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Il segreto bancario per i contribuenti svizzeri non si tocca

I cantoni non potranno accedere ai dati bancari dei contribuenti svizzeri sospettati di evadere il fisco. Il governo ha infatti deciso di rinviare la revisione del diritto penale fiscale, che avrebbe dato il colpo di grazia al segreto bancario. Per la stampa svizzera si tratta una prima manifestazione concreta della svolta a destra del parlamento. 

Questo contenuto è stato pubblicato il 05 novembre 2015 - 11:15
swissinfo.ch
Chi credeva morto il segreto bancario in Svizzera dovrà ricredersi, almeno per ora. imago/McPHOTO

Il progetto di revisione era stato presentato dalla ministra Eveline Widmer-Schlumpf nel 2013 e prevedeva tra l’altro la possibilità, per le autorità cantonali, di accedere ai dati bancari delle persone sospettate di sottrazione d’imposta.

Sarebbe così venuta a cadere la differenza tra evasione e frode fiscale. Un passo già compiuto per i clienti stranieri con un conto bancario in Svizzera, ma non per chi risiede nella Confederazione.

Mercoledì il governo ha però deciso di cambiare rotta o per lo men di mettere un freno. La revisione del diritto penale fiscale è stata rinviata perché le possibilità di successo sono troppo esigue, ha fatto sapere il Consiglio federale. 

Già in fase di consultazione, la revisione aveva sollevato una levata di scudi da parte dei partiti borghesi, delle associazioni economiche e di quelle finanziarie. Un comitato interpartitico – con rappresentanti UDC, PLR, PPD e Lega – aveva lanciato un’iniziativa popolare per ancorare il segreto bancario nella Costituzione. Denominato “Sì alla protezione della sfera privata”, il testo sarà sottoposto a voto popolare a fine 2016 o a inizio 2017.

La decisione dell'Esecutivo rallegra il "Giornale del popolo". “Il segreto bancario svizzero non è un principio immorale a copertura dell’evasione fiscale. La sua moralità intrinseca consiste invece nel preservare quel rapporto di fiducia tra cittadino e Stato che è una componente essenziale del nostro ethos politico. L’atteggiamento di un’autorità statale che consideri potenzialmente disonesti i cittadini e li sottoponga a controlli sempre più sofisticati, crea sfiducia e disaffezione dei cittadini stessi nei confronti dello Stato (anche quando l’equità tra aliquote fissate e servizi offerti sia sotto controllo). E più crescono sfiducia e disaffezione più si incoraggiano comportamenti furbeschi e illeciti”.

Vicina agli ambienti economici, la “Neue  Zürcher Zeitung” sottolinea dal canto suo che “il segreto bancario non è mai stato pensato come un mezzo per incoraggiare l’evasione fiscale o aiutare le banche a fare affari lucrativi”, ma è “l’espressione di una comprensione liberale del valore della protezione della sfera privata”.

Svolta a destra

Bisogna dunque rallegrarsi per la mancata morte del segreto bancario in Svizzera? Non proprio, afferma la “Tribune de Gèneve”, perché la decisione del governo “rispecchia il nuovo rapporto di forza dei partiti”.

Le elezioni federali di ottobre hanno sancito la vittoria della destra, che detiene ora la maggioranza assoluta al Consiglio nazionale (101 seggi su un totale di 200). “La revisione del diritto penale fiscale non avrebbe avuto alcuna possibilità” alla Camera del popolo, scrive il foglio ginevrino. “Il governo ha dunque preferito (…) una morte rapida a una lenta agonia”.

Il commentatore della Radiotelevisione svizzera di lingua francese (RTS) è dello stesso parere: il rinvio della riforma “è senza dubbio la prima manifestazione concreta della svolta a destra del parlamento svizzero”.

Eveline Widmer-Schlumpf: perdente o stratega?

La decisione del governo sopraggiunge inoltre una settimana dopo l’annuncio della partenza di Eveline Widmer-Schlumpf dal Consiglio federale. La riforma del segreto bancario era uno dei punti cardine della politica della ministra grigionese, sottolinea la RTS. “Con la sua partenza, viene a mancare il principale avvocato difensore del progetto in seno al governo e le possibilità di successo diluiscono così radicalmente”.

Eveline Widmer-Schlumpf ha certo perso su questo punto, sottolinea la RTS, “ma non dimentichiamo che prima aveva vinto su tutto. Se quando è stata eletta nel 2007, qualcuno avesse detto a un banchiere che otto anni più tardi la Svizzera avrebbe introdotto lo scambio automatico d’informazioni, lo avrebbe preso per un folle. Oggi questa follia non la contesta più nessuno, o quasi, ed è il frutto del lavoro di Eveline Widmer-Schlumpf”.

Secondo la "Südostschweiz", la decisione del governo potrebbe perfino essere una scelta tattica. “Se l’iniziativa a difesa della sfera privata fosse accolta dalla maggioranza di popolo e cantoni, un più facile accesso ai dati bancari sarebbe sepolto per anni. È ciò che il governo vuole evitare”. Da qui la decisione di rinviare la riforma, afferma il quotidiano. 

La storia darà però forse ragione alla ministra, afferma il "Tages-Azeiger". “Una volta di più è questione di tempo prima che la Svizzera si allinei agli standard internazionali, incluso fuori dalle sue frontiere”.

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