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In vigore a Neuchâtel il primo salario minimo

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A Neuchâtel entra in vigore il salario minimo orario di 20 franchi: il Tribunale federale ha respinto i ricorsi inoltrati da padronato e organizzazioni economiche. Il cantone è il primo in Svizzera a disporre di una legge che fissa una busta paga minima. La sentenza pubblicata venerdì era attesa in particolare in Ticino, dove un’iniziativa popolare contro il dumping approvata nel 2015 è tuttora inapplicata.

Questo contenuto è stato pubblicato il 04 agosto 2017 - 20:25
tvsvizzera.it/ri con RSI (Quotidiano del 04.08.2017)

La Legge adottata nel 2014 dal Gran Consiglio neocastellano -in applicazione a una modifica della Costituzione cantonale voluta dal popolo del 2011- ha fissato un salario minimoLink esterno annuale di 41’759 franchi con settimana lavorativa di 41 ore, che corrisponde a dodici mensilità di 3’480 franchi.

Il Tribunale federaleLink esterno la considera una misura di politica sociale; la giudica conforme al principio costituzionale della libertà economica e non lesiva del diritto federale. Caduto l’effetto sospensivo concesso ai ricorsi, le disposizioni di legge hanno validità dallo scorso 21 luglio (data in cui la sentenza è stata pronunciata).

Stando ai dibattiti parlamentariLink esterno, il salario minimo genererà costi supplementari dell'ordine di nove milioni di franchi per l’economia del Canton Neuchâtel, di fronte a una massa salariale del settore privato di oltre quattro miliardi.

Lotta contro i “working poor”

Per i giudici della massima istanza giudiziaria elvetica, il salario minimo ha lo scopo di evitare che chi lavora abbia un reddito insufficiente a sostenere il costo della vita e che chi è occupato al 100% debba ricorrere all'aiuto sociale.

Per evitare che tale misura leda la libertà economica, è sufficiente che il minimo si situi a un livello contenuto; i 20 franchi secondo la Corte soddisfano questo criterio. Inoltre, aggiunge il Tf, la Legge lascia al Consiglio di StatoLink esterno (esecutivo) la competenza di fissare remunerazioni più basse per alcuni settori, segnatamente agricoltura e viticoltura.

In Ticino

A sud delle Alpi, dove nel 2015 il popolo ha approvato l’iniziativa dei Verdi ‘Salviamo il lavoro in TicinoLink esterno’, iniziativisti e sindacati non sono riusciti ad accordarsi col mondo economico su una retribuzione minima. I primi non vogliono che sia inferiore a 3500 franchi, mentre l’economia punta a una mensilità intorno ai 3000, così come nella busta paga più modesta della maggior parte dei contratti normali di lavoroLink esterno in vigore nel Cantone.

La questione è nelle mani del Consiglio di Stato ticinese. Il responsabile del Dipartimento delle finanze e dell’economia Christian Vitta, tenendo conto anche della sentenza pubblicata venerdì, proporrà al governo una busta paga minima, dopo che a inizio giugno era fallito anche l’ultimo tentativo di trovare un’intesa.

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Nel Giura e a livello federale

I giurassiani hanno accolto nel 2013 un’iniziativa per “salari decenti”, non ancora applicata a livello legislativo.

A livello federale, l'iniziativa 'Per la protezione di salari equiLink esterno' dell'Unione sindacale svizzera -che prevedeva un minimo di 22 franchi l’ora- era stata affossata nel 2014. Dalle urne, uscì un ‘no’ in tutti i cantoni e dalla maggioranza dei votanti (76,3%).


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