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Fuori dal nucleare, "ma non così in fretta"

Secondo il Governo, l'iniziativa che mira a spegnere le centrali svizzere dopo 45 anni di vita mette in gioco la sicurezza del Paese

Questo contenuto è stato pubblicato il 11 ottobre 2016 - 12:59

Il Consiglio federale si è attivato, martedì, in vista della votazione del prossimo 27 novembre, dichiarando che l'iniziativa popolare che chiede lo spegnimento di tutte e cinque le centrali atomiche svizzere dopo 45 anni di vita metterebbe in gioco la sicurezza del nostro Paese e lo porrebbe di fronte a enormi problemi di approvvigionamento di corrente.

Il governo, i Cantoni e i gestori di centrali formano quindi un fronte compatto per contrastare l'iniziativa, che se accolta staccherebbe la spina a Beznau 1 e 2 e a Mühleberg già nel 2017. La centrale di Gösgen verrebbe spenta nel 2024, quella di Leibstadt nel 2029. Una tabella di marcia troppo ambiziosa, dice il governo.

I contrari all'iniziativa temono che l'approvazione porterebbe a un'importazione di corrente "sporca", prodotta da carbone o gas, o addirittura dall'atomo ma all'estero, poiché in così poco tempo non sarebbe possibile potenziare la produzione indigena da fonti rinnovabili.

Va considerato inoltre che i gestori hanno un permesso illimitato di operare le loro centrali. Uno spegnimento imposto politicamente potrebbe causare delle richieste di risarcimento di centinaia di milioni di franchi.

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