 - 10:35
Zeno Zoccatelli

“Questa volta i sondaggi hanno sbagliato per eccesso di prudenza”, scrive il Corriere del Ticino, sottolineando che un risultato così netto era inimmaginabile. In ogni caso non c’è spazio per “interpretazioni e ad ambiguità”: la disfatta della riforma costituzionale è una disfatta per Metteo Renzi.

Chiaro ‘sì’ dalla Svizzera

Contrariamente a quanto accaduto nella Penisola, gli italiani in Svizzera hanno plebiscitato la riforma costituzionale proposta dal governo. Stando alle cifre diffuse lunedì dal Ministero dell’interno, il 64,25% dei votanti in Svizzera ha detto sì alla riforma.

La percentuale è in linea con l'insieme del voto degli italiani residenti all'estero (64,7%). La partecipazione ha raggiunto il 42,32% dei circa 480’000 elettori iscritti nella Confederazione. 

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Il 41enne, considerato all’inizio come uno “straordinario innovatore, con il trascorrere del tempo ha mostrato il suo vero volto, quello di un premier sbruffone, voltagabbana, convinto di poter ingannare e illudere tutti con la sua straordinaria ma illusoria parlantina”, continua il giornale ticinese.

Una scommessa “stupida e inutile”

Matteo Renzi, che ha legato indissolubilmente il risultato del referendum al suo futuro politico, si è messo in gioco in “maniera stupida e inutile” e chi voleva punirlo “ha colto al balzo l’occasione”, si legge invece sul Bund.

“Colui che si era presentato come il ‘rottamatore’, si trova a sua volta ‘rottamato’”, scrive la Neue Zürcher Zeitung, che fa un parallelismo con quanto accaduto nel Regno Unito con la Brexit. “Ancora una volta, una votazione popolare ha avuto il risultato opposto di quanto voluto dal governo”.

"Il ‘rottamatore’, si trova a sua volta ‘rottamato’ "
NZZ

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“Renzi è stata vittima della maledizione del suo predecessore Silvio Berlusconi. Non ha capito che gli italiani non volevano più un “leader egomaniaco e intrattenitore”, si legge sul quotidiano zurighese.

Ma la NZZ considera che il prossimo intrattenitore, Beppe Grillo, “che parla molto dicendo poco”, è già dietro l’angolo. Anche il Bund ritiene che il fondatore del Movimento 5 stelle sia il grande vincitore del referendum. I partiti storici potrebbero tuttavia giocargli contro, obbligandolo attraverso una nuova legge elettorale a formare coalizioni con le altre forze politiche.

Non proprio un’altra Brexit

Per il Corriere del Ticino, "il 'no' degli italiani è un 'no' all'establishment e alle élite transnazionali ed europee che hanno governato la globalizzazione, l'Europa e di fatto anche l'Italia, limitandone la sovranità e la possibilità di cambiare. Gli italiani, come gli americani e come i britannici, vogliono un vero cambiamento, vogliono tornare padroni del proprio destino”.

"Gli italiani vogliono tornare padroni del proprio destino”. Corriere del Ticino

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Il francofono Le Temps, tuttavia, invita a non fare di tutte le erbe un fascio, indicando che la sconfitta di Renzi non è ascrivibile unicamente a una vittoria del populismo sull’establishment. Ricorda infatti che il campo del “no” alla riforma era molto variegato e “accanto alle formazioni anti-sistema, si trovavano i rappresentanti delle tanto criticate ‘caste’, come gli ex presidenti del consiglio Mario Monti, Massimo D’Alema o Silvio Berlusconi”. 

Il Bund conclude sottolineando che, nonostante gli errori commessi, Renzi ha avuto il merito di portare avanti, velocemente, numerose riforme, “come nessun altro aveva fatto prima”, e che “con lui finisce una fase di rinnovamento di cui l’Italia ha disperatamente bisogno”.
 

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